Ci voleva una pandemia per far tornare di moda le gastronomie

Nel tentativo di reinventarsi in pandemia i ristoratori trendsetter sono riusciti nell'impossibile: rendere cool le buone vecchie gastronomie.

Ci voleva una pandemia per far tornare di moda le gastronomie

Chissà se ai ristoratori, anche quelli più fighi, era mai venuto in mente che il futuro del loro mestiere sarebbe diventata la gastronomia? Probabilmente no, ma ci si sono ritrovati con tutti e due i piedi – come spesso accade quando la vita ti scombina i piani che avevi fatto. E in fondo a noi tutto sommato neanche spiace, visto che la maggior parte di loro con la gastronomia se la cava strabene, e noi così non rinunciamo ad avere a casa un po’ di quella sensazione che avevamo quando mettevamo piede al ristorante.

Perché il mondo, in quest’anno, è cambiato (ma va?). E la ristorazione, quando ha potuto e voluto, ha dovuto adeguarsi alle nuove dinamiche. C’è chi ha tentato la strada dei delivery gourmet, che arrivavano in mini confezioni da riassemblare peggio di un mobile dell’Ikea. Un giochino anche simpatico (talvolta frustrante, se quello che vuoi è mangiare bene senza dover sporcare quarantamila pentole come se la tua fosse una cucina professionale), ma finito in fretta. Il tempo di trovare la quadra, e la quadra è arrivata, e ha la forma di una gastronomia.

Un tempo, la gastronomia – diciamocelo – faceva un po’ sfigato. Era quella cosa per quando hai poco tempo per cucinare, quel negozietto sotto casa rimasto solo la pallida memoria dei tempi che furono, in cui l’anziana e paffuta proprietaria ti proponeva pasta fresca e ricette d’una volta. Di quell’idea lì erano rimasti, fatti salvi alcuni lodevoli casi, i sottoli e la lonza tonnata con la maionese un po’ ingiallita.

Ci voleva la pandemia per far tornare di moda le gastronomie come si deve. Alleluja.

Il delivery più semplice, più buono, più sfizioso e più remunerativo in questo periodo di chiusure (da cui, vale la pena ricordarlo, gli alimentari non sono toccati) è proprio quello della gastronomia. E in molti lo hanno capito.

Delia di Alberto Gipponi

dina alberto gipponi

I gourmet più curiosi lo conoscono per la cucina mai scontata del suo Ristorante Dina a Gussago. Da poche settimane, Dina ha una sorella minore, Delia, una gastronomia con servizio d’asporto e domicilio per Brescia e provincia figlia della pandemia e della voglia di non stare con le mani in mano nell’attesa della riapertura. Piatti semplici (polenta, giardiniera, torta sbrisolona) e la promessa di dare presto a Delia un luogo fisico, oltre che uno virtuale, a Brescia città.

Info: https://www.gastronomiadelia.com

La bottega di Proloco Trastevere

 

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Un nome finto pop per uno di quei ristoranti che hanno nobilitato di nuovo il concetto di “trattoria”, e che infatti si fanno chiamare “trattorie moderne”. Della trattoria resta il calore, il concetto dei piatti, ma l’attenzione alla cucina, alle materie prime e ai dettagli è quello di un ristorante di livello. Oggi Proloco Trastevere, trattoria moderna di Roma, apre la sua bottega, con una proposta di salumi, formaggi, dolci e specialità laziali.

Info: https://www.prolocotrastevere.it/la-bottega

Giuseppe Rambaldi, Gastronomi(a)tipica

Gastronomi(a)tipica Rambaldi

Ha passato quasi vent’anni a far da braccio destro a Davide Scabin, Giuseppe Rambaldi, e poi si è aperto il suo ristorante (Cucina Rambaldi) a Villar Dora, con una cucina della tradizione con qualche twist oriental-creativo che – complice anche uno scontrino abbordabile – faceva registrare settimane di tutto esaurito. Poi la pandemia e poco prima – per fortuna o lungimiranza di Rambaldi – l’apertura di una gastronomia gourmet, in una zona della Torino bene che ama questo genere di cose. Piatti classici da gastronomia, buonissimi, prodotti selezionati, paste fresche e una bella selezione di vini: in questi mesi la gastronomia è ciò che ha permesso a Rambaldi di stare sereno, come ci ha raccontato lui stesso.

Info: https://www.rambalditorino.com/gastronomia-atipica

Scannabue

A proposito di “trattorie moderne” (vedi poco più su) Scannabue è esattamente uno di quegli indirizzi che i giovani gourmet torinesi consiglierebbero a chi vuole mangiare davvero bene. Cucina del territorio, ambiente curato e una carta dei vini interessante e ampia. La stessa carta è oggi disponibile da asporto, insieme a una proposta di piatti freddi e caldi e di pasta fresca che trova spazio nella gastronomia aperta proprio accanto al ristorante, in piena pandemia.

Info: https://www.scannabue.it/gastronomia/

In.Gredienti Alajmo

alajmo ingredienti

Se c’è nell’aria una tendenza imprenditorial-gastronomica, gli Alajmo è probabile che l’avranno anticipata. E in effetti la famiglia aveva da tempo il negozio di alimentari “In.gredienti” a fianco al ristorante Le Calandre, ma in questo periodo non hanno potuto che potenziarne l’offerta, attivando anche un servizio di ordini online con consegna a domicilio a largo raggio. Ci si trovano formaggi, salumi, snack e panini, oltre a tanti prodotti in barattolo, pasta all’uovo, pane e condimenti vari.

Info: https://www.alajmo.it/it/menu/ingredienti

Gastrono“mia” Da Vittorio

Se perfino un tristellato storico come Da Vittorio a Brusaporto si lancia nella gastronomia, non può che essere la riprova che è davvero la direzione da prendere in questo momento. Accanto a una proposta di delivery (con un menu di pesce, uno di carne e uno vegetariano) la famiglia Cerea propone un servizio di gastronomia con consegna a domicilio, dove si trovano tutti i piatti che vorremmo trovare in una gastronomia gourmet: insalata russa, vitello tonnato, terrina di foie gras, roast beef, polpette di vitello, baccalà mantecato e sughi per condire la pasta fresca. Un meraviglioso salto indietro nel tempo, ai tempi in cui le gastronomie erano di moda e la mamma la domenica ci portava lì a comprare un po’ di cose buone per davvero.

Info: https://www.davittorio.com/delivery/gastromia.html