Via libera al vino dealcolato in Italia: il decreto è stato approvato

Finalmente anche in Italia la produzione di vini dealcolati è regolamentata, e i nostri produttori saranno finalmente competitivi.

Via libera al vino dealcolato in Italia: il decreto è stato approvato

Finalmente l’Italia sblocca la situazione per i vini dealcolati: il via libera definitivo è arrivato con il decreto interministeriale firmato da Mef e Masaf, che mette nero su bianco come gestire tasse e accise per questo tipo di bevande.

Un passaggio fondamentale perché finora i nostri produttori, pur di stare al passo con un mercato che chiede sempre più prodotti a bassa gradazione, si trovavano costretti a mandare il vino in Germania o Spagna per farlo dealcolare, facendosi carico dei relativi costi.

Il provvedimento sui vini dealcolati

vino

Al centro del provvedimento c’è soprattutto la gestione fiscale dell’alcol che viene estratto durante il processo di dealcolazione. Il decreto non si limita a questo, ma stabilisce anche chi può produrre, come ottenere le licenze e come muovere il prodotto, distinguendo tra chi produce grandi quantità e chi resta sotto i 1.000 ettolitri l’anno.

Il Ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida, da strenuo oppositore della prima ora, sembra essersi finalmente convinto e, con una notevole capriola retorica e gran sprezzo del ridicolo, sottolinea l’importanza del provvedimento.

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“Con questo decreto diamo al settore vitivinicolo un quadro normativo chiaro per poter produrre i vini dealcolati e offrire così nuove opportunità alle imprese del settore -spiega il ministro- Il Masaf è al fianco dei produttori e lo dimostrano gli interventi fatti nell’ultimo anno. Oggi definiamo il regime fiscale per le accise nella produzione di vino dealcolato. Sono certo che i nostri produttori sapranno raggiungere posizioni di eccellenza anche in questo settore”.

Anche dal mondo delle associazioni di categoria il feedback è decisamente positivo. Giacomo Ponti, presidente di Federvini, ha commentato: “Accogliamo con favore il decreto che definisce la gestione fiscale della soluzione idroalcolica ottenuta dalla dealcolazione dei vini. Un provvedimento atteso che consegna al settore un quadro normativo completo per consentire questa produzione anche sul territorio nazionale”.

Non si tratta solo di una questione burocratica, ma di competitività. Senza queste regole, l’Italia rischiava di restare fuori da un business che a livello globale vale già 2,4 miliardi di dollari e che corre veloce verso i 3,3 miliardi previsti per il 2028.

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Paolo Castelletti, segretario generale dell’Unione italiana vini, ha spiegato: “Il via libera al decreto interministeriale Mef-Masaf sulla produzione italiana di vini dealcolati rappresenta una bella notizia di fine anno dopo un 2025 travagliato per il settore sul fronte del mercato.

Continua Castelletti: “Sono sempre di più le imprese italiane pronte a investire sulla categoria dei dealcolati, e questo provvedimento rappresenta una svolta per operare in condizioni di parità competitiva rispetto agli altri produttori europei. Auspichiamo il supporto dell’amministrazione nella prima fase di attuazione della norma, in particolare con riferimento all’ottenimento delle licenze e delle autorizzazioni necessarie”.

I dati parlano chiaro: in mercati come quello tedesco, i vini a zero gradi sono cresciuti del 46% quest’anno, e anche negli Stati Uniti e nel Regno Unito i numeri sono in doppia cifra. Luca Rigotti di Confcooperative ha analizzato il fenomeno dichiarando: “Si tratta di un passaggio fondamentale che permetterà alle imprese italiane, a partire dalle cantine cooperative, che rappresentano una componente rilevante della produzione vitivinicola nazionale, di operare finalmente in condizioni di parità competitiva rispetto agli altri produttori europei che già da tempo presidiano questo segmento.

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Secondo Rigotti, i vini dealcolati rappresentano il futuro del mercato: “La nostra federazione ha partecipato attivamente in questi mesi a un lungo e articolato confronto istituzionale, con l’obiettivo di mettere a disposizione delle cantine cooperative un nuovo strumento per affrontare i mercati, in particolare quelli internazionali, dove la domanda di vini a più bassa gradazione non può più essere considerata una moda, ma un cambiamento comportamentale di lungo periodo”.

Gabriele Castelli, Direttore generale di Federvini, ha aggiunto: “La firma del decreto rappresenta un passo significativo per il settore vitivinicolo italiano. Offre certezze normative su un segmento in evoluzione, capace di rispondere alle mutate esigenze dei consumatori, soprattutto sui mercati esteri. È fondamentale che il mercato dei vini dealcolati cresca senza snaturare la nostra tradizione. Innovazione e qualità possono convivere”.

L’Italia è al palo sui vini dealcolati, dopo averli finalmente accettati L’Italia è al palo sui vini dealcolati, dopo averli finalmente accettati

Per capire quanto potenziale ci sia, basta guardare alle prestazioni dei dealcolati italiani all’estero, dove finora arrivavano dopo processi di lavorazione fatti fuori dai nostri confini: nel Regno Unito i volumi sono cresciuti del 6%, mentre negli USA abbiamo visto un balzo del 17%. Ora che tutta la filiera può restare in Italia, i produttori potranno mettersi al lavoro per recuperare le quote di mercato perse a causa della lentezza e della diffidenza iniziale del Masaf.