Valerio Braschi risponde alle critiche sulle porzioni troppo piccole

Su Facebook Valerio Braschi ha voluto rispondere a chi critica le porzioni troppo piccole: c'è un motivo. E dai ristoranti di fine dining non si esce con la pancia vuota

Valerio Braschi risponde alle critiche sulle porzioni troppo piccole

Valerio Braschi ha deciso che era giunta l’ora di rispondere a una delle domande e critiche più frequenti: quella relativa alla storia dei cappelletti e, più in generale, alle piccole porzioni. Di sicuro tutti lo avrete sentito dire prima o poi: nei ristoranti di fine dining di un certo livello, le porzioni sono piccole, si mangia poco e si esce con la fame. Ebbene, Braschi mette i puntini sulle “i” e spiega che non funziona proprio così.

Valerio Braschi spiega le false teorie sulle “piccole porzioni”

Cappelletti Valerio Braschi

L’ex concorrente di MasterChef Italia ha spiegato quello che dovrebbe essere ovvio, ma che a quanto pare non lo è. I piatti che si vedono sui suoi social, quelli fotografati ad arte, non sono piatti fatti per saziare. O meglio: quel piatto non è studiato per essere mangiato da solo in modo che mangi solamente quello e ti sazi.

Quei piatti fanno parte di un percorso degustativo che, di solito, comprende da 10 a 16 portate. A queste portate bisogna poi aggiungere il pane, le degustazioni di olio, le coccole finali, l’amuse-bouche iniziale… È evidente che si tratta di un percorso lunghissimo in cui anche “le bocche più esigenti e gli stomaci più voraci” escono soddisfatti.

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Sarebbe impensabile fare un percorso degustativo di 16 portate con piatti dalle porzioni pantragrueliche in stile nonna la domenica. Pensateci bene: quando si va in un ristorante normale, si mangiano di solito qualche antipasto, un paio di primi, uno o due secondi e il dolce (e questo solo durante eventi, di solito si prende un primo, un secondo e un dolce se va bene, nella maggior parte dei casi si prende un piatto unico). In caso di eventi, parliamo al massimo di 7-8 portate. E già qui se i piatti sono molto abbondanti, di solito il secondo lo si snobba. Figuriamoci se in un percorso degustativo di 16 portate dovessero esserci porzioni gigantesche: arrivi alla quarta-quinta portata e già stai esplodendo, altro che arrivare alla sedicesima.

Comunque sia, ora ci ha pensato Valerio Braschi a fugare tutti i dubbi: le foto che vedete si riferiscono a singole portate di pranzi e cene da 10 a 16 portate. Non bisogna fermarsi al singolo piatto: bisogna valutare l’intero servizio (un po’ come in un articolo non bisogna fermarsi al titolo, ma leggere tutto il pezzo: il titolo non può essere lungo quanto il testo, altrimenti non sarebbe più un titolo).

Oziosamente ci si potrebbe chiedere perché questo pregiudizio sui ristoranti di fine dining continui a imperversare. Molto probabilmente si tratta di voci prive di fondamento che, come spesso accade in questi casi, a furia di essere ripetute a destra e a manca, sono diventate legge di fatto. Anche perché sono abbastanza sicura che chi continua a ripeterle in questi ristoranti non ci ha mai messo piede.