Ortoressia: che cosa significa mangiare sano in modo malsano

Ortoressia: che cosa significa mangiare sano in modo malsano

Sono circa 3 milioni, secondo il Ministero della Salute, gli italiani colpiti da disturbi del comportamento alimentare. Se i più conosciuti sono anoressia, bulimia e disturbo da alimentazione incontrollata, meno nota è la malattia psicosomatica legata a quella che, invece, è un’alimentazione troppo controllata, ovvero l’ortoressia, l’ossessione che porta a mangiare sano in modo malsano.

Ne abbiamo sentito parlare a seguito della Gioranta nazionale contro i disturbi dell’alimentazione dello scorso 15 marzo (detta anche giornata del fiocchetto lilla) e abbiamo deciso di fare un punto della situazione, per capire meglio cos’è e come si manifesta.

Che cos’è l’ortoressia

Nello specifico, stiamo parlando di un disagio in bilico fra un disturbo del comportamento alimentare e un disturbo dello spettro ossessivo compulsivo, che in Italia, secondo i dati del Ministero della Salute, interessa circa 3 milioni di persone, con una prevalenza di uomini (11, 3%) rispetto alle donne (3,9%). Ed è proprio quest’ultimo dato, la maggiore diffusione fra gli uomini, a rendere questo problema più “insolito” – ricordiamo che le stime sui disturbi alimentari parlano di un 95,9% di diffusione fra le donne.

A sorprendere è proprio il fatto che, secondo la sua definizione, “ortoressia” non significhi necessariamente voler dimagrire. Dal greco Orthos (giusto) e Orexis (appetito), indica l’ossessione psicologica per il mangiare sano e si traduce, a livello pratico, in un controllo compulsivo sul cibo ingerito: dall’ossessione per la “qualità” di ciò che si mangia alla programmazione sistematica dei pasti, nella parenne paura di “contaminare” se stessi attraverso alimenti poco salubri e in una continua auto imposizione di regole.

A livello generale, consiste nell’imposizione maniacale di regole rispetto a ciò che si mangia, che porta, ad esempio, a pensare al cibo per più di 3-4 ore al giorno, a fare gli acquisti in maniera scrupolosa e fanatica, a pianificare i pasti con smisuratezza nell’anticipo e nell’attenzione – tutto ciò, però, entro i soli termini dell’ossessione verso il corpo e la salute (o, se non altro, un’idea mal costruita di salute).

Un atteggiamento che punta ad un controllo eccessivo, volto al raggiungimento della soddisfazione personale – come spiegano Bratman e Knight, primi studiosi di questo fenomeno, “una persona che riempie le giornate mangiando tofu e biscotti a base di quinoa può sentirsi altrettanto pia di chi ha dedicato tutta la vita ad aiutare i senza tetto.”

Differenze tra l’ortoressia e gli altri disturbi alimentari

Cosa rende l’ortoressia diversa dagli altri disturbi del comportamento alimentare? Se anoressia e bulimia sono inevitabilmente connesse alla “quantità” del cibo ingerito, l’ortoressia è legata alla “qualità” degli alimenti.

Ecco che la maggiore diffusione fra gli uomini può trovare un senso: potrebbe essere determinata, entro una certa misura, anche dagli stereotipi di comportamento e immagine, proprio perché l’ideale di forma fisica maschile non è tanto la magrezza estrema.

Dall’altro lato, come spesso accade per i disturbi alimentari, troviamo il senso di colpa: rabbia, sconforto e altri sentimenti che, nell’ottica di una persona ortoressica, alimentano quel circolo vizioso tale da renderla sempre meno flessibile e tranquilla nei confronti del cibo, portando, in certi casi, a forme di isolamento sociale.

Nel caso dell’ortoressia, però, le preoccupazioni non sono necessariamente rivolte all’ambiente o all’etica del cibo: mantenere il corpo sano e puro è l’unica prerogativa.

Le conseguenze fisiche dell’ortoressia, nel lungo periodo, sono legate alle carenze nutrizionali, e dunque a tutte le malattie ad esse collegate, come l’osteoporosi o l’atrofia muscolare. Poi, c’è l’altro verso della medaglia: i danni dati dall’abuso di integratori alimentari.

A peggiorare lo scenario generale è la disinformazione sulla salute e la creazione di falsi miti attraverso il web, che sempre di più influenza le nostre scelte alimentari. Pensare al cibo in termini “assoluti” – fa bene o fa male? -, prendere misure radicali basate su convinzioni infondate: questi sono alcuni tipi di comportamento che possono sconfinare, da un atteggiamento di un consumatore attento, nell’ortoressia. La quale può sfociare, a sua volta, in altri sintomi, ad esempio nell’irregolarità delle mestruazioni, come accade anche per le donne incinte affette da pregoressia, l’eccessivo controllo nell’alimentazione per paura di danneggiare il bambino.

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Sappiamo che l’ortoressia, come altri disturbi, si fonda su meccanismi complessi: quello che viene espresso tramite il cibo nasconde spesso cause di natura diversa. Per questo motivo, la sensibilizzazione in materia continua a rivestire la sua importanza, nel promuovere il trattamento con la psicoterapia.