La Regione Lombardia non ha le palle per fare leggi di segregazione razziale

Leggi razziali?Il fatto è che non avendo vere palle per fare leggi di segregazione razziale, e magari farsi sputare dal mondo, si accontentano di proibire il kebab. Ed è per questo che la regione Lombardia, non potendo bombardare Gaza, se n’è venuta con questa pensata di vietare il consumo “negli spazi esterni al locale”. Il fatto è che hanno preso la piazza e la strada per nemico. Già nessuno canta più per via, tutti inforcano gli iPod. Nessuno si saluta incontrandosi, tutti digitano sms. E pure questa si deve anche vedere, nessuno più masticare un pezzo di conforto in bocca?

Proteine, latticini, vitamine e gusto. Tutto questo è il kebab. Così come la porchetta a Roma e frutti di mare a Napoli, succhiati dalle vive vulve dei mitili e così anche i fish & chips di celtica memoria, minutaglie unte e ghiotte, da leccarsi i baffi (oltre che le dita). Intendiamoci: a Palermo, con un euro, si mangia. E si mangia bene. Certo, si consuma per strada. Tutti sono costretti alla camminata ad angolo retto per non lordarsi di sublime grasso gocciolante ma con un solo euro – una volta anche con cinquecento lire – il palato accoglie pietanze degne da Re. Che cosa non sono, infatti, le stigghiola? Una vera leccornia: budella d’agnellino ripiene di cipollina, mollica di pane fritta e aglio. Un menu con hamburger da McDonald’s costa sette euro.

Addio ai monti allora, e addio alle patate bollite, ai carciofi arrosto, alle lumache dette crastoni, al polpo bollito e salato, al pane coi ricci e, infine, addio al quarume. Trattasi di cartilagini, amorevolmente cucinate in mezzo al traffico. Trattasi di cose strane che riempiono la pancia, come il pane con la meuza, ossia quella milza che la regola di socialità – alla faccia della cucina molecolare – propone secondo due regole: schetta o maritata. Traduzione: signorina o coniugata. E perciò milza coniugata con pecorino, con ricotta e limone, o con nobile caciocavallo. Ragusano, va da sé.

Le faccio partecipare al campionato delle parole memorabili, queste che avete letto. Nonostante la padronanza, non c’è verso che a scriverle sia stato un critico gastronomico. Ma Pietrangelo Buttafuoco oggi, sul Foglio. Non me ne faccio una ragione.

PS. Sulla vicenda, consigliatissimo l’ascolto di Parliamo con l’Elefante, il programma di Giuliano Ferrara su Radio24. Ne parla pure il New York Times.