Dopo Le Grand Fooding di Milano chiedersi come sarà l’evento del futuro

Dopo Le Grand Fooding di Milano chiedersi come sarà l’evento del futuro

Eccosì, superando l’uggia dei piovosi weekend autunnali siamo andati a Le Grand Fooding di Milano. Dove abbiamo messo il segno di spunta?  ✔ Sulla dark room di Massimo Bottura (Osteria Francescana di Modena) che assistito dal caschetto da minatore cucinava al buio la “Lingua del mondo” — lingua di vitello con mostarda di mele e rafano — citando i racconti di Borges. ✔ Sulla “Dieta medievale” imposta da René Redzepi del Noma di Copenaghen (chef n.1 al mondo per la classifica “50 Best”) che mantecava 6 cereali con erbe selvatiche e sugo di calamari in foglia di acetosa. ✔ Sulle “Polpette di riso arrosto con nori” di David Chang, snodo della galassia Momofuku di New York. ✔ Sulla pizza destrutturata (“Shake pizza Margherita”) di Davide Scabin del Combal.Zero di Rivoli. ✔ Sulla “Noce di vitello con crema di fegato di baccalà ed erbe” del fascinoso Iñaki Aizpitarte, chef del bistrot parigino Le Chateaubriand. ✔ Sulla “Tartare di rognone alle ostriche di Carlo Cracco”. ✔ E per non farci mancare niente, sulla “Bombetta di maiale, vitello e frattaglie con pomodoro marinato…” basta così sennò finisce il post, di Aimo Moroni (Aimo e Nadia di Milano).

Eccerto, ✔ ci siamo adagiati sul prato indoor per armonizzare con i suoni di Nicola Guiducci del Plastic e i remix dei Crookers. ✔ Sebbene allergici, sporcarsi con i timbri-tattoo di Nicolai Lilin è stato un doveroso contributo alla causa.

Detto ciò: conclusioni? 25 euro spesi bene, contaminazioni, ironia, dj set, anticonformismo, bollicine, arti grafiche, cocktail e soprattuto, finger food buoni e numerosi. Qualsiasi cosa significhi “movimento culinario francese”, quello fondato nel 2000 da Alexandre Cammas, Le Fooding appunto, realizza eventi che vanno oltre il già sentito o il già mangiato.

Uuuhhh abbiamo scritto eventi. Questa è la settimana del Salone del Gusto 2010 di Slow Food, archetipo dell’evento gastronomico, specie di mondiale del cibo con dentro tutto, la bancarella e il megachef, il convegno impegnato e il ragazzotto sbronzo. Ci sono poi i congressi di cucina à la Identità Golose, ormai un tour itinerante per nuove rockstar (gli chef). Oltre a una costellazione di cene, incontri, adunate una la fotocopia dell’altra, difficilmente in grado di andare oltre i cliché mondani.

Chi è stanco delle regole cerca percorsi nuovi e suggestivi (ma senza rinunciare agli chef stellati e moltissimo mediatici) inventandosi cose nuove tipo Cook it Raw, Taste, pessima nell’edizione milanese, o appunto: Le Fooding.

Domandina per i lettori arrivati fin qui. Quale evento gastronomico preferite? Cose strutturate, saloni da decine di migliaia di visitatori o rendez-vous più leggeri e innovativi? Anzi, la vera domanda è: siete voi a dover creare l’evento per cui ormoneranno i gastrofanatici del futuro, cosa dev’esserci? E cosa va lasciato tassativamente fuori?

[Fonti: Salone del gusto, Identità Golose, Cook it Raw, Taste, Le Fooding, video: Monica Assari, immagini: Repubblica Milano]