Prosciutto e pancetta: i conservanti aumentano il rischio di cancro, sostiene uno studio

La presenza di nitriti nel prosciutto, nella pancetta e in altre carni lavorate aumenta radicalmente il rischio di cancro.

Prosciutto e pancetta: i conservanti aumentano il rischio di cancro, sostiene uno studio

Prosciutto e pancetta? Buoni eh, per carità – ma lasciarsi sedurre troppo dal loro gusto potrebbe portare a brutte conseguenze. La pietra dello scandalo, in questo caso, sarebbero i nitriti, utilizzati ampiamente nell’industria agroalimentare come conservante e per attribuire al prosciutto il caratteristico colore rosa: stando a uno studio di recente pubblicato sulla rivista scientifica Nature, realizzato presso la Queen’s University di Belfast, la presenza di queste sostanze chimiche è in grado di incrementare nettamente il rischio di sviluppare una forma di cancro.

I rischi della carne lavorata

prosciutto

Il metodo di studio adottato dal team di ricerca è piuttosto semplice, e le conclusioni sono decisamente eloquenti: in parole povere i topi alimentati con una dieta con carne lavorata contenente i sopracitati nitrati hanno sviluppato il 75% in più di tumori rispetto ai topi alimentati con carne di maiale priva delle sostanze chimiche in questione. Insomma, come accennato i numeri parlano chiaro.

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I topi, stando a quanto riportato dagli studiosi, sono stati alimentati con una dieta con appena il 15% di carne lavorata; con un impatto sulla salute decisamente notevole. “I risultati di questo nuovo studio rendono ancora più chiaro il rischio di cancro associato ai salumi con nitriti” ha commentato a tal proposito il professor Chris Elliott Obe, invitando il governo a modificare radicalmente il proprio approccio verso la presenza di nitriti negli alimenti. “Il consumo quotidiano di pancetta e prosciutto contenenti queste particolari sostanze chimiche rappresenta un rischio molto reale per la salute pubblica”.

Un appello, quello del ricercatore, che a onore del vero trova piena risonanza anche nei più recenti pareri dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), che ha per l’appunto richiesto di ridurre i livelli di nitriti nei prodotti alimentari. In questo contesto ricordiamo la mossa della Francia, che ha già ridotto (ma non vietato) dove possibile il loro utilizzo nella filiera alimentare.

Un caso di virtuosismo, quest’ultimo, che venne innescato dalla pubblicazione di uno studio dell’agenzia sanitaria nazionale che evidenziò la connessione tra il consumo di salumi con presenza di sali nitriti e un maggiore rischio di contrarre il cancro al colon-retto.

“L’Autorità europea per la sicurezza alimentare e il governo francese stanno seguendo i fatti” ha commentato a tal proposito Elliot lamentandosi dell’inoperosità del governo britannico, che a oggi si limita a semplici e caute raccomandazioni. “A causa del possibile legame tra il consumo eccessivo di carni rosse e lavorate e il cancro intestinale, il governo raccomanda di limitare il consumo di questi prodotti a 70 grammi al giorno” ha dichiarato Rick Mumford, responsabile della scienza, delle prove e della ricerca presso la Food Standards Agency del Regno Unito.