Stoviglie in bambù: l’UE chiede lo stop, in realtà è plastica

L'UE chiede lo stop alla vendita delle stoviglie in bambù. Il motivo? Semplice: in realtà nella maggior parte dei casi sono di plastica.

Stoviglie in bambù: l’UE chiede lo stop, in realtà è plastica

L’UE chiede lo stop alla vendita delle stoviglie in bambù: molte di quelle che si trovano in vendita, nonostante siano descritte come biodegradabili, naturali e riciclabili, in realtà sono fatte di plastica. Il guaio è, però, che a contatto con alimenti caldi, possono rilasciare sostanze cancerogene.

La Commissione UE aveva chiesto di togliere dal mercato tali prodotti, ma in realtà si trovano ancora in vendita. Molti piatti, tazze, ciotole, posate e anche kit per le pappe dei bambini che sono spacciati per essere fatti di bambù, in realtà alla base hanno una resina melammina-formaldeide con altre polveri o fibre su base vegetale utilizzate come riempitivo.

Il problema per la sicurezza dei consumatori è elevato. Sia il bambù che le sostanze su base vegetale non sono state né esaminate né autorizzate per il loro utilizzo come additivi negli oggetti di plastica che sono destinati al contatto alimentare. Pertanto tali prodotti potrebbero rilasciare negli alimenti fibre vegetali di sostanze indesiderate.

bambu

La melammina e la formaldeide, poi, potrebbero migrare negli alimenti, soprattutto in quelli caldi. Già a fine 2019, l’istituto tedesco che si occupa di sicurezza alimentare aveva lanciato l’allarme (BfR) e aveva dichiarato che le stoviglie a base di resina di melammina non erano idonee al contatto ripetuto con sostanze calde.

Inoltre aveva anche evidenziato come il rilascio di formaldeide e melammina negli alimenti caldi era maggiore nelle stoviglie che contenevano bambù rispetto a quelle classiche formate da sola resina melamminica. Inutile poi ribadire come la formaldeide sia classificata come sostanza cancerogena certa dall’Iarc, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro.

A seguito di diverse allerte, poi, la Commissione Europea nel giugno 2020 aveva stabilito che non c’era nessuna base giuridica che giustificasse l’uso della farina di bambù come additivo nella plastica. Il problema, però, è che non è mai stata fatta una legge chiara che vieti la commercializzazione delle stoviglie con fibra di bambù.

Per questo motivo gli Stati membri hanno agito di testa loro: Irlanda, Finlandia, Spagna e Austria hanno blocato l’importazione e la distribuzione di tali stoviglie. A inizio 2021, poi, anche Olanda, Belgio, Lussemburgo e Francia hanno deciso di dire basta a queste stoviglie.

Solamente a maggio 2021 la Commissione UE ha deciso di dare il via a un’azione coordinata, la Bamboo-zling. Lo scopo è quello di identificare e togliere dal mercato tutti i prodotti non a norma entro fine anno.

Un’inchiesta di Altroconsumo ha dimostrato che ancora adesso in diversi supermercati, negozi, farmacie ed erboristerie queste stoviglie erano ancora presenti. Idem dicasi online, anche se su Amazon il loro numero è stato decisamente ridotto.

Per riconoscere queste stoviglie di bambù, basta leggere le indicazioni. Oltre al fatto di essere pubblicizzate come “di bambù” o altre fibre vegetali (quando in realtà sono di plastica), spesso sono accompagnati da slogan come:

  • eco-friendly
  • ecologico
  • riciclabile
  • biodegradabile
  • naturale

Ovviamente esistono in commercio anche stoviglie fatte davvero di bambù: queste, però, devono riportare chiaramente la dicitura “realizzate al 100% con bambù” o altro materiale vegetale.

A proposito di bambù: in Maremma sarà realizzata la più grande piantagione di bambù dell’Europa.