Mozza di Joe Bastianich: se questa è la settima pizzeria del mondo

Abbiamo provato Mozza, ristorante italiano di Los Angeles che appartiene a Joe Bastianich. La pizzeria è stata inserita al settimo posto di Where to eat pizza, libro pubblicato da Phaidon sulle migliori pizzerie del mondo. Ma probabilmente è stato un abbaglio

Mozza di Joe Bastianich: se questa è la settima pizzeria del mondo

Daniel Young, chi era costui?Il critico gastronomico londinese che ha preteso l’ultima parola sulla catalogazione della pizza con Where to eat Pizza. Forse ricorderete, il mattone rosso edito da Phaidon con un elenco accurato delle migliori 1705 pizzerie del pianeta.

Del pianeta, già.

E non le ha provate mica tutte, figuriamoci, si è solo preoccupato di coordinare i pareri di, citiamo senza tradurre, 121 regional experts and 956 global pizza fans from 48 countries.

Adesso qualcuno dovrebbe spiegarci chi sono questi “global pizza fans” e chi ha insignito di tale qualifica i “121 regional experts”, anche perché non ci hanno considerati per la prima categoria.

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L’iniziativa di per sé può sembrare lodevole, finché non c’è giudizio di merito, ma il nostro David, forse non contento dei dati di vendita iniziali del libro, ha deciso di pubblicare la classifica delle 20 migliori pizzerie, o meglio di quelle che hanno ricevuto il maggior numero di nomination dagli esperti e fan di cui sopra.

Ma avere l’arroganza (oppure la demenza, come sentenziato dal nostro Adriano Aiello) di stilare una classifica mondiale della pizza è pura follia, fine a se stessa e inutile, se non per far litigare qualcuno o destare sospetti di scelta politica, direzionata già in fase iniziale.

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Poco importa se i primi tre posti sono italiani – Pepe in Grani di Caiazzo (CE), Pizzarium di Roma e 50 Kalò di Napoli, tutti ben piazzati nei circoli mediatici che contano.

Nel caso della pizza si può provare a stilare classifiche in posti universalmente riconosciuti tra i migliori, vedi Campania o Italia in generale, ma anche questa è una pratica azzardata, tale è la possibilità di scovare la chicca in luoghi improbabili, vicini o lontani che siano.

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Ad ogni modo, complice un viaggio di lavoro a Los Angeles sono stato alla Pizzeria Mozza, piazzata al settimo posto della classifica di Young. Gradino numero 7, prima dei Fratelli Salvo di S.Giorgio a Cremano (Napoli), soltanto noni.

Gino Sorbillo è addirittura undicesimo, roba da riderci per una settimana.

Mozza prova a proporre una pizza simil napoletana, cotta a legna, al netto delle variazioni con ingredienti tipicamente americani come il bacon.

Impasto steso a mano, olio, basilico e divisione in quattro spicchi prima di atterrare nel piatto. Forse per aiutare gli americani a mangiarla con le mani, o per scimmiottare la moda di certe pizze da degustazione.

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Se sei figo e vivi a LA, tipo Rihanna per intenderci, la pizza la mangi qui.

La pizzeria fa parte dell’impero di 26 ristoranti gestiti insieme a “Molto Mario” Batali, lo chef italoamericano con le Crocs arancioni, da Joe Bastianich, l’uomo del Picolit, di Masterchef, della pubblicità alla sfoglia Buitoni. 

Come nei locali di New York, Las Vegas, Singapore e Boston lo stile è metropolitano e la cura per i vini maniacale.

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L’ho provata questa pizza, carico di speranza e spogliato dai pregiudizi: bordo troppo cotto, biscottato oltre la soglia di tolleranza, condimento al risparmio, dimensioni sotto lo standard, impasto poco leggero.

Il sapore complessivo è accettabile, ma per una categoria che più si avvicina a quella di uno Spizzico, senza offesa per quest’ultimo, invece che di un pizza artigianale tra le migliori di sempre.

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Basterebbe analizzarla già in foto, mediocrità che trasuda da tutti i pixel, aspetto figlio di un’infanzia triste, forma da frisbee per giocare in spiaggia, con l’Oceano sullo sfondo.

Battute a parte, piazzare Mozza al settimo posto di una classifica internazionale della pizza è francamente inconcepibile.

Siamo distanti anni luce da alcune pizze provate in Campania e in altre regioni d’Italia, ma se ne trovano di migliori anche a San Francisco e Tokyo.

Senza contare che per questa Margherita, dalle dimensioni contenute, si spendono 16 fruscianti dollari, in un locale che a quanto pare necessita di una prenotazione preventiva di giorni.

Io a pranzo, di sabato, mi sono accomodato al bancone, per vivere con curiosità un’esperienza culinaria che mai più ripeterò in questa pizzeria.

Perché si sa, il tempo è denaro, e anche mangiare una pizza cattiva può essere un pessimo investimento.

[Crediti | Link: Pizzeria Mozza, Phaidon | Immagini: Antonio Fucito, Pizzeria Mozza]