Ad aprile vi avevamo anticipato il ritorno di Stanley Tucci sul minischermo ancora una volta nelle vesti di ambasciatore della gastronomia italiana. Quello dell’attore italoamericano sembra ormai essere uno scopo di vita: accendere i riflettori sulla cultura culinaria dello Stivale, portandola nei salotti di tutto il mondo. Il format di Tucci in Italy potrà non essere rivoluzionario, ma è apprezzabile lo sforzo di focalizzarsi su cinque regioni specifiche (Toscana, Lombardia, Trentino-Alto Adige, Abruzzo e Lazio), portando in tavola piatti e storie fuori dall’immaginario collettivo. La docuserie è in onda in Italia dallo scorso 19 maggio; ve ne diamo un assaggio.
Com’è Tucci in Italy
L’attore italoamericano non ci pensa proprio a mollare la (cine)presa sull’eredità gastronomica italiana. La nuova serie Tucci in Italy, prodotta da National Geographic e disponibile in streaming su Disney+ (dove a breve potrete gustarvi anche la quarta stagione di The Bear), è un viaggio attraverso cinque regioni italiane; un progetto che l’attore di Conclave racconta di avere in mente da ormai vent’anni e che vuole spingere telespettatrici e telespettatori stranieri a visitare lo Stivale con uno sguardo diverso, esplorandolo fuori dai sentieri battuti.
Da qui, forse, la scelta di concentrarsi anche su regioni meno note all’estero – come il Trentino-Alto Adige e l’Abruzzo –, oltre ad aree più rinomate come la Toscana, dove lo stesso Tucci ha vissuto. Proprio l’esperienza a Firenze, dice l’attore e regista italoamericano, ha avuto un impatto enorme sulla sua visione della cultura gastronomica italiana: ciò che ha lasciato il segno e che ha voluto portare sullo schermo è la diversità del Paese, dove i piatti cambiano significativamente da un posto all’altro.
Le insegne scelte
Fra le tappe della docuserie troviamo nomi più o meno noti della gastronomia italiana, che dicono qualcosa in più sul taglio scelto da Tucci per il suo documentario.
Dalla città alla campagna, passando per la pesca in montagna e il palio di Siena, Tucci non racconta solo storie familiari e locali, ma mette anche in luce una gastronomia non stereotipata.
C’è la cucina romana verace, è vero, come quella della Trattoria Etruria nella capitale, ma c’è anche la ricerca ai fornelli con la trattoria fiorentina Dalla Lola – giovane, democratica nei prezzi e dai piatti ispirati alla tradizione, ma anche ai sapori extra-italici.
E il viaggio continua ancora da Trippa, la nota trattoria milanese dello chef Diego Rossi, e presso il romano Circoletto (a cui il programma non ha portato fortuna, data la recente chisuura) con i suoi sandwich.
Ad aguzzare la vista, spunta anche un marchio che apparentemente stona: è il brand Amore di Autogrill, e scopriamo infatti che Tucci fa anche un salto presso lo spazio sperimentale Factory Food Designers di Milano, per poi fare letteralmente un pit stop in un’area di sosta dell’azienda di cucina autostradale per eccellenza.