Pesci d’aprile: Quando gli spaghetti crescevano sugli alberi

Lo ammetto, ho un debole per i pesci d’aprile, ed ero pronto a proporne uno su queste pagine. Avrei scritto, con tanto di foto tattiche prese qua e là, della nuova apertura di Ferran Adrià (o di altro chef strafamoso e difficilmente contattabile) nella Zona Industriale di Jarry, in Guadalupa, una specie di gigantesco labirinto di Shining trapiantato ai Caraibi i cui boulevard chilometrici sono privi di numeri civici. Un’idea sadica ispirata a una storia vera: mesi or sono ho percorso in lungo e in largo, quattro volte in una settimana, la suddetta Zona Industriale alla disperata ricerca di un ristorante, L’Orangerie, che mi aveva particolarmente ispirato da alcune recensioni su riviste gastronomiche locali. Trovato all’ultimo tentativo, chiuso e con cartello VENDESI sopra.

Mandare il prossimo in luoghi che non esistono è il più classico dei pesci d’aprile. Ai tempi d’oro del forum del Gambero Rosso, divenne estremamente popolare I Quattro Moli, sedicente ristorante veneziano gestito dal burbero ma talentuosissimo chef Biagio Dandolo: recensioni appassionate e l’estrema difficoltà, per un forestiero, di orientarsi dentro Venezia resero leggendario questo scherzo collettivo. E a distanza di svariati anni, sono certo che almeno un paio di persone scopriranno solo ora dell’inesistenza di Biagio e dei suoi Quattro Moli.

Nell’era Google, però, allestire un pesce d’aprile efficace è estremamente difficile; facile sbugiardare anche una beffa ben orchestrata tramite pochi controlli incrociati. Prima di Internet era tutto più facile: ricordo uno splendido pesce d’aprile della rivista musicale Mucchio Selvaggio che recensì un triplo live di Bruce Springsteen, in un’epoca in cui non esistevano suoi album ufficiali dal vivo.

Ieri ho letto con un certo interesse della statua del Nettuno trasformata in un calciatore a Gdansk, in Polonia, e giustificata agli allibiti passanti come un omaggio ai prossimi Europei di calcio. O di una versione da campeggio della Mini in vendita per un solo giorno.

Ma quello che è universalmente considerato il miglior pesce d’aprile della storia torna ad essere di argomento gastronomico.

Londra, lunedì primo aprile 1957. Panorama, serissimo contenitore di informazioni presentato da Richard Dimbleby, uno dei più stentorei e autorevoli speaker nella storia della televisione, è il programma di punta della BBC. Verso la fine, manda in onda questo servizio sulla raccolta degli spaghetti nel Canton Ticino, in un’annata eccezionale per l’inverno mite e la virtuale assenza del temibile punteruolo degli spaghetti.

Molti inglesi ci cascarono con tutte le scarpe. Il centralino della BBC fu preso d’assalto: pochi si congratularono per lo scherzo, i più chiedevano di risolvere liti familiari sorte intorno alla veridicità della storia o chiedevano come far crescere il proprio albero di spaghetti. La risposta standard fu “infilate degli spaghetti in una latta di salsa di pomodoro e auguratevi il meglio”.

Lo scherzo fu tenuto segreto anche all’interno della BBC, tant’è vero che l’allora direttore generale della rete, Sir Ian Jacob, ci cascò e queste sue parole a un collega rimasero nella storia dei pesci d’Aprile: “Quando ho visto il servizio, ho detto a mia moglie: Non credo che gli spaghetti crescano sugli alberi. Allora abbiamo cercato sull’Enciclopedia Britannica. Sai, l’Enciclopedia Britannica nemmeno cita gli spaghetti”. E c’è da dire, in effetti, che il cibo che più ci identifica, in quegli anni, non era molto diffuso nel Regno Unito, ed era considerato qualcosa di esotico.

Tanto da credere che gli spaghetti potessero crescere sugli alberi.

[Crediti | Link: Corriere.it, Bbc, immagine: BBC]