Trovarsi a Slow Food durante il blitz dei “nazicomunisti” anti-Ogm nel campo di Vivaro

Sono stato a Bra (Cuneo) costringendo l’iPhone ad abbracciare con sguardo indagatore i paraggi di via Mendicità Istruita. Come sa ogni gastrofanatico evoluto oltre al quartier generale, via Mendicità Istruita è la quintessenza di Slow Food, a causa di quel nome, nobile, concettuale e un po’ snob. Sono stato a Bra, tra l’altro, per parlare con il presidente Roberto Burdese di Giorgio Fidenato, l’agricoltore che tempo fa ha piantato mais geneticamente modificato nei suoi campi di Fanna e Vivaro in provincia di Pordenone. Ora quel mais è maturato e il rischio di contaminazione delle altre colture è molto concreto.

Sono un ragazzo fortunato, avere per guida turistica Marco Bolasco, romano, ex Gambero Rosso, ora pazientemente emigrato nella marca di Alba per fare il direttore di Slow Food Editore — della cui sede vedete qualche scatto — è il sogno bagnato di ogni viandante. E’ stato lui a portarmi da Burdese, che, tornando alla vicenda di Giorgio Fidenato, ha raccontato il blitz degli ambientalisti di Greenpeace che venerdì scorso hanno presidiato i campi di Fanna e Vivaro seminati con gli Ogm, chiedendo insieme a Slow Food e altre 40 associazioni ambientaliste di: “distruggere subito il campo nel quale sono state illegalmente seminate piantine di mais geneticamente modificato”.

Già, perché in assenza di autorizzazione, in Italia la semina di Ogm è illegale. E secondo Greenpeace, Fidenato è un irresponsabile perché “il mais ormai completamente fiorito sta spargendo il polline sui campi vicini trasportato dal vento e dagli insetti”. Perfino l’ex ministro delle Politiche Agricole Luca Zaia ha auspicato l’intervento delle forze dell’ordine arrivando a lodare Greenpeace “che ha fatto bene ad intervenire prima che sia troppo tardi”.

Nella sede di Slow Food, qui sopra una vista dal cortile, si ricordava il precedente della Regione Piemonte, che pochi giorni fa ha ordinato la distruzione di coltivazioni Ogm “fuorilegge” su oltre 300 ettari nella zona di Pinerolo, in provincia di Cuneo proprio come Bra. Dopo che la polizia ha bloccato il blitz di Greenpeace, è intervenuto Giancarlo Galan, l’attuale ministro dell’Agricoltura, che ha avviato le indagini per capire se quello seminato è davvero mais geneticamente modificato. In questo caso, visto che in Italia la semina Ogm “è espressamente vietata”, spetterà all’autorità giudiziaria prendere provvedimenti. Ma Galan ha aggiunto che è necessario velocizzare la sperimentazione sugli Ogm, lui crede che la ricerca non si possa fermare.

A un pugno di km da Bra c’è Pollenzo, dove sei anni fa Slow Food, con una delle sue classiche, pioneristiche mosse, ha creato l’Università di scienze gastronomiche, un caso davvero saporito nella storia della formazione. L’agenzia di Pollenzo, che oltre all’università ospita un confortevole albergo, la Banca del vino (museo del vino italiano con punto vendita) e il blasonato ristorante Guido, è un ex tenuta reale dei Savoia tra le Langhe e il Roero o per meglio dire, tra i tartufi di Alba e le vigne di Barolo. Dicono che sia una testimonianza di come gli italiani prendano seriamente l’atto di mangiare: una passione nazionale.”

Capitolo conclusivo (per ora) della vicenda di Vivaro. Per Giorgio Fidenato, l’agricoltore accusato della semina Ogm, Greenpeace, Slow Food e le altre associazioni ambientaliste sono “nazicomunisti” le cui irrazionali paure di contaminazione delle specie vegetali somigliano sempre più alle idee di purezza della razza. “Se questi statalisti pensano di intimidirci – ha aggiunto – sappiano che stanno sbagliando di grosso. Noi andiamo avanti”.

Insomma, comunque la pensiate sugli Ogm, non si parla solo di vacanze nell’Italia di Agosto.

[Fonti: Repubblica, Il Gazzettino]