Il reparto panettoni del supermercato quest’anno è un paradosso contabile, un insulto alle leggi del mercato prima ancora che alle coronarie. Mentre il costo della vita sale e il burro ha raggiunto le quotazioni del platino, i prezzi dei panettoni industriali restano intonsi. Si aggirano intorno ai 5-6€, tante le referenze in promozione e dal mese di Novembre. Ma com’è possibile? Semplice, non è generosità, è strategia predatoria. Il panettone non accessoriato è diventato il classico prodotto civetta: le catene lo svendono sottocosto per attirarvi nel punto vendita, sapendo che poi vi faranno la pelle sul salmone e sullo spumante. È un ostaggio di pasta lievitata a favore dei fratelli sgraziati e farciti, quelli con le dannate creme Dubai Chocolate e al limoncello.
Ma gli scaffali del panettone 2025 ci raccontano storie ancora più tristi. Sono invasi dai panettoncini monoporzione da 80 grammi: non più gadget, ma la dose di mantenimento per una solitudine sempre più diffusa, il contentino perfetto per chi può permettersi la felicità solo a rate. Nel reparto accanto troviamo invece l’ansia da prestazione gourmet: il Motta classico è sparito, sostituito da quello realizzato in collaborazione con lo chef stellato Bruno Barbieri, che firma la sua linea premium per farci sentire dei gourmand anche mentre strisciamo la carta fedeltà, tra i detersivi e le scatolette per gatti. Diventando così, di fatto, un competitor del panettone del supermercato migliore per rapporto qualità prezzo, ovvero il Tre Marie, che troverete se siete fortunati intorno ai 15 euro. Ma oggi non parleremo di loro: è sui panettoni economici, i cosiddetti entry level, che ci concentreremo.
Panettoni del supermercato economici: la classifica di Dissapore

Per questa prova d’assaggio ho deciso di sporcarmi le mani. Ho ignorato le private label, i marchi del supermercato in pratica, perché spesso sono cloni senz’anima prodotti dagli stessi big player. Ho schivato i prodotti crafty, ovvero quelli industriali che scrivono “Bottega” o “Selezione” sulla scatola per giustificare 3 euro in più, e ho puntato dritto ai classici da scaffale della fascia entry level (5-7€). Cosa pretendo da un panettone da 5 euro? Non spero nel miracolo ma nella dignità gastronomica.
Così ho passato il pomeriggio a fissare i cartellini, taccuino alla mano, come un detective sulla scena di un crimine finanziario. Se da una parte c’è l’artigianale vero, che ormai viaggia sui 45-50 euro al chilo, dall’altra c’è questo miracolo al ribasso. Ma se le materie prime sono aumentate per tutti – il burro costa un rene, le uova pure, l’energia non ne parliamo – com’è possibile che il prezzo finale scenda? Cosa stiamo mangiando davvero se il prodotto finito costa meno della somma dei suoi ingredienti nobili? La risposta fa paura: se non è il costo della materia prima a determinare il prezzo, allora dentro quella scatola c’è qualcos’altro. E non credo sia la passione.
E come fanno a durare così tanto? Presto svelato il mistero del prezzo basso e della vita eterna. Se questi panettoni restano morbidi per sei mesi mentre un panettone artigianale diventa un corpo contundente in poche settimane, il merito (o la colpa) è dei mono e digliceridi degli acidi grassi (E471, E472). Parliamo di emulsionanti, spesso derivati da oli di scarsa qualità o scarti animali, che costringono acqua e grassi a stare insieme anche se si odiano. Fanno risparmiare uova e burro vero, stabilizzano l’impasto e trattengono l’umidità con la forza bruta. Grazie a loro, il panettone non invecchia. Non vive, ma non muore. Mai.
Siamo onesti: nessuno compra un panettone industriale aspettandosi l’esperienza mistica di un grande lievitato fatto a mano. Lo acquistiamo perché dobbiamo portarlo a quella cena con i parenti che ci stanno antipatici, o perché vogliamo inzuppare qualcosa nel latte il 27 mattina senza sensi di colpa finanziari. Scordatevi gli alveoli e i puntini neri della vaniglia. Qui cerchiamo solo di non soffocare. Bramiamo un candito che non sembri uscito da Minecraft e un aroma che non ricordi i Bon Bon Malizia. In ogni caso, siamo su Dissapore e una recensione di prodotto la prendiamo seriamente. Quindi, entrando nel merito dell’analisi sensoriale, per valutare il gusto di ogni panettone primo prezzo ci siamo basati su:
- Struttura: deve stare in piedi. Se si sbriciola come la mia autostima il lunedì mattina, è bocciato.
- Umidità: deve esserci una parvenza di sofficità che non dipenda solo dagli additivi.
- Aromi: sì all’aroma naturale, disprezzo per l’infame vanillina.
- Sospensioni: i canditi devono quantomeno ricordare la frutta.
5. Melegatti

