Prezzi alimentari ancora ai massimi storici nonostante un nuovo calo mensile

I prezzi alimentari sono in calo per l'ottavo mese consecutivo, ma si mantengono comunque ai massimi storici.

Prezzi alimentari ancora ai massimi storici nonostante un nuovo calo mensile

Leggere (o scrivere, che più o meno è la stessa cosa) questo articolo è una sorta di test psicologico: siete più inclini a vedere il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto? O meglio ancora, preferite prima la notizia buona o quella… Beh, meno buona? Non guardateci così: non siamo guastafeste, e non vogliamo certo rovinarvi l’umore. Ci limitiamo semplicemente a riportare quanto annunciato all’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, per gli amici FAO, che ha di fatto riportato un indice dei prezzi alimentari in calo per l’ottavo mese consecutivo dopo il livello record raggiunto lo scorso marzo, quando scoppiò il conflitto armato tra Russia e Ucraina. Una buona notizia, no?

Bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto?

grano duro

L’indice dei prezzi della FAO, una grandezza che di fatto tiene traccia dei prodotti alimentari più scambiati a livello globale, ha registrato una media di 135,7 punti il ​​mese scorso, in calo rispetto ai 135,9 di ottobre. Un calo estremamente marginale naturalmente, determinato – secondo la lettura proposta dalla stessa Organizzazione – dalla contrazione del valore dei cereali, della carne e dai latticini che è andata a compensare la crescita degli oli vegetali e dello zucchero.

È stato molto importante, in questo contesto, il raggiungimento di un accordo tra Ucraina e Russia per la proroga di ben quattro mesi il cosiddetto corridoio per il grano, che nel corso degli ultimi mesi ha permesso al Granaio d’Europa di ripristinare il proprio flusso in export di cereali e altre derrate alimentari attraverso le acque del Mar Nero; facendo calmare i prezzi e soprattutto allontanando lo spettro dell’incertezza alimentare.

Vi segnaliamo, infine, che il leggero calo registrato dalla FAO per il mese di novembre si traduce in un aumento su base annua di appena 0,3 punti percentuali dei prezzi alimentari. Bene, la notizia buona è praticamente finita. Eh sì, perché purtroppo i numeri parlano chiaro: l’indicatore continua di fatto a mantenersi radicato ai massimi livelli storici, e le previsioni per il futuro sono tutt’altro che rosee.

Appena un paio di settimane fa la stessa FAO aveva infatti redatto un rapporto secondo il quale i costi delle importazioni di cibo in tutto il mondo avrebbero continuato ad aumentare, con i Paesi economicamente più deboli che naturalmente sarebbero stati i primi a farne le spese. Nelle stime inerenti al raccolto globale di grano e cereali, la FAO ha per di più abbassato le sue previsioni di un ulteriore 2%, segnando il livello minimo degli ultimi tre anni; mentre le scorte mondiali di cereali previste entro la fine della stagione 2022/23 sono state riviste al ribasso di 1,1 milioni di tonnellate a 839 milioni di tonnellate, il 2,2% in meno rispetto alla stagione precedente.