San Benedetto del Tronto, cena di pesce a 508 euro: il ristoratore giustifica lo scontrino

Un ristoratore di San Benedetto del Tronto ha provato a giustificare lo scontrino relativo a una cena di pesce a 508 euro.

San Benedetto del Tronto, cena di pesce a 508 euro: il ristoratore giustifica lo scontrino

Ennesimo flame sui social a causa di uno scontrino ritenuto troppo caro: questa volta parliamo di uno scontrino relativo a una cena di pesce da 508 euro, rilasciato da uno chalet sul lungomare di San Benedeto del Tronto. E adesso il ristoratore ha provato a giustificare il perché dell’importo.

Il cliente in questione, il dottor Giorgio Tordini, ha spiegato di essere andato a mangiare in quel ristorante insieme a tre amici. Alla fine è risultato un conto da 508 euro, arrotondato prima a 480 e poi scontato a 400 euro, così ripartito:

  • quattro antipasti degustazione: 100 euro
  • quattro primi: 280 euro
  • quattro crudi: 60 euro
  • due bottiglie di Rosè: 56 euro
  • acqua: 4 euro
  • coperto: 8 euro

linguine agli scampi

Tordini ha aggiunto che i quattro primi erano piatti di linguine con mezza plà-plà ciascuno, praticamente fra tutti e quattro in quei primi hanno mangiato due “batti batti”, crostaceo simile che si colloca fra l’aragosta e la pannocchia. Sono stati proprio questi quattro primi, al costo di 70 euro l’uno, a far lievitare il prezzo dello scontrino.

Qui si potrebbe facilmente ribattere che sul menu i prezzi sono chiaramente indicati: se non vuoi mangiare un primo a 70 euro, semplicemente prendi l’altro. Ma è qui che Tordini ha trovato in fallo il ristoratore: secondo il cliente, infatti, sul menu quel piatto con i “batti batti” non c’era, ma, anzi, c’erano solamente le linguine all’astice al prezzo di 35 euro.

A questo punto, però, è intervenuto il ristoratore che ha deciso di contestare quanto dichiarato dal cliente. Al Corriere Adriatico, il ristoratore ha spiegato che quella che i clienti avevano mangiato non era pasta con le pannocchie, bensì pasta con le magnose, un crostaceo più raro e prelibato, dal costo dunque più elevato. Le magnose messe sui piatti dei due commensali al ristoratore sono costate 180 euro ivate. Il ristoratore sostiene dunque che quello che è stato detto sui social fosse falso.

Ok, al netto di tutte le possibile sentenze e giustificazioni, la questione appare abbastanza chiara. Se sul menu sono segnate delle linguine che costano 35 euro, io cliente non chiedo aggiunte particolari e tu ristoratore mi porti linguine diverse da quelle ordinate tramite il menu, con ingredienti aggiuntivi più cari, mi spiace, ma sei in torto: o mi avvisi e mi chiedi se vada bene l’aggiunta, sottolineando il prezzo maggiorato prima o mi porti quello che davvero ho ordinato.

Se invece il cliente ordina le linguine da 35 euro, ma chiede espressamente che vengano aggiunti ingredienti di maggior pregio, allora è ovvio che quel piatto costerà di più e che poi non ci si possa lamentare del prezzo (anche se in questi casi, il cliente farebbe sempre bene a chiedere quanto gli verrebbe a costare la modifica e il gestore, dal canto suo, farebbe bene ad avvisare del rincaro nel caso il cliente si scordasse di chiedere lumi in merito ai prezzi).

Comunque sia è sempre andata meglio a quelle clienti di Mykonos che avevano ricevuto uno scontrino da 600 euro per due bevande e uno spuntino (con annesse minacce se avessero fatto storie per pagarlo).