Guida Michelin 2023: i voli linguistici dei neo “cuochi stellati”

Un breve excursus sullo storytelling dei neo ristoranti premiati dalla guida Michelin. Ecco un assaggio del loro lessico spericolato

Guida Michelin 2023: i voli linguistici dei neo “cuochi stellati”

Che se ne parli bene o male, tanto o poco, la rivelazione delle nuove stelle Michelin è ancora un momento di stringente attualità nel settore gastronomico che non può essere ignorato. E proprio con questo spirito, la redazione di Dissapore si avvicina alla premiazione per dare conto a lettori e lettrici delle novità dell’edizione contingente.

Quest’anno i ristoranti che hanno ricevuto una stella Michelin da zero, sono stati diversi (li abbiamo raccontati qui). Durante la presentazione si è posta particolare enfasi sul fatto che molti di loro fossero guidati da chef under 35, quindi da giovani, ispirati dal giusto mix di creatività, tradizione e innovazione, formula ormai nota anche ai bimbi. E così, mentre ci informavamo sui nuovi indirizzi (chi vi dice che li conosceva tutti, mente e noi non diciamo le bugie) abbiamo notato che questa creatività si riversa in modo peculiare nello storytelling.

Come questi chef raccontino sé stessi e i loro ristoranti al mondo, oppure come lo facciano per loro social media manager, copywriter, agenzie di comunicazione o addetti stampa, è, ammetterete continuando a leggere, del tutto peculiare. C’è chi insiste sulla tradizione, chi sul territorio, sulle materie prime, sulla sostenibilità: le carte da sfoderare alla fine son quelle, il mazzo non è infinito.

Alcuni però partono per la tangente aprendosi a un lessico gastronomico del tutto singolare che ci chiediamo seriamente quale effetto possa produrre nel cliente finale, che magari visita il sito più per prenotare o leggere il menu (e relativo prezzo) che per farsi ammaliare dalle parole. Ed eccoci qui dunque con una breve raccolta che forse in qualche passaggio potrebbe strapparvi un sorriso, proprio come accaduto a noi:

La cucina di Enrico Mazzaroni, negli anni, ha assunto un’impronta precisa, al punto da diventare riconoscibile, patognomonica, solo sua
Ristorante Il Tiglio

Il ristorante fine dining vive un lusso gastronomico che è anche democratico e aperto a tutti gli amanti della buona tavola. Questo progetto di Enrico Bartolini è affidato allo chef Michele Cobuzzi e alla sua “anima” anticamente futurista
Anima Ristorante

Andrea Ribaldone e Federico Sgorbini accendono le luci su un’alta cucina che celebra il gusto più vero in un perfetto equilibrio tra semplicità e creatività. La loro un’unione trova ora nuova enfasi in un’avvincente evoluzione culinaria che parte dal territorio per raggiungere tutte le sfumature dell’attualità internazionale
Ristorante Lino

Alla ricerca di nuove esperienze, attraverso cui definire il sapore della contemporaneità
Andrea Aprea Ristorante

Nella Stüa de Michil il cibo è un alfabeto fatto di materia, natura e memoria che si evolve in un linguaggio del gusto in equilibrio fra bello, buono e seducente
Stüa de Michil

Orgogliosamente cucina
Famiglia Rana

Un ristorante attento alla forma nel quale l’ordine, la luce di taglio, l’alternarsi di materiali quasi grezzi creano un’ambiente dove all’apice della trasformazione spaziale si può godere della massima espressione culinaria della materia, trasformata in emozione
Bolle Restaurant

Ogni ingrediente finemente affettato parla della formazione e delle battaglie quotidiane
Trattoria contemporanea

“Ti siedi al mio tavolo e il mondo scompare, ci sei tu e quello che stai vivendo, in quel dato e intenso momento, null’altro. Qui ed ora, l’unica dimensione per vivere davvero […] Bandita ogni forma di banalità, conservando lo spirito dei piatti tradizionali, ti porterò in giro per il mondo, tra sapori che credevi persi e altri che non avevi mai gustato
Ristorante Vitium