Lo slogan: “Ricetta Tradizionale”. L’inventore del Pandoro qui gioca fuori casa, e si vede. Al taglio, il panettone si presenta compatto come un mattone di tufo. Il colore è brunito, l’assaggio è punitivo: umido, con un aroma di forno spento da tempo. I canditi ci sono, ma sembrano messi lì per caso, come passeggeri su un autobus sbagliato.
L’Assaggio. Aspetto: pallido come uno stagista al terzo mese di non retribuito. Alveolatura stretta, chiusa, terrorizzata. Profumo: un mix deprimente di zucchero bruciato e “dolce generico”. Manca totalmente la nota lattica del burro. Struttura e consistenza: difficile da mandare giù. Oppone una resistenza passiva al morso, come un gatto che non vuole entrare nel trasportino. Sapore: zucchero in purezza. Una badilata di glucosio che ti anestetizza le papille.

Voto: 4,5 – depressione natalizia
Prezzo: 4,99 € (fascia entry level stabile).
Lista Ingredienti: Farina di FRUMENTO, Uvetta sultanina 14%, UOVA fresche, BURRO, Zucchero, Scorze d’arancia candita 8.5% (Scorze d’arancia, Sciroppo di glucosio-fruttosio, Zucchero, Correttore di acidità: acido citrico), Lievito naturale (FRUMENTO), Sciroppo di glucosio-fruttosio, Emulsionante: mono- e digliceridi degli acidi grassi, LATTE scremato in polvere, Sale, Aromi.
La verità dell’etichetta: leggere gli ingredienti fa male al cuore. Latte scremato in polvere nel dolce simbolo del Natale. È come regalare alla fidanzata un mazzo di fiori di plastica: il gesto c’è, ma l’amore è morto.
4. Bauli

Lo slogan: “A Natale puoi”. Puoi cosa? Soffocare? Estremamente denso, con quella tipica nota alcolica che serve a conservarlo fino al 2027. I canditi sono pochi, quasi un concetto astratto più che una presenza fisica. Va giù solo se avete un litro di caffellatte a portata di mano per l’idratazione forzata.
L’Assaggio. Aspetto: la forma è quella giusta, ma la mollica si appallottola con lo sguardo. C’è più impasto che frutta, un tentativo disperato di distrarre l’attenzione, tipo quando alzi il volume della radio per non sentire il rumore del motore che sta fondendo. Profumo: la famosa fragranza Bauli. Un pugno in faccia di vanillina sintetica che ti entra nel naso e non esce più fino a Pasqua. Struttura e consistenza: asciugamano bagnato con residui di ammorbidente. Sapore: i canditi sono immangiabili, l’impasto è amaro e saponato.

Voto: 5 – Ba Ba Ba Basta.
Prezzo: 4,99 € (in offerta perenne, praticamente te lo tirano dietro).
Lista Ingredienti: farina di GRANO tenero tipo “0”, UOVA fresche, uvetta sultanina (16,9%) scorze d’arancia candite (14,8%) (scorze d’arancia, sciroppo di glucosio-fruttosio, zucchero), zucchero, BURRO (LATTE), lievito naturale (FRUMENTO), emulsionanti: mono- e digliceridi degli acidi grassi; sale, aromi.
La verità dell’etichetta. Ho guardato i valori nutrizionali: grassi 12g. È un panettone ortoressico. Senza burro ma pieno di altro, hanno riempito il vuoto pneumatico con emulsionanti e aromi di sintesi.
3. Maina

Lo slogan: “Buono Buono, Soffice Soffice”. Sì, è cambiato. Un mantra zen per mascherare una mediocrità industriale ben confezionata. Non ti offende, ma non ti emoziona. È l’impiegato del catasto dei panettoni: fa il suo dovere senza guizzi. La pasta è leggermente più umida dei precedenti, il candito ha una vaga reminiscenza di arancia, ma l’aroma vaniglia è palesemente sintetico. Un panettone onesto per chi non ha pretese e ha perso le papille gustative con il Covid.
L’Assaggio. Aspetto: un po’ più vivo degli altri, ma con una strana lucentezza sospetta. Profumo: vago sentore di onestà e arancia. Struttura e consistenza: gomma. Non si scioglie, rimbalza. Sapore: non offende. È il Mario Rossi dei panettoni: fa il suo, non disturba, si dimentica in fretta.

