Starbucks finisce in tribunale: il suo caffè viola i diritti umani?

Nuovi guai legali in vista per Starbucks: un'associazione ha denunciato il colosso per dei dubbi sulla reale eticità del suo caffè

Starbucks finisce in tribunale: il suo caffè viola i diritti umani?

Da sempre Starbucks si fa paladino dell’approvvigionamento etico del caffè. In effetti, proprio il colosso del caffè è stato uno dei principali attori del passaggio del settore verso un commercio equo e solidale di questa materia prima. Ma non tutti sono convinti dell’autenticità delle sue parole ed ecco che il National Consumers League (NCL), un gruppo di difesa dei consumatori, ha denunciato Starbucks con l’accusa di presunta pubblicità ingannevole. L’associazione sostiene che non sia vero, come invece afferma Starbucks, che il suo caffè arriva al 100% da fonti etiche e afferma che il suo caffè viola i diritti umani.

Starbucks, il tuo caffè è etico sì o no?

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Secondo il National Consumers League, no. O non del tutto, almeno, visto che ha citato diversi casi documentati di lavoro minorile, tratta di esseri umani, lavori forzati e altre violazioni dei diritti umani nelle aziende agricole da cui Starbucks acquista il suo caffè (e il suo tè anche).

Dal canto suo Starbucks, il 10 gennaio 2024, ha rilasciato una dichiarazione stampa nella quale ha fermamente negato tali accuse. Inoltre ha aggiunto che combatterà in tribunale per contestarle. Michelle Burns, vicepresidente esecutivo del settore Global Coffee, Social Impact e Sustainability di Starbucks, ha poi sottolineato come tutto il caffè di Starbucks sia controllato e verificato grazie al programma CAFE (Coffee and Farmer Equity).

Nonostante le rassicurazioni, però, Michelle Burns non ha potuto non mettere le mani avanti: c’è un limite alla supervisione di Starbucks sulle aziende agricole da cui acquista il caffè. Infatti Starbucks prende subito provvedimenti quando viene avvisato di presunte violazioni, ma non può essere dappertutto in ogni momento.

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A dispetto delle dichiarazioni di Starbucks, però, la National Consumers League prosegue nella sua causa legale, presentata presso la corte superiore del Distretto della Colombia. Secondo Sally Greenberg, amministratore delegato della NCL, “per ogni sacchetto di caffè e scatola di tazze presenti sugli scaffali dei negozi di alimentari, Starbucks racconta una bugia ai consumatori”.

Greenberg non ha dubbi: “Ci sono notevoli violazioni dei diritti umani e dei lavoratori lungo la catena di fornitura di Starbucks e i consumatori hanno il diritto di sapere esattamente per cosa stanno pagando”. Più nel dettaglio, la causa sostiene che il maggior fornitore di Starbucks in Brasile si sia macchiato di violazioni dei diritti umani basate sul traffico illegale di lavoratori migranti, mentre i fornitori del Guatemala sfrutterebbero il lavoro minorile. Invece in Kenya una piantagione che rifornisce il colosso con il tè è stata accusata di “abusi sessuali dilaganti”.