Vino: l’Italia è il primo esportatore mondiale

Per quanto riguarda il vino, l'Italia è il primo esportatore mondiale. Tuttavia sulla ripresa gravano l'aumento dei costi e gli attacchi al Made in Italy.

Vino: l’Italia è il primo esportatore mondiale

L’Osservatorio Economico di Federvini ha svelato che l’Italia è il primo esportatore mondiale di vino. O meglio: è il primo paese per crescita dell’export dei vini considerando il 2019/2021. Tuttavia, nonostante la ripresa, ecco che su di essa pesano non poco l’aumento dei costi e gli attacchi al Made in Italy.

Presso la Fondazione Feltrinelli sono stati presentati i due studi Vini, Spiriti e Aceti: Valori Mercato e Competitività, curato da Nomisma e Vini e Spiriti nel Mercato dei Consumi Fuori Casa, questo realizzato da TradeLab.

Micaela Pallini, presidente di Federvini, ha spiegato che i dati dimostrano che i nostri comparti di vini, spiriti e aceto godono di buona salute. Solo che non va tutto bene. Le nuove ondate della pandemia da Covid-19, l’inflazione, gli aumenti dei costi delle materie prime e dei trasporti, tutto concorre a mettere a rischio la crescita delle aziende nel 2022.

A questo bisogna aggiungere i continui attacchi al Made in Italy (si parla di dazi, di barriere normative e aggressioni alle nostre denominazioni). Per tali motivi il settore si aspetta un supporto concreto da parte delle istituzioni per quanto riguarda:

  • semplificazione amministrativa
  • promozione sui mercati internazionali
  • tutela delle indicazioni geografiche

vino rosso

Il primo studio, quello curato da Nomisma, sottolinea il trend di ripresa delle vendite nel mercato domestico e in quello internazionale. Secondo i dati NielsenIQ, per il vino le vendite nel canale off-trade a fine settembre hanno registrato una crescita a valore del 6,1% rispetto allo stesso periodo del 2020. L’aumento è stato reso possibile soprattutto grazie all’aumento del 27,5% degli Spumanti, in particolar modo alle tipologie Charmat secco e Metodo Classico.

Anche le esportazioni sono in crescita per quanto riguarda il vino italiano:

  1. Cina: +47,2%
  2. Russia: +27%
  3. Canada: +15%
  4. Stati Uniti: +14,7% (il doppio rispetto ai vini spagnoli, +6,8% e più del triplo per i vini francesi, +4,7%)
  5. Germania: +9,4%
  6. Regno Unito: +6,1%

Inoltre l’Italia è il primo paese esportatore mondiale di vino per volumi, seguito a ruota dalla Francia (la quale è prima per valore delle esportazioni). Per qualche motivo, però, sui mercati internazionali i vini italiani registrano una differenza di prezzo rispetto ai vini di altri paesi. Per esempio, i rossi di Bordeaux sono esportati a 14 euro/litro, mentre i rossi piemontesi non superano i 9,4 euro e quelli toscani non arrivano a 8 euro/litro. Stessa cosa succede per gli spiriti italiani.

Questo significa che all’estero si può ancora migliorare per quanto riguarda la valorizzazione del Made in Italy.

Parlando di spiriti, nei primi nove mesi del 2021 la crescita delle vendite nel canale off-trade ha segnato un +8,4% rispetto allo stesso periodo del 2020. La gran parte delle vendite ha interessato distillati e acquaviti (44% del totale in valore), con la grappa sempre in primo piano. Tuttavia la performance migliore è stata quella della categoria degli aperitivi con un +23,8% sul 2020. E questo grazie al fenomeno del mixology, diffusosi grazie alla pandemia anche fra le mura domestiche (il 35% dei consumatori italiani ha dichiarato che preferisce bere a casa spirits in modalità mixata).

Buona la performance degli spiriti anche all’estero: l’export nei primi otto mesi dell’anno ha raggiunto quota 828 milioni di euro, con una crescita del +22%. E questo sempre alle eccellenze del Made in Italy dei liquori e della grappa. Queste le crescite nei diversi mercati esteri per quanto riguarda i liquori:

  1. Regno Unito: +43%
  2. Canada: +22%
  3. Stati Uniti: +21%
  4. Germania: +20%
  5. Francia:-41%

Per la grappa, invece, abbiamo:

  1. Canada: +48%
  2. Stati Uniti: +46%
  3. Germania: +30%
  4. Austria: +28%
  5. Svizzera: +27%

Sia nel comparto dei vini che in quello degli spirits, sono soprattutto le aziende di grandi dimensioni a trainare il mercato. Considerando i dati di bilancio del periodo 2015 – 2020, per il vino le imprese con più di 50 milioni di euro di fatturato hanno aumentato i ricavi del 22%, quelle fra 10 e 50 milioni del 15,3%, quelle fra 2 e 10 milioni del 7% e quelle sotto i 2 milioni hanno registrato un -5,5%.

Nel comparto degli spiriti, invece, le imprese con più di 50 milioni di euro di fatturato hanno segnato un +3,6% di vendite, quelle fra i 10 e i 50 milioni un +5,8% e quelle fra i 2 e 10 milioni un -3,9%.

Andando a vedere gli aceti, invece, l’Aceto Balsamico ha segnato un +4,3% per le vendite nel canale off-trade italiano, a fronte del trend generale di categoria del -5%. Buone anche le performance all’estero: le esportazioni negli Stati Uniti hanno registrato un +24%. In crescita anche le esportazioni in Francia, mentre sono in calo quelle in Germania e Regno Unito.

Lo studio condotto da TradeLab ha poi evidenziato l’andamento del consumo “fuori casa” di vini e spiriti, fortemente condizionato dalle chiusure provocate dalla pandemia. Nel 2021 il consumo di cibi e bevande ha una previsione di crescita del 22% rispetto al 2020 (con un fatturato di 66 miliardi di euro), ma in calo di 19 milirdi di euro rispetto al 2019.

In quest’ottica, paragonando il tutto al 2019, nel 2021 vini e spiriti hanno un andamento migliore del -5% rispetto a tutto il mercato dei consumi fuori casa che registra un -23%. Per quanto riguarda i primi nove mesi del 2021, i consumi fuori casa di vini e spiriti ha visto questa ripartizione:

  1. vino: 330 ml di consumazioni (calici, bottiglie e sfuso -41%)
  2. cocktail e spiriti lisci: 235 ml (29%)
  3. bollicine: 120 ml (calici e bottiglie -15%)
  4. amari e liquori dolci: 115 ml (14%)