Che succede davvero al marchio Buitoni

Troveremo ancora i prodotti a marchio Buitoni sugli scaffali, cari amici della pizza surgelata. Facciamo un po' di chiarezza su quello che sta succedendo.

Che succede davvero al marchio Buitoni

Addio Buitoni. Anzi no, assolutamente no. Beh però, forse un po’ sì. Almeno in parte. Ma non la maggior parte. Le notizie che si sono rincorse negli ultimi giorni sono contrastanti e confuse, sembrano un po’ le risposte del “parente misterioso” di Emanuela Fanelli nel surreale sketch di Una pezza di Lundini. C’è del vero e del non vero nella storia del termine della concessione del marchio Buitoni da parte di Nestlè: vediamo di capirci qualche cosa.

Non è vero, innanzitutto, che non vedremo più prodotti Buitoni sugli scaffali dei negozi e dei supermercati. È vero che, come si sapeva da tempo, dall’inizio del 2022 è scaduta la proroga alla concessione decennale del marchio Buitoni data dal detentore Nestlè all’azienda italo-svizzera Newlat, proprietaria dello stabilimento di Sansepolcro. Ma attenzione, perché nello stabilimento toscano – in provincia di Arezzo ma in un territorio al confine tra Umbria e Marche – si producono solo pasta secca e prodotti da forno: e sono questi i prodotti che non avranno più lo storico brand. Tutti gli altri, come ha precisato Nestlè in una nota, continueranno a esistere: pizze surgelate, paste fresche, paste ripiene, salse fresche, basi fresche (tipo pasta sfoglia o brisé), basi liquide. Tutti questi alimenti vengono fuori da altri stabilimenti, alcuni di proprietà della stessa Nestlè (la pizza, che si fa a Benevento), altri di aziende terze che hanno in concessione il marchio; e continueremo a vederli in giro e comprarli, niente paura amici nostalgici.

Questa situazione un po’ ingarbugliata deriva dalla storia della stessa Buitoni: in origine un pastificio di natura familiare, fondato addirittura nel 1827 da Giulia e Gianbattista Buitoni, proprio a Sansepolcro, in quello che allora era ancora il Granducato di Toscana. La vicenda imprenditoriale della famiglia Buitoni prosegue tra trionfi ed espansioni (sono sempre loro all’origine di un altro brand leggendario, Perugina) ma anche difficoltà e momenti di crisi: finché azienda e marchio vengono venduti, alla CIR di De Benedetti nel 1980, e otto anni dopo passano alla multinazionale Nestlè. Vent’anni, dopo, nel 2008, si apre il divario tra brand e produzione: Nestlè vende Sansepolcro, alla TMT ora Newlat, ma si tiene la proprietà del marchio: che dà in concessione per dieci anni alla suddetta azienda guidata da Angelo Mastrolia. Si viene a creare una situazione giuridicamente ineccepibile ma un po’ surreale per l’uomo della strada: un marchio storico italiano  posseduto da una multinazionale straniera che lo “affitta” a un’azienda italiana. E ora, dopo la scadenza della concessione decennale e anche della proroga, neanche più.

Nestlé

Non è vero però, almeno a quanto si è capito, che come hanno scritto in molti sia stata Nestlè a togliere il brand a Newlat: al contrario è l’azienda di Mastrolia che ha scelto di puntare sui propri marchi come Delverde, che ha un posizionamento più alto, e di smettere di pagare un canone abbastanza oneroso, circa 1,7 milioni di euro l’anno. Che poi in passato Newlat abbia provato, come pare, ad acquistare una volta per tutte il marchio Buitoni ma senza successo, è altra storia e dimostra come Nestlè sia ben consapevole del valore del brand.

È vero, in ogni caso, che c’è un addio definitivo: quello tra Buitoni e Sansepolcro, il posto dove questa storia è iniziata, dove questo cognome si è legato a un prodotto, quasi duecento anni fa. Fino a ieri, tra alterne e complicate vicende, questo legame era rimasto, oggi non più. Non è vero, almeno per ora, che ci saranno ripercussioni sulla produzione e quindi sull‘occupazione: la pasta e le fette biscottate si continuano a fare, e i quasi 400 addetti dello stabilimento restano al loro posto.

Non è vero, poi, che Nestlè si è impegnata a non cedere il marchio per 18 mesi: è una cosa che hanno scritto quasi tutti i giornali, ed è un’affermazione quantomeno imprecisa, che messa così non si capisce affatto. Perché se altri prodotti a marchio Buitoni vengono prodotti altrove, cosa dovrebbe spingere la multinazionale a liberarsi del marchio? Quello che è vero è che Nestlè rispetterà il patto di non concorrenza previsto nel contratto di concessione: quando questa finisce, il concedente per diciotto mesi non potrà realizzare con il marchio Buitoni gli stessi prodotti (pasta e fette biscottate).

Insomma, non sappiamo bene quale sarà la storia che attende Buitoni in futuro, perché negli ultimi anni da un lato Nestlè ha fatto grandi investimenti (nel settore della pizza surgelata, lo stabilimento di Benevento è citato tra i migliori esempi di industria alimentare contemporanea), dall’altro allontanamenti, per esempio con la vendita dello stabilimento di Moretta (Cuneo) a Rana e la chiusura di Casa Buitoni, il centro ricette, spostato in Ohio. Quel che è certo, è che è una storia che non finisce oggi.