Starbucks in Italia: come si preparano i big del caffè

Come si preparano i principali produttori di caffè italiani, Lavazza, Illy, Kimbo, Vergnano e Segafredo allo sbarco di Starbucks nel nostro Paese annunciato nel 2016

Starbucks in Italia: come si preparano i big del caffè

Potevano mai i produttori italiani di caffè arrestarsi dinanzi all’avanzata della seducente sirena Starbucks? Giammai. Anzi, il paventato ingresso in terra italica nel 2016, per intercessione economica di Antonio Percassi, fa ben sperare gli oltre 140mila esercizi sparsi in tutta Italia.

Il motivo appare tanto semplice quanto banale: l’ingresso dello straniero, cioè del marchio numero uno al mondo nei caffè con i suoi 19 miliardi di dollari di ricavi, rafforzerà necessariamente il mercato interno, puntando sulla qualità dei prodotti.

Un banco di prova che, a quanto pare dall’articolo di oggi del Corriere della Sera, il mercato non teme. In Italia la tazzina consumata al bar vale circa 2 miliardi di euro e vede come fornitori principali Lavazza, Illy e Kimbo, Vergnano e Segafredo, oltre a una costellazione di piccoli torrefattori locali. Oscurarlo con caffè all’americana e «frappuccini» sembra complicato.

E di sicuro i produttori italiani non stanno con le mani in mano, anzi, brevettano prodotti e nuovi metodi di comunicazione. Illy Caffè ha presentato la sua nuova tostatura extra scura per venire incontro ai palati più esigenti, fruibile anche per la preparazione del caffè americano.

Si fa sentire anche Carolina Vergnano, export manager di Caffè Vergnano, parzialmente delusa dal fatto che la rivoluzione sia portata da Starbucks e non sia nata qui, dove di caffè se ne produce e consuma parecchio.

Intanto, Caffè Vergnano ha già lanciato una propria linea di caffetterie che conta 96 punti vendita lungo lo stivale. Riconosce il merito di Starbucks “Starbucks non è un competitor diretto e soprattutto è merito suo se la cultura del caffè si è diffusa in tutto il mondo”.

I marchi stanno iniziando quindi ad brevettare proprie miscele e ad aprire punti vendita con il loro marchio, una verticalizzazione in pieno stile Starbucks. Secondo Euromonitor, i colossi italiani sfrutteranno la poca reversibilità del marchio Starbucks nei piccoli centri.

Vedremo come andrà la lotta tra i giganti del caffè. Nel frattempo, ci pensa l’OMS a creare problemi.

[Crediti | Link: Corriere della Sera, Dissapore]