Poormanger, la patata ripiena gourmet, viene acquisita da Cirfood (e si espande)

La più nota insegna italiana di patate ripiene "gourmet", la torinese Poormanger, viene aquisita da Cirfood e mira ad aprire in ogni città, partendo da Milano.

Poormanger, la patata ripiena gourmet, viene acquisita da Cirfood (e si espande)

Poormanger, il ristorante (e poi format) di Torino che ha reso la patata ripiena sinonimo di successo, viene acquisita da Cirfood Retail, società cooperativa italiana di ristorazione, e come quasi sempre avviene in questo caso annuncia, contestualmente, un progetto di espansione.

Cirfood ha come obiettivo quello di costruire un portafoglio di marchi di ristorazione commerciale, e in questo progetto Poormanger è la terza insegna ad entrare in gioco: prima è stato il turno di Kalamaro, ristorante-piadineria di Riccione (che il gruppo ha già portato a Milano e a Firenze) e poi dell’Antica Focacceria San Francesco, storico marchio di Palermo, che il gruppo ha acquisito da Feltrinelli.

A Torino Cirfood ha avuto in gestione (tramite la newco Affida) la ristorazione di Piano35 dalla sua inaugurazione al 2018, anno in cui, a seguito del mancato rinnovo del contratto, il ristorante e il lounge bar del grattacielo torinese erano stati temporaneamente chiusi. Oggi il gruppo torna sotto la Mole, acquisendo uno dei suoi brand di ristorazione più identitari, è il caso di dire.

Dieci anni di successi

patate poormanger

Nato nel 2011 dall’iniziativa di tre giovani ragazzi, negli anni Poormanger si è rafforzato grazie a un grandissimo successo, ed è riuscito ad aprire in città due punti vendita, entrambi sempre frequentatissimi e amatissimi da un pubblico trasversale. Negli anni, come si suol dire, Poormanger ha potuto vantare innumerevoli tentativi di imitazione, non solo a Torino ma in tutta Italia. Ma nessuno, in realtà, ha saputo costruire un format di patate ripiene pari all’originale torinese. Una storia che vi raccontammo su Dissapore, letteralmente rapiti dall’entusiasmo di Daniele Regoli, Valerio Ciardello e Marco Borsero.

La chiave è probabilmente da ricercarsi in una proposta buona, varia, golosa e con un prezzo contenuto. Poi in un nome che è un brillante gioco di parole, memorabile, in un business che vince a partire dalla materia prima principale. Ma anche nell’atmosfera familiare costruita da un team giovane: punto di forza che evidentemente Cirfood sa che deve mantenere, per non snaturare il progetto.

“Con i marchi con cui lavoriamo dobbiamo fare molta attenzione a mantenere la loro autenticità”, spiega Leopoldo Resta, amministratore delegato di Cirfood Retail, “e per questo vogliamo lavorare in continuità con chi questo format l’ha creato”.

Di certo, in un’acquisizione di questo tipo, non può non aver giocato un ruolo un anno difficile, che comunque Poormanger ha sostenuto con un buon lavoro sul delivery e l’asporto, che il tipo di prodotto consente di gestire al meglio. Lo ammette anche Daniele, uno dei tre soci originari del progetto Poormanger, spiegando che visti i tempi difficili, avere le spalle più larghe non può che essere una rassicurazione.

Quest’anno, tra l’altro, segna il decimo compleanno del marchio di patate ripiene. Un punto di svolta anche anagrafico, quindi, che i tre ragazzi che hanno messo in piedi il progetto (oggi rimasti in due) hanno deciso di celebrare espandendo il proprio marchio con un partner importante. “Con questa operazione non cresciamo solo noi ma anche molti dei nostri fornitori”, spiega Daniele, “che negli anni sono rimasti in gran parte gli stessi, nonostante l’aumento dei quantitativi”. “I fornitori che ci sono, il personale che c’è, nulla verrà sostituito”, spiega Leopoldo Resta, “la regola numero uno che ci siamo dati è: non si cambia nulla”.

Un Poormanger in ogni città d’Italia

Poormanger

“Vogliamo mantenere il format: andrà nelle città, non nei centri commerciali”, spiega Resta. “Manterrà il suo stile vintage e tutto quello che l’ha reso quello che è: Poormanger è una macchina in grado di fare dei numeri pazzeschi (400mila patate nel 2019) ma di mantenere un’atmosfera familiare e genuina”. “Quindi vogliamo costruire un percorso di crescita, ma una crescita comunque molto controllata, perché è un progetto che va gestito in una certa maniera, non si può aprire e basta”. Cinque locali all’anno l’obiettivo ideale, che probabilmente il Covid potrebbe però rallentare.

“Il sogno è che ci sia un Poormanger in ogni città d’Italia, ma da soli non potevamo farlo”, spiega Daniele, “abbiamo trovato un interlocutore che ci è sembrato giusto e oggi siamo pronti ad espanderci: il prossimo mese apriremo un nuovo locale a Milano”. Il locale meneghino, in realtà, è pronto già dallo scorso autunno, ma l’apertura è stata posticipata per la pandemia ed è stata ora fissata – salvo disposizioni governative diverse – per la seconda metà di aprile.

“Vogliamo fare un percorso insieme a Cirfood senza snaturarci”, spiega anche Valerio, il secondo dei soci originari di Poormanger, “e siamo d’accordo sul mantenere le cose che ci fanno sentire a casa e che hanno costruito la forza di Poormanger”.

“Se non l’avessimo fatto noi, l’avrebbero fatto gli altri”, conclude Daniele, sottolineando quante volte format simili siano stati messi in piedi (senza peraltro, ribadiamo, riuscire ad eguagliare il successo del locale originale) e quante volte – probabilmente – sia stato loro chiesto di allargarsi fuori dal Piemonte. Ora è arrivato il momento, e siamo curiosi di sapere come andrà.