Luigi Lusi: da La Rosetta a McDonald’s non si è tesorieri se non si ama il tesoro

Ok, è tempo di outing. Lo confesso, a me Luigi Lusi esalta. Voglio dire, come non amare uno così, che rigetta la banalità del male per tentare una tale impresa: prelevare dal conto Bnl della Margherita 1,4 14 milioni di euro in quattro anni scarsi. Spendere 180 euro per un piatto di pasta, 700 euro per un pranzo in coppia dalle parti del Pantheon, 11 mila euro per un week-end nelle acque blu del Montenegro. Uno che a Parigi dorme al Mercure e a Londra al Carlton. Non come voi che cercate alberghi su Booking a 30 euro. Chi lo chiama “Predone” non coglie il valore della sfida al sistema e la genialità del Lusi.

Pagherei per vedere le espressioni dei pubblici ministeri Alberto Caperna e Stefano Pesci mentre spulciano le ricevute degli alberghi, i 70 mila euro per una settimana alle Bahamas, i continui taxi, aerei e ristoranti di alto lusso. Momenti fondativi, come un comizio di Borghezio o una strategia politica di D’alema. E Lusi non voleva essere da meno dei suoi celebri colleghi.

Il punto è che non si è tesorieri per caso se non si ama il tesoro, altrimenti si è tristi, ripiegati su sé stessi. Catastali. No, Lusi no. Che imparino i piccoli accumulatori di mazzette, privilegi di basso profilo e truffe da poveracci. Imparate dai grandissimi. Lusi ha buon gusto, ama la famiglia e sa godersi la vita, specie in cucina.

Ad esempio adora “La Rosetta”, dove lo chef (autodefinotosi “integralista ittico“!?!) gli propina il 14 novembre del 2006 una cena da due con ostriche, tartufi di mare, antipasti, pescato del giorno e il famoso spaghetto al caviale da 180 euro. Lusi lascia più di 600 euro, ma chi non spende tali cifre suvvia. Non facciamo i bacchettoni o gli invidiosi. Ci sta. Specie se il soggetto dimostra la sua apertura democratica (la palestra politica conta) e si pappa anche il panino di McDonad’s. Menu ricco mi ci ficco. 13 euro, ma fatemi la fattura che paga la Margherita. Poi l’istinto radical-chic si impone e daje di 1.500 euro da “Mauro”, a Carsoli, in provincia dell’Aquila (ma magari ci ha portato tutti i terremotati).

E’ vero, alla fine dalla sua storia esce una sintesi sublime e simbolica dell’ossessione italiana dello scrocco elevato ad arte, ma anche un profilo psicotico-compulsivo, ma voi dovete valutare la tensione all’impresa storica del Lusi. Sì, uno che si fa rimborsare anche il caffè qualche turba ce l’ha, lo ammetto ma io gli voglio bene così.

Anche se la cresta… La cresta, Lusi dai, quella abbassa pesantemente il livello di coolness. La fanno quelli poco fighi. Però da 8 mila e 28 euro a 28 mila e 28 euro è roba forte. E mi torna la stima.

Rimangono insolute una serie di domande che nulla tolgono a questa sentita esegesi. Come faceva a pensare di farla franca, Luisi? Perché dice che tutti sapevano e che se parla cade il centrosinistra? (Perché non parli Luisi, dai parla!) Cosa si chiedeva la moglie? Come ha fatto La Margherita ad assegnargli il ruolo di tesoriere? Come le ristorazioni di un certo livello possono ora superare la sua lontananza? E quanto caviale c’era dentro lo spaghetto da 180 euro?

Ora però è tempo di salutarci. Ciao ciao Lusi, rimarrai nel mio cuore. Davvero. Da oggi pasta al burro e polpette di pollo ogm. E conserva le fatture, mi raccomando. Che tra qualche anno, quando ti faranno senatore a vita, professore universitario e tutti ti considereranno statista del secolo, si riparte.