La presa in giro degli americani: Monti e il decreto Salva Italia a tavola

Ma che buontemponi i ragazzacci del prestigioso quotidiano americano The Atlantic. In particolare Mr. Paul Greenberg che, saputo del decreto Salva Italia proposto dal Governo Monti per rilanciare l’economia, non ha perso l’occasione per sfottere le abitudini di noialtri pizza-e-mandolino. Ecco infatti la finta email del primo ministro Mario Monti al popolo italiano, redatta dal simpatico Paul.

DA: Mario Monti
A: il popolo italiano
Oggetto: austerità
CC: il popolo di Grecia, Spagna e Francia

Caro popolo,
come primo ministro e tecnico, vi presento il nuovo pacchetto italiano di misure per l’austerità:

Standardizzazione della settimana lavorativa: molti di voi, specialmente i dipendenti statali, possono non essere consapevoli dell’esistenza di una settimana lavorativa. Devo invece assicurarvi che esiste e che al momento è di trenta ore. No, non quaranta. Non ancora. Italia, per favore, possiamo semplicemente provare con trenta?

Puntualità: il lavoro dovrebbe cominciare allo stesso orario, tutti i giorni. Di conseguenza, le infinite combinazioni del caffè al mattino, che incentivano il ritardo – cappuccino, caffè e latte, caffè macchiato – dovrebbero essere del tutto eliminate. Basta con la schiuma. Prendete un espresso.

Spuntino di metà mattina: l’arrivo in orario sul posto di lavoro significa che verrà soppressa la pratica di prolungare il caffè pre-lavorativo fino allo spuntino di metà mattinata. Per limitare ulteriormente questa pratica, lo spuntino di metà mattina diventerà adesso lo spuntino di tarda mattinata. Si verrà inoltre fortemente dissuasi dal prolungare la pausa di tarda mattinata fino a quella per il pranzo.

Pranzo: non è permesso ordinare un primo e un secondo. In quale altro paese si mangia qualcosa oltre la pasta durante la pausa pranzo? Da adesso in poi scegliete: o pasta, o pollo.

Antipasto: non fatemi arrabbiare. Un primo, un secondo, e pure un antipasto?

Selezione di formaggi: sul serio? D’accordo, va bene, forse. Ogni tanto. Ma in quelle rare occasioni nelle quali viene servito un piatto di formaggi, deve essere drasticamente ridotto. D’ora in poi il prosciutto non sarà più “di Parma” e il parmigiano sarà stagionato solo 5 anni anziché 10. E non sarà più “Regianno” (così nel testo orginale). Fatevene una ragione.

Al personale del ristorante: se gli avventori insistono nell’ordinare antipasto, primo, secondo e un piatto di formaggio, questo non dà loro diritto a un limoncello gratis a fine pasto. Anche se ogni tanto sa di sciroppo per la tosse e a nessuno piace veramente, il limoncello d’ora in poi costerà 1,200,000 lire o circa un euro, a seconda del tasso di cambio.

Linguaggio: rifiutarsi di offrire ai clienti un limoncello probabilmente porterà ad una lunga discussione, ma devo insistere affinché gli Italiani si astengano da un linguaggio offensivo ed eccessivamente descrittivo/dettagliato, causa di grosse perdite di tempo. Un semplice No o un gesto con la mano saranno sufficienti.
Segue la nostra cattivissima risposta. Sempre con simpatia, si capisce:

DA: Popolo Italiano
A: Paul Greenberg
Oggetto: re:austerità
CC: Mario Monti, il popolo di Grecia, Spagna e Francia e Stati Uniti d’America

Caro Paul,
Va bene, non ci offendiamo, scherzi pure sulla nostra proverbiale mancanza di disciplina al lavoro. Però una cosa me la lasci dire. Qui da noi, nessuno perde tempo per andare all’anagrafe a cambiarsi il nome da Jeffrey Drew Wilschke a Beezow Doo-Doo Zopittybop-Bop-Bop, e questo è un dato di fatto. Ora parliamo di cibo.

Colazione e puntualità: scusi tanto, ma non eravate voi quelli del breakfast all’americana con uova strapazzate, pancetta croccante, latte e cereali, sandwich con prosciutto, spremuta d’arancia e mezzo litro di una strana bevanda che vi ostinate impunemente a chiamare caffè? Ammesso e non concesso che riusciate ad arrivare vivi e puntuali al lavoro, quanto tempo vi occorre per superare lo shock digestivo e le altre inevitabili conseguenze?

Spuntini: l’ho vista un po’ confusa, sbaglio? Perché sa, dalle nostre parti non amiamo mangiare fuori pasto, altresì preferiamo brevi pause per un espresso che i fumatori a volte accompagnano con una sigaretta. Già, perché qui da noi il Demonio non si è ancora del tutto reincarnato nel piccolo cilindro bianco di tabacco ma abbiamo comunque le nostre stranezze. Per esempio non vendiamo armi al supermercato. Sigaretta e caffè: 4 minuti, al massimo e senza sparatorie per la fila al bar.

La pausa pranzo: è vero, l’Italiano medio ci tiene a mettere le gambe sotto al tavolo, anche per la pausa pranzo. Solo che le calorie di antipasto, primo, secondo, contorno e limoncello (per quanto a volte sappia di sciroppo per la tosse e ci tocca pure pagarlo), non sono neanche la metà di quelle contenute nel triplo bacon-cheese-burger con salse, patatine fritte e bibita gassata che preferite voi. Potrei sbagliarmi, ma tra i vostri tanti primati c’è anche il tasso di obesità, la cui prima causa è il consumo di junk food. Se non ricordo male, sono stati proprio due scienziati americani a dimostrare di recente che il grasso danneggia il cervello. La resa sul lavoro di un cervello danneggiato è necessariamente inferiore.

Linguaggio: il fatto che non ci esprimiamo a gesti durante le lunghe e dettagliate controversie con il personale dei ristoranti dipende da anni di alfabetizzazione che la cultura della Vecchia Europa ci ha lasciato in eredità. Potremmo aiutarvi con dei corsi di aggiornamento: come passare dai gesti alle parole in 12 mosse, che da voi è tanto di moda.

Ad ogni modo, credo che i lettori di Dissapore sapranno meglio raccontare le nostre abitudini alimentari durante l’orario di lavoro. Rimanga in ascolto, la potremmo stupire.

Con infinito affetto,
il Popolo Italiano.

[Crediti | Link: The Atlantic,Repubblica.it, Il Sole24Ore, immagine: Quotidiano.net]