Squalo: vietato il commercio di carne e pinne (o quasi)

Novità dalla Cop19 e dai Cites: è stata vietato il commercio di pinne e carne di squalo. Beh, quasi del tutto almeno.

Squalo: vietato il commercio di carne e pinne (o quasi)

È appena finita la conferenza mondiale della Cites, la Convenzione sul commercio internazionale delle specie di flora e fauna selvatica a rischio di estinzione. Questa 19esima edizione è durata dieci giorni e si è parlato molto di come bloccare il commercio e la compravendita illegale di animali e piante a rischio. E fra le novità emerse da questa Cop19 c’è anche il divieto di commercio di carne e pinne di squalo. Divieto quasi assoluto praticamente.

Stop al commercio di carne e pinne di squalo

squalo pinna

Ivonne Higuero, segretario esecutivo di Cites, ha spiegato che è a rischio la biodiversità. Durante l’evento sono state approvate 365 delibere, cosa che permetterà di proteggere centinaia di specie selvatiche che verranno aggiunte alle già 38mila specie animali e vegetali presenti nelle tre appendici del regolamento Cites (in particolare: Appendice I, specie per le quali è del tutto vietato il commercio; Appendice II, specie per le quali il commercio è regolamentato a livello internazionale; Appendice III, specie per le quali il commercio è regolamentato a livello territoriale).

Fra tali delibere c’è quella che vieta qualsiasi transazione a fini commerciali. Un’altra, invece, spiega che le importazioni e le esportazioni continueranno ad essere autorizzare, ma verranno regolamentate tramite sistemi di permessi e quote.

Tra le specie animali maggiormente tutelate figurano anche gli squali. Nell’elenco Cites, infatti, sono stati iscritte altre 54 specie di squali requiem e sei nuove specie di squali martelli. Mentre prima solamente il 25% degli squali veniva protetto dalla Cites, adesso quasi tutti gli squali commercializzati sono iscritti nell’elenco e dunque tutelati maggiormente.

Grazie all’aggiunta di nuove specie di squali negli elenchi Cites, ecco che sarà possibile porre un freno e controllare il commercio mondiale di carne e pinne di squalo.

Ma non solo gli squali, ci si è occupati anche degli anfibi. Per esempio, tutte le specie di rane trasparenti sono state messe sotto protezione. Meno bene, invece, è andata la questione inerente gli elefanti. Sud Africa, Botswana, Namibia e Zimbabwe hanno chiesto di poter vendere le loro scorte d’avorio sostenendo che questo avrebbe ridotto il bracconaggio, ma non sono riusciti a convincere nessuno e gli elefanti rimangono ancora ad alto rischio estinzione.

E non pensiate che lo squalo venga cacciato e commercializzato solo per creare ingredienti per la medicina tradizionale. Solamente lo scorso agosto in Cina una blogger era stata indagata perché rea di aver cucinato un grande squalo bianco in via d’estinzione. Ma meglio non andiamo qui in Italia: forse non lo sapevate, ma l’Italia è fra i principali importatori di carne di squalo. Inoltre tracce di carne di squali a rischio estinzione sono anche state trovate nel cibo per animali domestici, lo ha scoperto una recente ricerca.