Se vietare un gelato può combattere la movida a Milano

Vietare l'asporto di cibo per non incrementare il caos in strada durante la notte: ecco la soluzione che Beppe Sala metterà in atto da maggio a Milano, destando molte perplessità.

Se vietare un gelato può combattere la movida a Milano

Guai a mangiare in strada dopo la mezzanotte, soprattutto se sei a Milano. Sì perché incrementi il disordine pubblico e contribuisci allo schiamazzo selvaggio che disturba i cittadini. Ovvio, quindi, che il sindaco Beppe Sala abbia emesso un’ordinanza anti movida che consiste nel vietare il gelato post mezzanotte così come tutti gli altri cibi d’asporto (panini, pizza, ma anche acqua): la soluzione ideale per risolvere il problema. D’altronde, il corpo umano ha un interruttore speciale – quello che consente di parlare o ridere o urlare – che si aziona solo tenendo in mano un cono gelato o una bibita.

E cosa succede se, a mezzanotte e 1 minuto, sono in strada a bere il tè freddo in lattina che mi sono portata da casa? La nuova normativa entrerà in vigore dal 17 maggio e si protrarrà fino a novembre, non per tutta la città di Milano ma solamente per le zone più compromesse dalla vita notturna. E se da un lato ci sono – come è facile immaginare – i commercianti che protestano, dall’altra c’è un Sala che invita a prendere atto delle centinaia di segnalazioni da parte di cittadini disturbati durante la notte.

In cosa consiste l’ordinanza anti movida

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Facciamo finta, dunque, che a creare caos e disturbo della quiete siano i soggetti che escono in estate a mangiarsi un gelato o bersi una cocacola (certo, come no): ecco cosa accadrà a Milano da maggio a novembre. Accade che entrerà in vigore il “divieto di vendita e somministrazione per l’asporto di bevande e alimenti“, in alcune zone della città ovvero quelle ritenute più caotiche nelle ore notturne. E sul cibo d’asporto in strada, Beppe Sala ha dubbi da parecchi anni.

Se siete di queste zone “a rischio caos” di Milano, dunque, sappiate che dovrete portarvi da casa acqua e gelato: Nolo, Lazzaretto, Melzo, Isola, Sarpi, Cesariano, Arco della Pace, Corso Como e Gae Aulenti, zona Garibaldi, Brera, Ticinese, e ovviamente Darsena e Navigli. Se i commercianti protestano, li abitanti della zona potrebbero tirare un sospiro di sollievo. Riferendosi al segretario generale di Confcommercio, Sala lo ha invitato qualche ora nel suo ufficio “perché ho centinaia di segnalazioni di cittadini che chiedono di poter riposare meglio la notte“, aggiungendo “non posso non affrontare questa questione, non è un vezzo ma un’esigenza di tantissimi“.

Un probabile ripensamento sul gelato

Quando tutta Italia ha fatto notare a Beppe Sala l’assurdità di vietare il gelato in estate, lui fa marcia indietro dichiarando: “non stiamo cambiando le regole dell’universo ma ponendo dei leggerissimi limiti, quindi andremo avanti. Ovviamente con correzione: se dobbiamo parlare di gelati, penso che lo sistemeremo“. Ancora non ci sono le idee chiare, perciò: tanto rumore ma poca concretezza.

Il problema del consumo in strada

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Lo spiega Beppe Sala alla conferenza di presentazione: “il tema è il consumo perché chi acquista consuma sulla strada, quindi la questione è un po’ legata all’asporto”. Si tocca anche l’argomento dehors, già messi sotto strette per altre ragioni. Continua, Sala: “capisco che i dehors possano essere una modalità per tenere sotto controllo la situazione, ma quando ce l’hai sotto le tue finestre dopo una certa ora danno fastidio. Ci possono essere molte formule, noi ne abbiamo individuata una e siamo disponibilissimi a cambiarla anche con il tempo, intanto quest’anno faremo così perché le lamentele da parte dei cittadini sono esplose“.

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Insomma non si può stare nei dehors, non si può stare riversati in strada, non si può prendere un gelato o un drink se poi sono consumati in strada: in tutti i questi casi c’è disturbo della quiete pubblica. Più che una soluzione sembra un invito: un invito a urlare ancora più forte pur senza consumare alcunché, e un invito al consumo di qualunque cosa – alcolici compresi –  portati da casa per aggirare l’ordinanza.