Sugar tax rinviata al 2023, i produttori: abolitela

I produttori di bibite zuccherate sul rinvio della sugar tax al 2023: obiettivi già raggiunti, aboliamola.

Sugar tax rinviata al 2023, i produttori: abolitela

La sugar tax, ovvero l’imposta sulle bevande iper zuccherate volta a diminuire il consumo di alimenti dannosi per la salute, prevista dalla Legge di Bilancio 2020, è stata rimandata per l’ennesima volta all’anno prossimo. La tassa sulle bibite gasate entrerà in vigore se tutto va bene nel 2023. Ma i produttori ne approfittano per dire: non serve, abolitela e basta.

Giangiacomo Pierini, Presidente di Assobibe, l’associazione di Confindustria che rappresenta i produttori di bevande analcoliche in Italia, dichiara: “Le aziende produttrici di soft drink hanno intrapreso da anni un percorso che le ha portate a raggiungere risultati importanti: una riduzione del 37% entro il 2022 del quantitativo di zucchero immesso a scaffale, la scelta di non vendere nè pubblicizzare bevande analcoliche ai ragazzi sotto i 13 anni, un impegno siglato a settembre con il Ministero della Salute che pone obiettivi ancora più stringenti a tutela dei consumatori e l’incremento del 74% in dieci anni delle versioni “senza zucchero”. In Italia non serve una tassa per spingere le aziende a formulare soluzioni a ridotto impatto calorico”.

supermercato bibite

La sugar tax, insieme alla plastic tax e alla tassa “sulle merendine” è stata spesso al centro di proposte e polemiche negli ultimi anni, tra sostenitori e chi ne mette in dubbio l’efficacia. In realtà proprio di recente si è avuto un risultato positivo da uno studio non ipotetico ma pratico, condotto cioè in un luogo, la città di Seattle, dove la tassa è stata introdotta e da un tempo considerevole per estrapolare dei dati sufficienti. I risultati sono chiari: sì, la sugar tax funziona per far calare il consumo di alimenti zuccherati e dannosi, e per far crescere gli acquisti di beni alternativi ma con meno impatto sulla salute.

I produttori, con Pierini, però insistono: “Ci auguriamo che questo ennesimo rinvio non sia fine a se stesso, ma un’occasione per un’analisi pragmatica dell’effettiva utilità di questa imposta in Italia, dove i consumi sono in calo da un decennio e le imprese hanno già raggiunto gli obiettivi che la tassa si prefigge di ottenere. I tempi sono maturi per avviare un tavolo con le forze politiche che porti al superamento di una tassa dannosa per le aziende e per i lavoratori”.