Cos’è successo allo zucchero italiano?

La crisi amara dello zucchero italiano. Produzione scesa dell'80% rispetto a 10 anni fa

Cos’è successo allo zucchero italiano?

Che destino aspetta lo zucchero italiano, con una produzione scesa dell’80 per cento rispetto a dieci anni fa, quando in Italia c’erano 19 zuccherifici attivi che producevano quasi 1,4 milioni di tonnellate l’anno?

Era, all’epoca, il 17% della produzione europea, nonché il 75% del consumo nazionale, che dava lavoro a 7000 dipendenti, oggi ridotti a 1200. Anche le aree dedicate alla coltivazione della barbabietola da zucchero hanno subito un drastico calo, passando dai 233.000 ettari di una decina di anni fa ai 36.000 di oggi.

I soli impianti per la produzione di zucchero rimasti attivi in Italia sono due, quello a Pontelongo, in Veneto, e quello di Minerbio, in Emilia, che producono circa 300 mila tonnellate all’anno, cioè solo il 20% circa di quanto prodotto nel 2006.

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La causa di un simile tracollo non è da ricercare solo nelle politiche agricole aggressive degli altri Paesi europei, ma soprattutto nella fine del regime delle quote produttive, che l’UE ha abolito lo scorso anno dando il via alla completa liberalizzione del settore, e permettendo ai colossi dello zucchero —specie Francia e Germania, più competitivi per il clima favorevole alla produzione della barbabietola— di subissarci con le loro eccedenze, vale a dire 4 milioni di tonnellate di zucchero.

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Adesso la produzione nazionale rischia seriamente di sparire del tutto. Esempio emblematico è quello dello zucchero Eridania, ora proprietà della francese Cristal Union e prodotto in Francia con barbabietole locali, mentre anche gli altri due stabilimenti italiani rimasti rischiano di finire in mani straniere.

Tutto questo nonostante gli sforzi dei coltivatori nazionali che hanno continuato con le semine, a prezzi bassissimi, pur di non interrompere la produzione di barbabietola in Italia, mentre la Coprob—Cooperativa produttori bieticoli— fa saper di aver investito negli ultimi anni 180 milioni di euro per l’innovazione, aumentando la propria capacità produttiva del 30%, come dimostra la nascita di “Nostrano” di Italia Zuccheri, primo zucchero grezzo in Europa da barbabietola biologica.

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Il risultato di questa guerra dello zucchero tra Paesi ricchi sta tutta nelle cifre: un paio di anni fa, una tonnellata di zucchero costava 600 euro, mentre oggi, dopo l’abolizione delle quote e con la liberalizzazione, il prezzo è praticamente la metà, 350 euro.

[Crediti | Il Messaggero, Corriere Bologna]