Vino dealcolato: Lollobrigida non lo vuole, ma così restiamo indietro

Il ministro dell'Agricoltura, Francesco Lollobrigida, ha lasciato intendere una chiusura quasi totale al vino dealcolato: i produttori, però, sembrano di un'altra idea.

Vino dealcolato: Lollobrigida non lo vuole, ma così restiamo indietro

Ostinarsi a mantenere la critica al vino dealcolato sui rigidi binari della tradizione e dell’autenticità può essere un ottimo esercizio retorico, ma rischia di trasformarsi in dannosa miopia. Dannosa, sì: da un mero punto di vista economico, che d’altro canto le cantine sono anche e soprattutto aziende e in quanto tali sono comprensibilmente interessate a mantenere il bilancio sul verde; ma anche culturale, d’innovazione e di ricerca.

“Facciamo le bevande dealcolate e non chiamiamole vino” ha dichiarato il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida durante la giornata di inaugurazione del Vinitaly. “Oggi stanno già sul mercato tante bevande non a base alcolica che derivano dall’uva e che possono avere un mercato a prescindere dal termine vino”. Lettura puntuale e (fin troppo) diligente – a oggi, è bene notarlo, un vino a Denominazione di Origine non può mai essere dealcolato -, ma che di fatto tradisce un profondo scarto con l’opinione dei produttori e delle altre personalità di spicco del vigneto italiano.

“Tutto il mondo ha sorpassato l’Italia”

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I nostri lettori più attenti ricorderanno che non si tratta certo della prima volta che il ministro Lollobrigida condivide le sue idee(ologie?) sul vino dealcolato: “Non sono così convinto che ai produttori italiani convenga investire in questo segmento di mercato“ aveva spiegato al Congresso Assoenologi a Brescia, lo scorso novembre. Il suo intervento al Vinitaly conferma una lettura che, come abbiamo visto, scoraggia la produzione e al contempo pare ignorare dati di mercato che raccontano a gran voce di una crescita netta e promettente.

“Ai produttori italiani non conviene investire nel vino senz’alcol”, dice Lollobrigida. Ma non è vero “Ai produttori italiani non conviene investire nel vino senz’alcol”, dice Lollobrigida. Ma non è vero

La produzione e messa in commercio di vino totalmente o parzialmente dealcolato è disciplinata dal Regolamento UE 2021/2117, entrato in vigore il 2 dicembre del 2021; ma come abbiamo brevemente accennato in apertura di articolo il potenziale fermento della scena italiana è mutilato dalle normative attuali, che di fatto impediscono che il processo di dealcolazione avvenga in cantina. Lollobrigida è fiducioso che si possa trovare una soluzione all’impasse “in una lingua bella come l’italiano, che ha la capacità di definire ogni cosa con una parola”.

Di belle parole, anche piene di vento, la lingua ne è piena: è il tempo per trovarle che stringe. Se il ministro pare voglia snobbare con cognizione di causa più o meno limpida il vino dealcolato, il vigneto Italia spinge nella direzione opposta: “Non possiamo ignorare questi segnali che giungono dal mercato” ha spiegato Micaela Pallini, presidente di Federvini, “e l’Italia, trovandosi attualmente in un’impasse normativo, si trova in una situazione di svantaggio”. E badate bene: altri Paesi, come la Francia, hanno già preso a valutare le opportunità del vino dealcolato anche per le Dop.

Vino dealcolato: Prova d’assaggio dello Steinbock Alcohol free Sparkling Vino dealcolato: Prova d’assaggio dello Steinbock Alcohol free Sparkling

Sarà per un’atavica resistenza a tutto ciò che mette in discussione la regola aurea del “qua abbiamo sempre gatto così”, sarà che declinare la tematica del vino dealcolato secondo le più rigide (perché orgogliose) maglie dell‘identità nazionale è una strada sterile e improduttiva, sarà il piacere di rifarsi a quell’impianto retorico che strizza l’occhio a chi alza il gomito e guarda con sospetto a chi invece si astiene – l’Italia, a oggi e in questo particolare contesto, vive una condizione di colpevole ritardo che potrebbe compromettere la capacità di intercettare e soddisfare una importante corrente di mercato.

E lo scarto tra le parole di Lollobrigida e i pensieri dei produttori, dicevamo, è talmente eloquente da rendere superfluo ogni nostro commento. “Oramai tutto il mondo ha sorpassato l’Italia sul tema dei vini dealcolati” ha spiegato Martin Foradori Hofstätter, guida della omonima cantina altoatesina, in un breve intervento a La Repubblica. “Ritengo che sia tempo di spegnere queste inutili discussioni e di guardare senza miopia a questo fenomeno per non  continuare a perdere importanti fette di mercato. Chi é contrario a questa evoluzione danneggia seriamente il comparto vitivinicolo italiano”.