Siccità: il 50% della produzione agricola è a rischio, dice la Cia

Cia lancia l'allarme: la crudele stretta della siccità potrebbe costare fino al 50% della produzione agricola del Bacino padano.

Siccità: il 50% della produzione agricola è a rischio, dice la Cia

La peggiore crisi idrica degli ultimi 70 anni: è quanto sta accadendo nel Nord Italia – o, ancora più precisamente, nel Bacino padano. Con il fiume Po così strozzato dalla siccità che l’acqua sta diventando salata e e le autorità competenti che invocano a gran voce lo stato di emergenza idrica, la Cia – Agricoltori Italiani sottolinea invece che la carenza d’acqua sta mettendo a rischio fino al 50% della produzione agricola e zootecnica dell’area geografica in questione – che nell’ambito delle filiere appena citate è tra le più importanti dello Stivale.

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Si fa strada, in questo contesto, l’ipotesi dei razionamenti – come già successo a Tremosine, in provincia di Brescia – che però potrebbero travolgere tanto il comparto industriale quanto quello turistico, e provocare anche disagi a livello sociale e personale. A onor del vero occorre però sottolineare che l’allarme lanciato da Cia coinvolge in realtà l’intero Paese, tanto da invitare a un “intervento rapido per realizzare una vera rete di nuovi invasi e laghetti, diffusi sul territorio, per l’accumulo e lo stoccaggio di acqua in caso di siccità”, anche se di fatto la situazione del fiume Po è quella che desta le preoccupazioni maggiori. I danni complessivi, in questo contesto, sono stimati nell’ordine del miliardo di euro: l’ultima speranza è di vedere un po’ di pioggia almeno sulle Alpi, ma in caso contrario “si può già dire addio al pomodoro tardivo così come a molte orticole, la cui coltivazione, vista la mancanza di acqua necessaria per irrigare, non può neanche essere avviata”.

“Enti e istituzioni, con le organizzazioni agricole, devono necessariamente sedersi a un tavolo per valutare strategie concrete di contenimento” ha spiegato a tal proposito il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini. “Bisogna pensare a una bacinizzazione del Po, come avviene nel Nord Europa, in Belgio. Abbiamo perso almeno 20 anni e ora intervenire è solo questione di buon senso, a garanzia della sicurezza alimentare, ma anche delle filiere produttive, della biodiversità e del paesaggio, e soprattutto dei cittadini. Non è un’emergenza solo dell’agricoltura. L’acqua è una risorsa strategica e il Pnrr deve fare di più oltre gli 800 milioni di euro previsti per gli interventi irrigui”.