Ristoranti: le richieste della Fipe al Governo

Parlando di ristoranti, queste sono le richieste della Fipe al Governo per permettere al settore della ristorazione di sopravvivere all'emergenza Coronavirus.

Ristoranti: le richieste della Fipe al Governo

Questa mattina il Direttore Generale Fipe si è recato in Camera per parlare della difficile situazione del settore della ristorazione a causa dell’emergenza Coronavirus. Durante l’incontro sono state esposte le richieste della Fipe al Governo per quanto riguarda i ristoranti e le principali criticità emerse.

In venti minuti Roberto Calugi, in audizione davanti alle commissioni Finanze e Attività produttive che stanno esaminando il DL Liquidità, ha spiegato cosa non abbia funzionato a seguito del lockdown che ha bloccato 300mila imprese. Inoltre ha anche chiesto che venga invertita la rotta per poter salvare non solo queste imprese, ma anche il milione di lavoratori che nel 2020 rischia di chiudere con 34 miliardi di perdite complessive stimante.

Il Direttore Generale ha sottolineato come, a due mesi dal blocco delle attività, solo l’1,4% delle imprese italiane attive nel settore della ristorazione sia riuscito ad accedere al credito bancario garantito dallo Stato. Questo fatto, unito al mancato arrivo ai lavoratori dei soldi degli ammortizzatori sociali, è il motivo principale del clima di sfiducia che aleggia su tutti al momento.

La Fipe chiede al Governo di mostrare attenzione e orgoglio per la ristorazione e il turismo italiani. Queste sono le principali richieste della Fipe al Governo e al parlamento:

  • contributi a fondo perduto per il settore che siano parametrati alla perdita di fatturato durante le 14 settimane di chiusura
  • moratoria sugli affitti e utenze per aziende e rami d’azienda
  • esenzione per le imprese dal pagamento di imposte locali e nazionali per il periodo di chiusura con particolare riferimento a Imu, Tasi e Tari
  • estensione degli ammortizzatori sociali per tutta la durata della crisi fino a quando le aziende non riusciranno a tornare a lavorare a regime
  • predisposizione di un piano chiaro e condiviso per le riaperture

A proposito di quest’ultimo punto, Calugi ha rimarcato che è fondamentale: gli imprenditori devono sapere per tempo quali saranno le misure di sicurezza richieste e quali saranno i criteri per il distanziamento sociale. Senza avere a priori questi dati, come è infatti possibile capire se sia conveniente aprire o meno? Nell’attesa di lumi dal Governo, nel frattempo Fipe aveva ideato un protocollo di sicurezza che aveva provveduto a inviare alle istituzioni.

Sempre durante l’incontro, sono anche sottolineate le critiche a quanto fatto:

  • al momento su un campione di 780 imprese del settore della ristorazione, catering e locali notturni, solo 10 attività sono riuscite ad ottenere un prestito dalle banche. Il 36% degli imprenditori, invece, si è sentito rispondere che ci vorranno almeno 4 settimane
  • nessun lavoratore ha ancora ricevuto gli ammortizzatori sociali o altre forme di sostegno al proprio reddito
  • affitti: il credito d’imposta era valevole per il solo mese di marzo
  • adempimenti fiscali: sono stati solo posticipati e non annullati
  • riapertura: la data è slittata senza che ci fosse un confronto con le associazioni di categoria e senza che venisse comunicato un piano per la sicurezza sanitaria e economica delle imprese

Calugi ha poi concluso il suo discorso sostenendo che non ci siamo proprio. E’ stata intrapresa la strada dei prestiti garantiti grazie al sistema bancario, ma questo sistema è un errore: le piccole e medie imprese come quelle della ristorazione vivono di cassa, non di prestiti che arriveranno forse fra qualche settimana. Bisogna fare presto e invertire la rotta tramite contributi a fondo perduto per compensare le perdite e un piano condiviso sulle riaperture.