Google compra Zagat. Cosa devono fare le guide nell’era digitale per non essere trascurabili reliquie?

Google ha comprato Zagat.
Zagat opera in uno dei settori più classici della old economy, l’editoria cartacea. Fondata da Tim e Nina Zagat nel 1979 ma poco conosciuta in Italia, oltre ai ristoranti recensisce alberghi, spa e locali notturni. Le sue sottili guide bordeaux, uno dei primi casi di user-generated content — giudizi espressi dai lettori — sono un’icona americana.

Stando ai “si dice” seguiti all’acquisto, Google avrebbe comprato Zagat per:
A) Integrare nei suoi “servizi sul territorio” (tipo Maps o Places) le classifiche di Zagat riguardanti ristoranti, alberghi e altri piccoli esercizi.
B) Inserire le recensioni di Zagat in Google Offers, prodotto di offerte geo-localizzate attivato per contrastare Groupon, il celebre gruppo d’acquisto che propone sconti su beni e servizi.
C) Riassumere le recensioni di Zagat, più credibili rispetto ad altri siti (à la TripAdvisor) quando cerchiamo uno specifico ristorante usando il motore di ricerca.

La pubblicità nei “servizi sul territorio” è un mercato sempre più redditizio, stando agli esperti vale 140 miliardi di dollari all’anno. Secondo Google, il 20% delle ricerche che eseguiamo via computer o telefonino riguarda esercizi situati  nei paraggi.

Zagat, messa in crisi dall’esplosione delle recensioni di massa su internet, aveva tentato la via del web con scarso successo. Le statistiche del suo sito, che raccoglie migliaia di recensioni consultabili a pagamento, parlano di 570.000 visitatori unici, pochi rispetto a siti analoghi tipo Yelp, che supera i 9 milioni di utenti.

Non a caso, due anni fa Google aveva provato a comprare Yelp per 500 milioni di dollari. Senza riuscirci.

Gli Zagat, che nel 2008 avevano provato a vendere il loro piccolo impero senza successo, ammettono che Google potrebbe averli salvati dal fallimento.

Per i fanatici dei numeri, secondo il sito americano TechCrunch la somma pagata da Google a Zagat è inferiore ai 66 milioni di dollari (sopra questa soglia si inserisce l’Antitrust, che invece non è intervenuto).

E ora, qualche ragionamento abbozzato, evidentemente da sviluppare nei commenti.

Dopo questo rumoroso acquisto, cambia qualcosa nella prospettiva delle guide cartacee, che nell’era digitale rischiano la retrocessione al ruolo di trascurabili reliquie?
E se Google avesso comprato la Guida Michelin, che da sola perde qualcosa come 15 milioni di euro all’anno? Cosa avremmo detto oggi dell’acquisto?
Per non limitarsi a descrivere l’agonia delle guide “di carta”, proviamo a immaginare in che modo potrebbero cambiare nell’era digitale?

[Crediti | Link: Google Blog, Zagat, Google Places, Google Offers, Groupon, TechCrunch. Immagine: Zagat]