Le orecchiette di Bari Vecchia, e le signore che le preparano nei vicoli della città, circondate da turisti scesi in massa dalle navi da crociera, tengono banco per tutta l’estate. Ogni estate. Un susseguirsi di vicende spesso tristi, tra prodotti industriali spacciati per artigianali, un’esasperazione del folklore forse non del tutto necessaria e un sindaco e un’amministrazione comunale che, bisogna dirlo, tentano di mediare tra la tutela della tradizione e il rispetto delle normative, tra quella che è ormai un’indubbia attrazione turistica (a cui è difficile rinunciare) e la salvaguardia del turista, che fregato una volta mica ci rimette più piede, a Bari.
Tanti i tentativi fatti in questo senso, talvolta anche riusciti, tra norme HCCP a cui far adeguare le “signore delle orecchiette” e corsi offerti di rispetto delle normative vigenti. Ci sta tutto, in effetti. E qua e là nel tempo qualche risultato s’è pure visto. Ma poi, un anno fa, è spuntato fuori il distributore automatico di prodotti tipici, olio orecchiette taralli e compagnia bella, in funzione 24 ore su 24 così i turisti possono prendere l’ultimo souvenir prima di andare via col loro volo Ryanair che magari parte alle 6 del mattino (chi non ne ha preso uno nella vita?), e allora la sensazione è che non abbiamo capito nulla, e che la colpa è tutta nostra.
Il distributore automatico di orecchiette (che si inceppa)

È di oggi la notizia (la dà la Gazzetta del Mezzogiorno) che il distributore automatico di orecchiette ogni tanto si inceppa, e quando è fuori uso i turisti se ne vanno via delusi, a mani vuote, senza il pacco di orecchiette comprato alla vending machine, tra una bibita in lattina e uno snack ipercalorico. C’è pure il video, con il capannello di turisti che si appiccica al vetro del distributore automatico, con l’evidente (e comprensibile) voglia di prenderlo a pugni nella speranza che rinsavisca, e sputi fuori le tanto desiderate orecchiette.
E lui, niente. Se n’è andato in sciopero, evidentemente, e la speranza è che l’abbia fatto chiedendosi lui stesso come fosse possibile essere finiti così, aver delegato a una macchina in funzione h 24 la vendita dei prodotti tipici pugliesi, i “tipical products of Puglia”, come recitava la scritta sopra la macchinetta, compreso quell’errore che tanto fa inglese maccaronico e che in effetti pare essere stato messo lì quasi apposta, a ricordare i richiami in italenglish delle botteghe di una volta.
Ah, le botteghe di una volta. Che ci sono eh, ma che stanno scomparendo, in ogni città, in favore di catene, di orridi negozi per turisti, perfino di macchinette che sfamano di orecchiette h24. Il tutto, senza nessuno che alzi la mano per tutelare davvero la tradizione italiana, l’enorme ricchezza enogastronomica del Paese, quella che ci affanniamo tanto a far diventare Patrimonio dell’Umanità Unesco, ma poi affidiamo alle macchinette come se fosse un pacchetto di sigarette. Se il turista vuole il mordi e fuggi, noi Italiani siamo bravissimi a darglielo. E lo abbiamo sempre dimostrato. A Venezia come a Bari, a Roma come a Firenze, e non c’è da stupirsi se poi qualcuno tira fuori il fatto che siamo diventati un gigantesco Luna Park, e bye bye l’autenticità, che era il valore più grande che potessimo mettere al servizio del turismo mondiale, nonché il più ricercato dalla contemporaneità.
Le pastaie di Bari Vecchia, che non sempre aiutano

Qualcuno dirà che le pastaie di Bari Vecchia, quelle che impastano orecchiette nei vicoli a favor di telecamera, sono la migliore espressione dell’autenticità. Certo, sempre meglio della vending machine, questo è fuori di dubbio. E, nonostante gli errori fatti in passato, a tutti è concessa una seconda possibilità, sperando che abbiano capito l’antifona. Un altro punto a loro favore è l’aver riportato i turisti in vicoli non sempre sicuri e frequentati, prima che si affollassero di gente in preda alla ricerca di un selfie con la signora delle orecchiette di turno.
Dunque, lunga vita alle pastaie, che in effetti fanno anche simpatia, al netto di quello che potremmo definire un eccesso di autenticità, che in fondo è quello che vuole il turista. Pizza mandolino orecchiette signora mia bella. Uè Uè. Questo è quello che abbiamo sempre venduto all’estero e questo è quello che continuiamo a vendere, convinti che sia la nostra arma migliore.
Sarà. Ma il tema è un’altro, e basta vedere le stories della signora Nunzia – la più celebre delle pastaie di Bari Vecchia – per capire che qualcosa non va. Lei, presa d’assalto anche fuori stagione da influencer e content creator (italiani), si presta volentieri ai video con tutti. Video che vengono sparati sui social con colonne sonore random, dalla rivisitazione siculo americana di “C’e la luna mezz’o mare” alla pizzica salentina. Cose che nulla hanno a che fare con le orecchiette, né con Bari Vecchia, e che denotano la totale ignoranza degli stessi content creator italiani nei confronti di quella tradizione che vorrebbero promuovere con le loro foto, e con i loro video. Si dirà che il pubblico americano spesso non distingue Venezia da Palermo. L’Italia è tutta Italia, vista da lontano. Forse è su chi la vede (e la racconta) da vicino che dovremmo lavorare, se davvero puntiamo alla tutela del nostro sudatissimo Patrimonio Immateriale.
