Sondaggio | Cannavaro il più bello, Rooney il più brutto, ma chi avrebbe vinto se si fosse giocato il mondiale della cucina?

Così, la Spagna è sul tetto del mondo per la prima volta, complimenti a la “Roja” per la vittoria al mondiale sudafricano, e anche per quella nel campionato della bellezza di Beautiful People.

Secondo i 200 mila partecipanti al sondaggio del sito americano, Fabio Cannavaro e Fernando Torres erano i giocatori più belli.

Mentre i voti per i meno belli, diciamo così, sono andati agli inglesi Wayne Rooney e John Terry.

Ma se invece del campionato di calcio si fossero giocati i mondiali della cucina, chi sarebbero stati belli e brutti? In altre parole, a quale chef appartiene il tasso di fighezza più elevato del pianeta? Chi, al contrario, non ha nel fascino la sua arma letale? Waka, waka: dite la vostra nel sondaggio post-mondiale di Dissapore. Si vota fino a mercoledì 14 alle 23 e 59, un solo candidato per categoria (quindi 2 in tutto), ma se abbiamo dimenticato qualcuno potete aggiungerlo nei commenti.

I MENO BELLI.

EUGENIO POL/ITALIA.

Di origini veneziane ma nato a Milano, un tot chimico, un tot chef, un tot panettiere, il barbuto Pol è di stanza al Vulaiga, laboratorio del pane a Fobello, in provincia di Vercelli. Non bello ma un po’ il Jerry Garcia italiano (d’ya remember Greatful Dead?). Le immagini di Eugenio Pol.

HEINZ BECK/GERMANIA.

Dalla natia Germania al successo ottenuto nel paese in cui “fioriscono i limoni” (cit.) precisamente a La Pergola di Roma, e di recente esportato al ristorante Apsleys di Londra. Al pari di molti calciatori tedeschi, esteticamente è rivedibile. Le immagini di Heinz Beck.

CICCIO SULTANO/ITALIA.

Un sultano tra i fornelli del ristorante Duomo di Ragusa Ibla (RG) da dove gli è riuscito di diventare lo chef bi-stellato (Michelin) più meridionale d’Europa. Sguardo obliquo e orecchio aperto insieme a una silhouette d’altri tempi non lo rendono un adone, ciò non toglie che sia uno dei più simpatici che possono capitarvi a tiro. Le immagini di Ciccio Sultano.

MARIO BATALI/USA.

Da “Babbo” in poi, a New York i suoi ristoranti nemmeno li contano più. Poi ci sono “Molto Mario”, lo show sul Food Network, i libri, e la recente società con Oscar Farinetti per Eataly New York. Non sarà un adone, ma nella cosiddetta “era dell’immagine” sa come muoversi. Sì, però, c’è un limite alla libertà individuale, mica si può circolare conciati così! Le immagini di Mario Batali.

SALVATORE TASSA/ITALIA.

Guardandolo è legittimo chiedersi se sia il caso di entrare nel suo ristorante di Acuto (Fr). Di certo non vi viene voglia di farci dei bambini subito. Ma una volta provata la sua “cucina vegetale” a Le Colline Ciociare, l’esperienza si rivela appagante. Le immagini di Salvatore Tassa.

DANI GARCIA/SPAGNA.

Andaluso, chef migliore di Spagna nel 2005/2006, anni caldi per i cocineri neo-campioni del mondo, è unanimamente identificato come il futuro della cucina spagnola. Officia al Calima, ristorante d’ atmosfera sulla spiaggia di Marbella, che appartiene al complesso Gran Melia, dove nonostante l’abilità (e la penombra) pare non abbia ancora ricevuto proposte di matrimonio. Le immagini di Dani Garcia.

I PIU’ BELLI.

PIERGIORGIO PARINI/ITALIA.

Ha unito in un encomio collettivo tutti i gourmet italiani, che hanno notato la fantasia, la passione, il talento… sorvolando sul fascino romagnolo che ha subito colpito le loro mogli o compagne. C’è chi dice che al 33enne chef del Povero Diavolo di Torriana (Rimini) non manchi proprio nulla. Le immagini di Piergiorgio Parini.

JAMIE OLIVER/INGHILTERRA.

Complicato riassumere le cose che lo chef britannico ha fatto in 35 anni. Ristoranti, best-seller in serie (libri, programmi tivù o applicazioni per l’iPhone non fa differenza), impegno sociale con la riforma delle mense scolastiche inglesi. Una forza della natura come Wayne Rooney, esteticamente riuscito meglio, ecco. Le immagini di Jamie Oliver.

DAVIDE OLDANI/ITALIA.

Profeta dello chic senza fronzoli cui ogni giorno continuiamo a chiedere il buono ma che sia pratico e accessibile, ha mollato i Marchesi e i Ducasse per misurarsi con cipolle, radici e sardine al D’O, dovesecondo i piùè nato il futuro della ristorazione italiana: alta cucina senza orpelli a 11 euro e 50. I ragazzi fanno la fila per entrare, le ragazze per conoscerlo. Le immagini di Davide Oldani.

ROCCO DI SPIRITO/USA.

Figlio di emigrati italiani nato a New York, idolatrato dalla critica gastronomica americana, specie femminile, non si capisce se per la cucina fusion o per l’irresistibile fascino latino. Protagonista di trasmissioni radio, reality e sit-com in tivù, gli Stati Uniti ormonano per lui (e un po’ anche per le polpette di Mamma Nicolina). Le immagini di Rocco Di Spirito.

ERNESTO IACCARINO/ITALIA.

Ha raccolto il testimone del padre nella gestione del ristorante di famiglia, il “Don Alfonso 1890” a Sant’Agata sui Due Golfi (Na). Dove si va per la cucina, l’incanto della natura, le stanze bomboniera, ancora più ammalianti se mostrate personalmente alle ragazze dal giovane chef napoletano. Le immagini di Ernesto Iaccarino.

RENE’ REDZEPI/DANIMARCA.

Di lui dicono che a 32 anni sia un prodiglio culinario, uno che in qualità di chef e proprietario del ristorante Noma di Copenhagen, numero uno del pianeta secondo la World’s 50 Best della rivista britannica Restaurant Magazine, ha letteralmente reinventato la cucina nordica. C’è però chi insinua che buona parte del suo recente successo sia dovuto all’aspetto. Convenite? Le immagini di René Redzepi.

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