Essere la 50 Best Restaurant: pregi e difetti

In attesa di scoprire che vincerà la World's 50 Best Restaurants 2017, che si svolgerà domani a Montreal, conosciamo meglio l'unica classifica che conta per i ristoranti d'èlite

Essere la 50 Best Restaurant: pregi e difetti

Questa volta sarà Melbourne, in Australia, a festeggiare il vincitore della 50 Best Restaurant, classifica descritta dai più temerari come l’Oscar dei ristoranti, che l’anno scorso ha collocato l’Osteria Francescana in cima al mondo, per la gioia di Massimo Bottura.

Per una settimana Melbourne diventerà la capitale mondiale del cibo, il luogo dove in vista dell’evento di domani convergeranno tutti i migliori chef del mondo, giornalisti, critici e appassionati, per scoprire quale, quest’anno, sarà incoronato migliore ristorante del pianeta.

Prima di lasciarci contagiare dalla classica frenesia pre “50 Best”, con l’Italia gastronomica pronta a esultare qualora talento e tecnica di Massimo Bottura venissero riconosciuti come nel 2016, vi presentiamo pregi e difetti dell’unica classifica che conta –volenti o nolenti, per l’alta ristorazione.

PREGI E DIFETTI

crippa selfie

Nata nel 2002 da un’idea della rivista inglese Restaurant Magazine, redatta sulla base del giudizio di 837 esperti del settore, la 50 Best Restaurant è diventata nel tempo determinante per i ristoranti d’élite, portandosi dietro  inevitabilmente  la sua bella scia di critiche e perplessità.

Si comincia con l’eccesso di testosterone: nella  classifica, la rappresentanza femminile è molto risicata, al punto che nel 2011 è stato necessario creare un premio apposito per le chef donne.

Inoltre, a contendersi i primi posti sarebbero quasi sempre i soliti quattro amici al bar, come per esempio il Noma di Copenhagen, di Renè Redzepi, primo per ben cinque delle ultime sei edizioni, o anche lo spagnolo El Celler de Can Roca, che negli ultimi anni  ha vinto due volte.

Altra critica frequente è che la  prestigiosa classifica sembra disinteressarsi ai prezzi dei ristoranti, riducendosi ad  una specie di lista élitaria per gourmet fanatici dal portafoglio gonfio e dal sopracciglio alzato e  disposti a spendere parecchio, anche per lunghe trasferte da un continente all’altro, per essere poi costretti, oltretutto, negli angusti limiti dei menù degustazione.

E poi ci sono i giudici. Che non devono produrre la ricevuta dei ristoranti per dimostrare di esserci stati davvero. Questione che solleva più di un dubbio sull’attendibilità del giudizio, probabilmente influenzato, anche inconsciamente, da una cena offerta dal ristoratore.

Per contro va detto che la 50 Best assicura ai ristoranti, soprattutto ai primi classificati, un’esposizione internazionale che ha ben pochi rivali, quantificabile con un cospicuo aumento del numero di prenotazioni.

Nel 2013, dopo che El Celler de Can Roca era salito in cima alla classica, i fratelli Roca hanno detto all’agenzia di stampa Bloomberg di aver dovuto assumere del personale extra solo per riferire ai clienti trepidanti che non c’erano posti disponibili.

E anche a noi, appassionati  buongustai disposti a macinare chilometri per un pasto come si deve, le dritte della classifica risultano comunque utili.

L’EDIZIONE 2017

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Sono 850 gli ospiti della manifestazione che sfileranno sul red carpet del Royal Exhibition Building di Melbourne domani 5 aprile, quando il gran cerimoniere elencherà ad uno a uno i nomi dei ristoranti che si sono piazzati dalla posizione n. 50 fino alla prima.

E se solo i fortunati ospiti presenti potranno assistere alla declamazione dal vivo dell’attesa classifica, tutti gli altri potranno vedere il countdown in un mega-schermo in Federation Square, sempre a Melbourne, sin dalle 20.30, dove seguiranno poi spettacoli musicali e di intrattenimento.

