Ristoranti e bar: ricavi dimezzati in Fase 2 per metà dei locali

Indagine di Confcommercio-Swg: per ristoranti, bar e negozi ricavi dimezzati in Fase 2 per più della metà dei locali. Ecco i dati.

Ristoranti e bar: ricavi dimezzati in Fase 2 per metà dei locali

I dati dell’indagine di Confcommercio-Swg parlano chiaro: per ristoranti e bar (e anche negozi) in Fase 2 si registrano ricavi dimezzati per più di metà dei locali. In generale, in questa Fase 2 il 73% di bar e ristoranti hanno riaperto i battenti (si arriva a 8 imprese su 10 in generale). Tuttavia gli incassi non sono incoraggianti: si parla di ricavi dimezzati quando va bene. E questo spinge il 28% degli esercenti a ipotizzare una prossima chiusura. Definitiva, però, questa volta.

L’indagine ha spiegato che gli esercenti che hanno deciso di tenere chiuso lo hanno fatto soprattutto per la difficoltà di adeguare i locali ai protocolli di sicurezza sanitaria richiesti dal Governo per la riapertura. Tuttavia fra le imprese che hanno ritirato su le saracinesche, la gestione dei protocolli di igienizzazione-sanificazione e il rispetto del distanziamento anche negli spazi di lavoro sono stati eseguiti con successo.

La cosa interessante, però, è che sono stati segnalati problemi aggiuntivi nel corso della seconda settimana di riapertura, problemi che non ci erano evidenziati durante la prima settimana. Questo perché, probabilmente, i problemi logistici emergono col passare del tempo o perché alcune difficoltà sono state inizialmente sottovalutate.

Purtroppo è il volume d’affari che desta maggiori preoccupazioni: bar e ristoranti spiegano che nel 40% dei casi sia inferiore di 70 punti percentuali rispetto a quanto accadeva prima del lockdown da Coronavirus. E gli aiuti del Governo? Il 44% è riuscito ad accedere al bonus di 600 euro (si tratta per lo più di imprese costituite da persone singole), il 21% sta ancora aspettando e il 35% non è interessato. Peggio va alla cassa integrazione in deroga: solamente il 17% è riuscito a ottenerla.

Non parliamo poi dei prestito con garanzia statale: il 68% non ci ha neanche provato a chiederlo. L’esito di questa indagine è chiaro: il 28% ha spiegato che se le condizioni non miglioreranno (e non parlano di qualche giorno in più o in meno), sarà costretto a valutare di chiudere definitivamente l’azienda nel corso dei prossimi mesi. Queste le paure più grandi:

  • si sarà obbligati a chiedere un prestito: 50%
  • non si riusciranno a sostenere le spese fisse: 43%
  • non si sarà in grado di pagare i fornitori: 40%

Comunque sia, anche i dati Fipe parlano di una riapertura con il 70% in meno degli incassi.