Siccità: la crisi idrica potrebbe costare il 18% del PIL italiano

L'emergenza determinata dal lungo periodo di siccità potrebbe costare 320 miliardi di euro, una cifra pari al 18% del PIL italiano.

Siccità: la crisi idrica potrebbe costare il 18% del PIL italiano

È difficile – per non dire impossibile – affacciarsi al panorama del settore primario italiano senza scontrarsi con lo zoccolo duro (o meglio dire arido?) della siccità. L’emergenza è particolarmente grave soprattutto nel distretto della Pianura Padana, dove l’esile spettro del Po si snoda tra campi polverosi e spaccati, e nelle regioni del Nord Ovest, tanto che alle porte della primavera alcuni Comuni, in Piemonte, hanno già raggiunto il “massimo livello di severità idrica“. Insomma, la portata della crisi idrica è più o meno sotto gli occhi di tutti, ma assume connotati ancora più concreti quando viene tradotta in numeri: a oggi, l’emergenza potrebbe costare 320 miliardi di euro tra imprese idrovore e filiera estesa dell’acqua – una cifra che equivale al 18% del PIL italiano.

Siccità, il Libro Bianco e il modello delle 5R

Siccità

Si tratta di quanto stimato dal Libro Bianco 2023 “Valore Acqua per l’Italia”, giunto alla quarta edizione e realizzato dall’Osservatorio istituito dalla Community Valore Acqua per l’Italia, presentato negli scorsi giorni in un evento organizzato a Roma da The European House – Ambrosetti in occasione della “Giornata Mondiale dell’Acqua”. Quel che interessa a noi, in ogni caso, è che il volume ha affiancato ai calcoli una proposta operativa per rispondere alla crisi idrica e allentare (risolvere ci pare un po’ troppo ottimista) la morsa della siccità.

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Ci stiamo riferendo al cosiddetto modello circolare delle 5R – raccolta, ripristino, riuso, recupero e riduzione -, che tuttavia difficilmente attuabile senza una più radicale e compiuta digitalizzazione della filiera estesa dell’acqua. Come emerge dalle pagine del testo, infatti, il 50% dei contatori idrici nelle case italiane ha già spento più di 20 candeline, mentre i contatori intelligenti o smart meter ammontano appena al 4% del totale complessivo, 12 volte in meno della media europea (che si attesta su un ciclopico 49%).

I dispositivi di questo tipo permettono di registrare i consumi e trasmettere le informazioni al fornitore per il monitoraggio e l’eventuale fatturazione: si stima che se tutte le abitazioni fossero dotate di contatori intelligenti sarebbe possibile risparmiare fino a 2,4 miliardi di Euro all’anno riducendo di 513,3 milioni di m3 la richiesta idrica.

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Altro capitolo dolente riguarda il recupero delle acque meteoriche (di cui viene “salvato” solamente l’11%) e il riutilizzo delle acque reflue (di cui appena il 4% – a fronte di un potenziale 23% – viene effettivamente riciclato); mentre i fanghi di depurazione, che potrebbero anch’essi essere riutilizzati, sono per il 53,4% sono destinati allo smaltimento.

“Le condizioni infrastrutturali della filiera estesa dell’acqua italiana insieme alla sempre crescente pressione sulla risorsa idrica resa drammatica dagli effetti del cambiamento climatico ci impongono in tempi rapidi  e un cambio di paradigma: il passaggio a una gestione circolare della risorsa idrica è la priorità.” ha spiegato a tal proposito Valerio De Molli, managing partner e Ceo di The European House “Il modello si compone di 5 azioni riassunte nella formulazione delle 5R come raccolta, ripristino, riuso, recupero e riduzione dei prelievi, dei consumi e delle perdite”.