Scoop da Riccione: anche i cuochi preferiscono il “posto” pubblico

Il Comune di Riccione cerca cuochi per le mense scolastiche e viene sommerso di domande: ci sarà un perché?

Scoop da Riccione: anche i cuochi preferiscono il “posto” pubblico

Il comune di Riccione cerca cuochi per le mense scolastiche, arrivano decine di domande, e qualcuno si scandalizza: perché, nello stesso luogo e nello stesso periodo, ristoratori e albergatori hanno difficoltà a trovare personale. È la solita solfa, la gente oggi non ha più voglia di lavorare, di fare i sacrifici, di fare la gavetta eccetera, ma con un twist ancora più surreale, a sto giro. Perché se il leitmotiv della riapertura, dalla primavera 2021, è stato prendersela coi giovani che preferiscono starsene sul divano di mamma prendendo il reddito di cittadinanza, qui il paragone è tra due lavori.

E allora guardiamolo un attimo: sono due posti, solo due, di cui tra l’altro uno riservato a una categoria speciale. Trattandosi di posti pubblici tra l’altro, vi si accede ovviamente tramite concorso: e i requisiti non sono da poco, ci vuole il diploma o la qualifica professionale, la formazione HACCP, la conoscenza di inglese, di informatica, la patente; in più sono previste prove scritte e orali. Non da poco neanche le responsabilità, non sembra insomma un lavoro facile. A fronte di questo, un’assunzione a tempo indeterminato, con inquadramento secondo il contratto collettivo nazionale, tutte le tutele e le garanzie, e soprattutto un lavoro che, essendo nelle mense, si immagina diurno e nei giorni feriali.

mensa

Il bando è stato emanato a luglio ed è scaduto ad agosto: sono arrivate più di cinquanta domande, riporta Il resto del carlino, che commenta desolato: “Chef e cuochi sono merce rara per gli hotel. Da oltre un anno la difficoltà nel trovarne ha fatto passare notti insonni a tanti albergatori. Ma non è un problema di tutti”. Insomma se anche i cuochi vogliono diventare impiegati, signora mia dove andremo a finire. Strani personaggi, ‘sti cuochi. Che preferiscono la prospettiva di, ricapitolando: un posto pubblico, ben pagato, con i contributi, gli orari fissi, e a tempo indeterminato, rispetto a offerte di lavori precari, senza garanzie, spesso in nero, con straordinari obbligati ma non retribuiti, con tutti i weekend occupati, pagati poco e che possono finire da un momento all’altro. Pazzesco, ve’?