Prima o poi doveva succedere, su queste pagine l’abbiamo ampiamente anticipato e ora lo stiamo vivendo appieno: l’industria si sta appropriando degli stilemi propri del caffè di qualità.
Pochi mesi fa avevamo preso atto del nuovo atteggiamento di Illy preoccupato per l’eticità dei prezzi della tazzina e delle remunerazioni dei vari attori della filiera, e oggi vediamo un’azienda come Kimbo uscire con una linea di specialty coffee.
Ovviamente non si tratta di iniziative nate dalla passione per il prodotto artigianale o la voglia disinteressata di fare cultura, ma di strategie pensate per far fronte alla crisi dei prezzi delle materie prime che rende il mercato sempre più instabile.
“Sapiente” lo specialty coffee di Kimbo
Avevamo lasciato il presidente di Kimbo Mario Rubino mentre, durante una delle inchieste che Report aveva dedicato al mondo del caffè, si lanciava in una sgangherata teoria neurofisiologica che voleva giustificare l’eccesso di sentori bruciati nel caffè napoletano: una cosa del tipo “a noi ci piace la parmigiana arruscata e anche il caffè è buono così”, senza, ovviamente convincere nessuno.
Ma forse quella puntata galeotta fu, sancendo l’incontro tra l’azienda di Scampia e Andrej Godina, noto esperto di caffè interpellato per l’occasione dai giornalisti di Sigfrido Ranucci, dalla cui collaborazione è nata “Sapiente”, la linea di Specialty Coffee firmata Kimbo.
L’idea è quella di una “via italiana” allo Specialty, optando quindi per delle miscele, invece che per dei caffè monorigine, e impiegando anche la Robusta oltre all’Arabica. Tre le referenze: “Incanto”, 100% Specialty Arabica, “Stupore”,100% Fine Robusta, e “Mistero”, fedele al suo nome miscelando varie provenienze delle due varietà, tutte tostate separatamente.
In un’intervista rilasciata al Sole 24 Ore, Rubino mette le cose in chiaro: “gli aumenti dei chicchi così improvvisi hanno asciugato la nostra posizione finanziaria netta (il rapporto tra debiti e liquidità, ndr) , per cui abbiamo dovuto chiedere linee creditizie alle banche e potuto fare approvvigionamenti con terzi”.
Una situazione complicata, dettata da un mercato imprevedibile. Continua Rubino: “il mercato è talmente altalenante che non ci consente di dare un prezzo: ogni volta dobbiamo ricominciare da capo e rifare il budget, con inevitabili ripercussioni sulle tasche del consumatore”.
Ora, è evidente che certe problematiche non potranno essere risolte da una linea di caffè Specialty, soprattutto in una fase ancora sperimentale, ma un piede in un mercato che può permettere di vendere 200 grammi di prodotto in grani a 17 euro (questo il prezzo dichiarato) è stato messo, magari anche pensando di esportare, con l’estero che rappresenta già il 25% del mercato di Kimbo e con investimenti in Polonia, Usa e Uk.
Dopo birra artigianale e gelato, dovremo prepararci anche al caffè crafty?