Occupy Our Food Supply: per non perdere il controllo su quello che mangiamo

Quella di oggi non sarà ricordata solo come la giornata dell’assegnazione degli Oscar, ma anche quella in cui il gotha del gastropensiero sposa la prima azione globale contro le multinazionali del cibo. Per la giornata “Occupy Our Food Supply”, letteralmente “occupare il nostro approvvigionamento alimentare”, sono scesi in campo figure impegnate sul fronte del cibo, dal guru del mangiar bene, Michael Pollan a Willie Nelson, icona country, dalla nutrizionista Marion Nestle a Vandana Shiva, attivista indiana, vicepresidente di Slow Food International, oltre a più di trenta associazioni e gruppi Occupy.

Ma anche imprenditori agricoli, contadini, genitori, studenti, cuochi impegnati in una azione globale che, partita dagli USA con il sostegno dell’associazione Rainforest Action Network, si sta diramando in Sud America e in Europa.

L’idea è quella di riflettere, creare e resistere contro una situazione che vede un oligopolio di multinazionali che decidono della catena alimentare statunitense. I nomi presi di mira da Occupy Our Food Supply sono: Monsanto (produttrice di più del 90% dei semi di soia e dell’80% dei semi di mais utilizzati negli USA), Tyson, Cargill, JBS, grandi giganti dell’industria delle carni e il colosso Wallmart, dove viene speso 1 dollaro su 4 della spesa alimentare degli americani. Negli Stati Uniti le scelte determinanti in tema di produzione e distribuzione alimentare sono controllate da queste aziende, più o meno interessate a tutelare la salute dei cittadini e dell’ambiente, e in grado di piegare il settore dell’agricoltura e della piccola impresa agricola.

Ma in cosa consiste l’azione di Occupy Our Food Supply? Gli organizzatori suggeriscono di essere creativi, unirsi in gruppi e portare avanti azioni come avviare un orto, sostenere i piccoli produttori locali, scambiarsi le sementi, recuperare un terreno inutilizzato per trasformarlo in un orto comune, individuare i prodotti da supermercato contenenti ingredienti geneticamente modificati, creare alleanze per favorire la sopravvivenza dei piccoli negozi di vicinato che combattono contro i supermercati.

L’ufficio stampa dell’iniziativa non mi ha dato informazione circa eventi in Italia, dove a dire il vero la notizia di questa giornata di azione globale non è stata ripresa (se non da Gigi Padovani nel suo blog su La Stampa).

L’argomento è così distante da noi per essere preso in considerazione? Sappiamo in che stato di salute versa la nostra agricoltura? I nostri piccoli imprenditori agricoli? E i piccoli negozi? Voi che fate, occupate? E chi?

[Crediti | Martina Liverani è l’autrice del blog Curvy Foodie Hungry. Link: Occupy Our Food Supply, Dolce la vita]