Siccità, dichiarato lo stato di emergenza in Emilia-Romagna

Alla luce della crisi legata all'imperversare della siccità la Regione Emilia-Romagna ha deciso di dichiarare lo stato di emergenza.

Siccità, dichiarato lo stato di emergenza in Emilia-Romagna

Nella giornata di oggi, martedì 21 giugno, si è tenuto l’incontro della Cabina di regia per la siccità in Emilia-Romagna, che di fatto ha impegnato l’Assessore regionale all’agricoltura Alessio Mammi e l’Assessora all’ambiente Irene Priolo. Nello specifico le autorità hanno preso in esame il livello d’acqua del Po: dal punto di osservazione di Pontelagoscuro, in provincia di Ferrara, è infatti emerso che l’attuale portata media sia di appena 180 metri cubici al secondo, mentre la media è di ben 559.

Siccità terreno

Le zone più colpite dalla crudele stretta della siccità sono di fatto proprio quelle che si affacciano (e si riforniscono) dal primo fiume italiano – città come Parma, Piacenza, Ferrara e Ravenna che di fatto si trovano a patire l’emergenza in corso con tanta più urgenza. Secondo quanto stabilito nel corso dell’incontro, tuttavia, si aspetterà ancora fino a quanto il canale emiliano-romagnolo non scenda sotto alla soglia dei 2,58 metri sotto il livello del mare (per contesto, al momento è appena dieci centimetri al di sopra) prima di intervenire con misure più drastiche come le autobotti (che invece sono già in funzione in altri comuni del Nord Italia). In ogni caso, la conclusione condivisa dalle autorità impegnate nell’incontro è che “già stasera il presidente firmerà decreto per lo stato di emergenza”, necessario per stimolare l’istituzione dell’emergenza nazionale.

“La strada da seguire va in due direzioni: una è immediata e riguarda l’emergenza nazionale” ha commentato l’Assessore Alessio Mammi. “Serve una regia nazionale perché la situazione sta colpendo diversi territori, specialmente nel nord. L’altra strada è lavorare nel medio periodo per aumentare la capacità di stoccaggio dell’acqua usando quella piovana al meglio, che utilizziamo solo al 10%, e dobbiamo utilizzare anche le acque reflue. Serve accelerare per le infrastrutture che raccolgono acqua, ma per farlo c’è bisogno di una strategia nazionale per la gestione delle acque”.