Taste of Milano 2011: senza parole (ma anche con)

Senza parole:

Con parole: “Gradite dell’acqua?” “Piu’ di quella che viene giu’ da sola ?” Se ne va con una faccia che nasconde a fatica la smorfia e un vaffa comunque ben chiaro. Non e’ possibile, non riesco proprio a essere simpatico, neanche quando voglio.

Cosi’ e’ andata allo stand Sanpellegrino mentre si tentava una seduta a scrocco per sgranocchiare la Koppa dello chef-pasticcere Ernst Knam, al finocchietto, caramellata e con altre due righe di descrizione. Buona ma senza sfracelli. E il suo dolce “tris di cioccolato” — buono, classicheggiante, crucco — sotto un po’ di pioggia ma neanche tanta.

E’ vero, non c’e’ niente di gratis a Taste of Milano, ma no free meals e’ un detto vecchio quanto il mondo a Wall Street, e se lo dicono loro.

Entrata: quattro bimbi distruggono i nervi di una volenterosa mamma che nemmeno cazziando il marito trova conforto. Approvo il coraggio, meno i bimbi. Ma si sa, sono maleducato, a volte.

Mi sposto. California Bakery per un caffe’ bollente mentre il diavolo naturalmente in ritardo telefona. E l’artista sbevazza il caffe’. Il trio e’ pronto all’assalto. Facciamo piani, tracciamo circoli sul libricino di Taste, verghiamo, si, verghiamo, bersagli sul faccione di uno degli chef , il piu’ pop probabilmente. E vado da Osaka (io) e al Marchesino (loro) per un risotto allo zafferano apparentemente banale. Invece vince lo chef Canzian a mani basse, no, non quello dei Pooh. Lo spiedino di melanzane di Osaka mi ha attirato nel suo foie gras ma qualcosa non ha funzionato e l’impanatura e’ pesante. Credo sia sofferenza per la pioggia. Il risotto invece ha l’onda perfetta, il giallo perfetto, i pistilli perfetti. Lo chef pare anche simpatico mentre smestola nei piatti. Un piatto vero non lo finirei mai tanta e’ la personalita’ del retrogusto (ho provato a dire dolcezza, mi hanno guardato malamente) però m’inginocchio alla perfezione. Anche se il risotto di Manna

Si fottano i piani, andiamo a ruota libera. Park Hyatt, una scelta senza senso la mia. Non la loro. Uovo, bitto, patata e tartufo. Fino a quando non scopro la patata in fondo mi pare sciapo: bestemmia solenne bestemmia. E’ un ottimo piatto, equilibrato e sostanzioso. Me lo diceva sempre la nonna che dovevo mangiare sostanzioso per farmi le ossa. Educazione a tavola, senza noia.

Ci tocca: Davide Oldani. Rifletto. Ripenso. Rifiuto. E poi vado, naturalmente. Rafano al cucchiaio, acqua di mandorla, caffè amaro, pomodoro e sedano. Numero 1, ma proprio senza pensarci. Basta il contrasto acqua/crema caffe’. Non c’e’ granche’ da dire fare baciare lettera testamento. E’ bravo. Stop.

Uff, mi incaponisco: devo trovare qualcosa di meglio. Diametralmente opposto, nel senso della posizione all’interno dell’ippodromo dove si svolge Taste: sua maesta’ veneta Nick Cavallaro e la sua Altissima Bassa Cucina. Lascio le signore alle prese con l’oca in onto con pure’ di patate allo zenzero e mi distraggo, dov’e’ il ristorante Joia? Ah eccolo la’, vedo il profilo torvo-accattivante di Leeman, sembra un professore di Alta Cucina Naturale che bacchetta sì, ma solo per educarti. Invece da vicino ha l’aria di uno che ha capito tutto della vita e la prende con opportuna, profonda e seria serenita’. Probabile che poi frusti la brigata ma tanto io faccio l’impiegato altrove.

Mi dice buongiorno e provo un brivido di rispetto come quando ritrovai le chiavi del paradiso, la verginita’ perduta e altro che adesso non ricordo.

“Intima relazione” e’ il nome del piatto, noi due non ci conosciamo: formaggio del boscasso stagionato nella lavanda, chutney di rape e miele di castagne, pumpernickel ai semi di finocchio di montagna. Chiudo qui, il mondo puo’ anche andar avanti e io non e’ che possa scendere ma questa e’ la cima della montagna. I banali direbbero orgasmo, Bourdain direbbe … non lo so, dice tante di quelle str***ate che non saprei cosa potrebbe dire, la De Filippi e De Niro piangerebbero.

Relax.

Torno da Nick Cavallaro, chiudo con l’oca che e’ li’ che combatte con Oldani per la seconda piazza. Lasciamo che vinca la simpatia dello chef, quindi Oldani terzo. Poi ammazzo gli ultimi ducati, la moneta interna a Taste, con crocchette di baccalà mantecato in crosta di mandorle pistacchi e nocciole con chips di polenta soffiata.

Sarebbe stato meglio spenderli da Matias Perdomo del Pont de Fer? (shit, l’abbiamo dimenticato) o da Matteo Torretta del Savini?

[Crediti | Illustrazione di Gianluca Biscalchin, immagini di Mauro Z_Z]