Reserve Dewata Sanctuary di Starbucks a Bali: ecco com’è il “santuario” del caffè indonesiano

Reserve Dewata Sanctuary di Starbucks a Bali: ecco com’è il “santuario” del caffè indonesiano

La differenza tra un banale Starbucks con mug di carta “personalizzata” e una Reserve Roastery la avrete ormai capita, voi assidui lettori di Dissapore, reduci da una poderosa stagione mediatica dedicata all’esordio italiano della Sirena del caffè (di cui ci siamo resi complici): sappiate pertanto che c’è una nuova caffetteria di lusso nel mondo delle caffetterie che fanno trend, la Reserve Dewata Sanctuary, da poco aperta a Bali.

Non rientra nel cerchio magico delle Reserve Roastery, che ad oggi annovera i mega-store di New York, Seattle, Tokyo, Shangai e Milano, con quello di Chicago in arrivo, ma qualcosa che ci somiglia, per molti versi.  Già, perché come ogni Reserve Roastery che si rispetti anche il “santurario” indonesiano si pone come un omaggio alla cultura del luogo, dal design all’offerta, che è prima di tutto esperienziale, come si dice in questi casi.

Se il megastore di Piazza Cordusio a Milano si era già distinta per effetto scenico, la micro-torrefazione in attività e gli schieramenti di estrazioni di caffè a farla da padrona, Reserve Dewata Sanctuary supera le aspettative con una novità non da poco: una piantagione di caffè, che dall’ingresso esterno si estende fino a dentro al locale.

E’ ‘unico locale, nel suo genere, che annette lo spazio coltivabile al coffee shop (termine è un po’ riduttivo, visto che stiamo parlando del più grande store del Sud Est Asiatico). starbucks bali

In Indonesia, quarto produttore di caffè al mondo, non si poteva che proporre una full-immersion nel mondo del caffè, che comincia dalla coltivazione: un’area esterna di circa cento metri quadrati – fedele alle dimensioni della maggior parte delle piantagioni dell’isola -, dove è possibile andare a raccogliere le bacche di caffè arabica, una serra all’interno dello stabile e un’area dedicata alla nursery per far nascere le piantine. Tutto, come da copione, è più originale e meno attingente, nel complesso, ai pellami e velluti dei classici Starbucks.

piante caffè Starbucks

Ai clienti non mancano le occasioni per imparare qualcosa di più sulla filiera del caffè, anche grazie ai tour guidati e i corsi di formazione (a pagamento, ovviamente). Protagonisti assoluti, sui grandi schermi nella sala superiore (la parte dedicata alla tecnologia), sono i contadini coltivatori di caffè. “Abbiamo pensato a differenti soluzioni per coinvolgere i nostri clienti all’interno di un viaggio interattivo“, ha raccontato Scott Keller, vice presidente senior della parte di sviluppo e design di Starbuck Asia Pacific, alla CNBC. Una proposta che finirà presto sul diario di viaggio di molti asiatici e visitatori d’oltreoceano – perché, del resto, una tappa da Starbucks è di dovere, per ogni turista che si rispetti.

Starbucks Bali

La struttura, ancora da completare, prevederà anche un ristorante, con un proprio menù (che, ovviamente, non vediamo l’ora di scoprire), e una sala conferenze e concerti, il tutto contornato dai numerosi dettagli di stile già presenti, come l’artchitettura e l’artigianato tipici della cultura rurale balinese, le opere visuali e i graffiti di artisti locali, ma anche un parcheggiatore, una reception. Insomma, tutto ciò che può rendere l’idea di un’esprienza in prima classe.

Per non parlare del logo realizzato ad hoc: un bellissimo, prosperosissimo, fertilissimo, fiore di loto, che prende le redini della classica sirenetta bianco-verde e interpreta la filosofia  from seed to cup (dal seme alla tazzina).

Il menù si ispira fortemente al clima tropicale e propone molte bevande fredde, come il latte shakerato alla lavanda, l’espresso cold brew con possibile aggiunta di gelato alla vaniglia o l’affogato al caffè con cannella.