A Fast Good non basta Ferran Adrià, 12 milioni di perdite in 5 anni

Un punto vendita Fast Good

Quelli che la sanno lunga su dove-va la ristorazione semplificano: informalità, semplicità, km0, velocità, prezzi contenuti. Filosofia fast good, insomma. Poi, però, scopri che certe prospettive scontate cozzano con i numeri, rispetto ai quali gli scenari ineluttabili si trasformano in chiacchiere o poco più. Proprio Fast Good si chiama la catena di ristorazione di qualità aperta dal gruppo NH Hoteles (gli spagnoli che si sono divorati anche l’taliana Jolly Hotels) in collaborazione con il cocinero Ferran Adrià. E proprio qui, nell’incontro predestinato al successo tra velocità, giusto prezzo e alta cucina, i nodi vengono al pettine.

Senza neanche poterla buttare sulla crisi economica (esercizi come questi quando c’è crisi dovrebbero prosperare), Fast Good lamenterebbe–secondo la stampa spagnola–perdite vicine ai 12 milioni di euro in cinque anni di attività. Aggiungeteci che per il 2009 (qui, sì, a causa della crisi) NH viaggia con un fatturato che segna -20% e con una perdita secca nei primi nove mesi di 65 milioni e capirete perché Gabriele Burgio, l’italiano che guida la catena alberghiera ispanica, dopo aver già chiuso i due ristoranti di Las Palmas e di Barcellona stia cercando nuovi soci per Fast Good.

L’insegna conta ad oggi sei locali (4 a Madrid, uno a Valencia, uno in Cile a Santiago) che sono considerati da NH Hoteles non sufficienti per fare massa critica e per affermare concept e brand: insensato, dunque, continuare così.

Qualcuno ha avvertito Oscar Farinetti?