A dieta, ignominiosamente, alla Mostra del Cinema di Venezia

Cronaca di un’incursione inedita mentre impazza il totoleone: Polanski o Il Faust? A Venezia inizia la mia dieta post ferie. E dove se non al Festival del Cinema? A meno che uno non abbia un pass “gentecheconta” nelle lounge Nastro Azzurro o Lancia sei costretto a procurarti le cibarie da te. Se poi aggiungi che hai pochi soldi in tasca e non ti va di lasciarli al ricco Nord Est, la faccenda si complica. Allora entrano in gioco le strategie:

— La sera dell’arrivo: parto tardi da Milano così mangio a casa.

— 1°giorno, mattina: sempre nel rispetto del gioco a ribasso prendo un cubicolo di 2 metri per 2 inspiegabilmente chiamato stanza presso il Collegio Armeno. La colazione è da centro di accoglienza a Lampedusa. In compenso dei veri armeni colazionano con te, parlano armeno, almeno credo, e servono burro e marmellate armene (sarò ignorante ma non capisco cosa c’è scritto sulle confezioni). Fai finta che un panino e un caffelatte alla macchinetta ti bastino. Intanto approfitti di un loro momento di distrazione per infilarti in borsa cornetti alla crema, alla ciliegia e al cioccolato che torneranno senz’altro utili.

— Ora di pranzo: dopo aver assistito alla proiezione di Whutering Heights ( Cime tempestose) di Andrea Arnold, ho il primo calo glicemico: troppo amarezza mi crea l’amore che non si compie e così “strafogo” la prima briosche. Mi concedo un panino nell’isola ristoro: 50 gr di pane e due fette di porchetta a esagerare? 5,50 euro. Bottiglietta d’acqua 1,50. La prima e ultima: d’ora in poi la riempirò nei bagni della Sala Stampa. E chissenefrega se è salmastra. Sono o non sono al Lido?

— Ora di cena: di nuovo mi faccio abbindolare dal punto di ristoro. Spero sia anche un luogo di socializzazione (vi ho già detto che sono venuta sola?). Birretta e trancio – meglio dire spicchio – di pizza all’ortolana: 7 euro. Non so se è il trucco sfatto o l’ostia condita con numero uno fette di melanzana, ma non mi si fila nessuno.

— 2° giorno, mattina: sono in ritardo per la proiezione delle 9. Non c’è tempo per la colazione armena (EVVAI!), acciuffo due cornetti di plastica e scappo al vaporetto. Durante la proiezione di “Quando la notte”, penso che quasi quasi era meglio rimanere al Collegio a spalmare burro e marmellata per tutti gli ospiti.

— Pomeriggio: Praticamente un digiuno penitente: ho solo “fame” di una cosa, vedere-incontrare-sfiorare Filippo Timi. Partecipo a tre conferenze stampa per sentirgli dire sempre le stesse cose. Dopo 4 ore di inseguimenti, la mia personale biografia su di lui si arricchisce di tre elementi:
A) usa l’IPhone 4.
B) So dove abita.
3) Ha un Lui (e la bisessualità dove l’abbiamo lasciata?).
Caldo boia e delusione cocente. Ci vuole un gelato. Due palline buone e oneste: 2,50 euro. Continuo a riempire la bottiglietta dell’acqua in bagno. L’addetta alle pulizie mi guarda come se volesse dirmi“ Se vuoi metto una buona parola per te e ti faccio assumere dalla ditta”.

— Sera: decido di concedermi un “lusso”, un panino al bar che è di fianco al palazzo del cinema. Com’è che si chiama? Sì insomma, quello dove da 20 anni la Anna Praderio fa i collegamenti per il Tg5. C’è una fila che manco per la proiezione delle “Idi di Marzo” di George Clooney. Tutto sommato un perché c’è: per 5,50 euro resta il miglior panino del circondario.

— 3°giorno, mattina: diserto la colazione e smetto di rubare cornetti. Voglio tirar dritto fino a pranzo. Mi aiutano le scene splatter di “Killer Joe” di William Friedkin (il regista dell’Esorcista, tra le altre cose). Verso ora di pranzo sul grande schermo appare una simulazione di fellatio con una coscia di pollo fritto. Non è che stimoli molto l’appetito. Per reazione sgranocchio mentine.

— Sera: l’ultima da passare al Lido. Cosa darei per un piatto di spaghetti al pomodoro e basilico. Mi sento molto politically correct e me ne vado a vedere il film di Davide Ferrario “Piazza Garibaldi”. Quasi due ore di harakiri sulla ineluttabilità della fine della gens italica: molle, egoista, ingrata, senza futuro. Ok, scomparirò, ma prima posso avere la mia ultima cena?

[Crediti | Link: Filippo Timi]