Vincenzo Vottero chiude il suo ristorante di Bologna: ecco il suo nuovo progetto Oltreoceano

A quanto pare lo chef Vincenzo Vottero ha deciso di chiudere il suo ristorante di Bologna per trasferirsi armi, bagagli e tortellini a Chicago

Vincenzo Vottero chiude il suo ristorante di Bologna: ecco il suo nuovo progetto Oltreoceano

Se siete di Bologna, di sicuro ricorderete lo chef Vincenzo Vottero. Ebbene, durante un’intervista rilasciata al Corriere lo chef ha annunciato che chiuderà il suo ristorante Vivo di Bologna per trasferirsi armi, bagagli, tortellini e lasagne negli Stati Uniti. Più precisamente, andrà a Chicago dove lavorerà per alcuni suoi clienti, il gruppo Stefani (fra l’altro di origine toscana).

Lo chef Vincenzo Vottero lascia Bologna per gli USA

vincenzo vottero

Vincenzo Vottero andrà dunque a lavorare per il gruppo Stefani che possiede 14 ristoranti negli USA, tutti a Chicago fra l’altro. Qui ricoprirà il ruolo di direttore culinario. Inoltre pare che il gruppo aprirà a breve un locale con laboratorio di pasta e una trattoria bolognese (ma per quest’ultimo bisognrà aspettare un paio di anni). In questi due ultimi locali Vottero lavorerà come chef e come insegnante, esportando anche a Chicago l’italianità del ragù, delle tagliatelle, dei tortellini e delle lasagne.

Vottero ha spiegato che ha sempre amato l’America, tanto che fra il 1998 e il 2000 aveva già lavorato qui. Quando gli è dunque capitata questa occasione, ha deciso di cogliere il tortellino al balzo, perdonatemi l’ardito accostamento di parole, e di accettare questa offerta di lavoro. Anche perché, parole sue, non ha molta fiducia nell’economia italiana dei prossimi anni. E chi ce l’ha, Vincenzo?

Per quanto riguarda la famiglia, i figli ormai sono grandi e andranno per la loro strada. Con lui andrà la moglie, Licia Mazzoni, che farà un po’ la spola fra Chicago e Bologna. E il ristorante Vivo? Beh, a quanto pare ci sono all’attivo un paio di trattative per venderlo, dunque la questione dovrebbe essere chiusa a breve.

Ancora però non si sa la data di partenza esatta, bisogna attendere il visto, mentre il passaporto è fermo al consolato di Firenze. Ma ipotizza che al massimo lascerà l’Italia entro i primi di novembre.

Lasagne gourmet: 5 rivisitazioni oltraggiose che hanno preceduto Valerio Braschi Lasagne gourmet: 5 rivisitazioni oltraggiose che hanno preceduto Valerio Braschi

A quanto pare, lasciare Bologna non gli dispiace tanto, visto che ha ammesso che, a livello gastronomico, il centro ormai è diventato “ostaggio di una ristorazione livellata verso il basso”, cosa che ammette però succedere in tutte le città votate al turismo. La sua paura, però, è che questa crisi mieta sempre più vittime.

A questo proposito Vottero parla delle difficoltà di trovare personale in Italia, anche se lui, personalmente, non ha mai avuto problemi in tal senso. Però qui da noi ci sono le difficoltà collegate ai costi con i rincari delle materie prime e dell’energia: la percentuale dei costi ormai è così alta che si fa fatica a rimanere aperti. Secondo Vottero, sbaglia che sostiene che il fine dining sia finito: non è quello che è giunto al capolinea, bensì è il ceto medio che sta scomparendo in quanto ci sono sempre meno soldi per cene di questo tipo.

Inoltre sostiene che Bologna dovrebbe imparare a investire di più nella Guida Michelin. E fa l’esempio di quanto accaduto in Florida. Tre anni fa, infatti, la Florida aveva fatto una sponsorizzazione della Michelin, chiedendo però che gli ispettori della Guida facessero un’analisi più approfondita dei ristoranti dello Stato. Il risultato è stato che l’anno dopo la Florida ha ottenuto molte più stelle. Vottero ci tiene a precisa che non bisogna equivocare sulle sue parole: non si parla affatto di stelle “comprate”, bensì di un investimento sul territorio per cui è stata chiesta una valutazione più precisa.

Il guaio di Bologna è che i ristoranti di alto livello faticano ad andare avanti in quanto qui funzionano meglio i ristoranti di fascia media con cucina tradizionale, che piacciono sia ai bolognesi che ai turisti.

Ma adesso è tempo di chiudere il capitolo di Bologna per aprire quello di Chicago, dove spera di portare l’autentica cucina bolognese negli USA, trovando però una formula che possa venire incontro alle abitudini e ai gusti degli americani. La sua idea è quella di aprire uno dei loro tipici locali con tavolini e divanetti dove al posto di hamburger e patatine si trovino tigelle, piadine e crescentine fritte, non dimenticandosi però di lasagne, tagliatelle e tortellini.