26 sono i Paesi rappresentati, e per ognuno è previsto un piccolo plotone formato da 39 esperti, tra cui chef, ristoratori, critici gastronomici e appassionati,  per un totale di oltre 1000 giudici.

ANTICIPAZIONI DALLA POSIZIONE n. 51 alla n. 100

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Intanto, come ogni anno, le prime indiscrezioni e la classifica in avanscoperta delle posizioni dalla 51.ma alla 100.ma, hanno creato suspence e anche un discreto chiacchiericcio, utile e funzionale per arrivare belli caldi all’evento di domani.

Per quanto riguarda gli italiani, Combal.Zero di Davide Scabin, che si era piazzato al 65° posto nel 2015 e  al 46° lo scorso anno, è di nuovo fuori dal mondo dorato dei primi 50 ristoranti.

Scabin è infatti al 59° posto nell’attuale edizione della 50 Best, unico italiano, tra l’altro, a essere presente nella seconda parte della lista, a eccezione del bergamasco Umberto Bombana, che però ha aperto il suo ristorante, Ottoemezzo –peraltro vincitore della classifica 50 Best Asia per il 2017– a Hong Kong e non in Italia.

Anche Niko Romito, che lo scorso anno era presente in questa parte della classifica, alla posizione n. 84, è misteriosamente sparito, e qui le possibilità sono due: o gli è stato consentito l’accesso nella parte alta della classifica, oppure è stato estromesso bellamente dal giro degli chef che contano: un po’ come dire dalle stelle alle stelle.

Anche lo spagnolo Quique Dacosta, con il ristorante di Denia, immortalato in una prova esterna dall’ultima edizione di Masterchef, è stato retrocesso nella parte più bassa della classifica: dalla 49ma posizione dello scorso anno, si ritrova oggi alla n. 62: potenza di Masterchef!

Presente in questa parte della classifica anche la migliore chef donna del 2017, la slovena Ana Ros, che con il suo ristorante Hisa Franko (la casa di Franko), di Kobarid –ovvero Caporetto–, a pochi chilometri dal confine italiano, si piazza al 69° posto.

Tra le new entry troviamo invece, al 55° posto, il ristorante Disfrutar, a Barcellona, mentre sale di diverse posizioni Momofuku Ko di David Chang, newyorkese di origini coreane che possiede un piccolo impero di ristoranti, salito dalla 97ma posizione alla 58ma.

Scendono invece Andreas Caminada, giovane chef tre stelle Michelin che gestisce l’Hotel Ristorante Schloss Schauenstein a Fürstenau, in Svizzera, e Magnus Nillson, celebrato esponente delle new-nordic-cuisine con il ristorante Fäviken a Järpen in Svezia.

GLI ALTRI DISPERSI ECCELLENTI

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Anche uno dei grandi della cucina francese e internazionale, Alain Ducasse, con il suo “Alain Ducasse au Plaza Athénée”, a Parigi, 58° nella scorsa edizione, è assente in questa parte della classifica, al pari di Yannik Alleno, trionfatore Michelin 2017 con un totale di sei stelle, tre per il suo ristorante a Courchevel, “Le 1947”, sulle Alpi della Savoia, e altre tre per il Pavillon Ledoyen, a Parigi.

Lo scorso anno era 72°, mentre quest’anno risulta per ora disperso. Ma considerata la pioggia di stelle che gli è piovuta addosso nell’anno corrente, è facile presumere che lo ritroveremo nella parte alta della classifica.

E LUI, MASSIMO BOTTURA?

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E Massimo Bottura, con la sua Osteria Francescana, il trionfatore dello scorso anno?

Shhh… silenzio. Siccome vogliamo sentirci fieri di essere italiani ancora una volta, da ora in aventi scatta, scaramantica, l’autocensura.

[Crediti: The weekly review, Gambero Rosso, Eater, Dissapore