Voto: 5,5 Mediocritas (non aurea)
Prezzo: 5,90 € (stabile nella fascia media economica).
Lista ingredienti: Farina di grano tenero tipo “0”, uva sultanina, scorze d’arancia candite (scorze di arancia, sciroppo di glucosio-fruttosio, zucchero), burro, zucchero, tuorlo d’uova fresche, lievito madre naturale 7,5% (farina di grano, acqua), sciroppo di zucchero invertito, emulsionanti: mono- e digliceridi degli acidi grassi (di origine vegetale); latte intero fresco pastorizzato 0,8%, sale, aromi naturali.
La verità dell’etichetta. Maina si gioca la carta degli “aromi naturali”. Bravi. Ma poi? “Latte fresco pastorizzato 0,8%”. Zero virgola otto. È omeopatia pasticcera. Otto grammi su un chilo. Probabilmente il latte gliel’hanno fatto vedere in una storia su Instagram. La gommosità? Colpa dello sciroppo di zucchero invertito, l’unico modo per tenere umido un impasto che, anche qui, ha la percentuale di grassi di un cracker.
2. Paluani

Lo slogan: “Il metodo del tempo giusto”. Ma giusto per chi?
L’Assaggio. Aspetto: brutto, sghembo e bruciatino sul fondo. Profumo: vince tutto. Profuma di burro, di arancia, di cose buone. Ti illude. Struttura e consistenza: leggero, la base è asciutta (c’è un evidente difetto di cottura). Sapore: una trappola per diabetici. Troppo dolce. L’aroma iniziale è piacevole, ma poi ne vieni sopraffatto.

Voto: 6 – Dignitoso
Prezzo: 5,90 € (fascia di combattimento vera).
Lista ingredienti: farina di frumento, uva sultanina 15%, uova fresche 13%, scorze d’arancia candite 12,5% (scorze d’arancia, sciroppo di glucosio-fruttosio, zucchero), burro (latte), zucchero, latte fresco intero pastorizzato 5,5%, lievito naturale (farina di frumento e acqua) 4%, emulsionanti: mono e digliceridi degli acidi grassi, sciroppo di glucosio-fruttosio, sale, burro di cacao, aromi naturali.
La verità dell’etichetta: schizofrenia pura. Usano ingredienti da ricchi (burro di cacao, aromi naturali, latte fresco), ma sbagliano la ricetta. Zuccheri alle stelle e pochi grassi. È come mettere il motore di una Ferrari su una Graziella bucata: ingredienti top, struttura flop.
1. Balocco
Lo slogan: “Fate i buoni”. E incredibilmente, loro sono stati i più buoni (o i meno cattivi). Tra i cinque è quello che ricorda di più un lievitato vero. La pasta ha un colore giallo più intenso (tuorlo? Carotene? Chi può dirlo), è più umido e “fila” leggermente quando lo strappi. I canditi hanno una consistenza masticabile.
L’Assaggio. Aspetto: compatto, onesto. Profumo: delicato. Sa di burro e vaniglia, non di laboratorio chimico clandestino. Struttura e consistenza: morbido. Non è certamente una nuvola, ma scende giù senza intasare l’esofago. Sapore: equilibrato. Non ti stende con lo zucchero, aroma quasi panoso. Ti viene voglia di mangiarne un secondo pezzo, un evento raro in questa fascia di prezzo.

Voto: 6,5 – Il meno peggio
Prezzo: 5,90 € (un miracolo economico, sceso dai 7,90€ dell’anno scorso).
Lista ingredienti: farina di frumento – uva sultanina 15,4% – scorze d’arancia candite 12% (scorze d’arancia – sciroppo di glucosio-fruttosio – zucchero – correttore di acidità: acido citrico) – burro – tuorlo d’uova fresche 7,8% – lievito madre naturale 7,7% (farina di frumento – acqua) – zucchero – latte fresco pastorizzato alta qualità 4% – emulsionanti: mono- e digliceridi degli acidi grassi – sale – aromi naturali.
La verità dell’etichetta. Un prodotto sincero che non cerca di fregarti, ingegnerizzato con criterio. Aromi naturali, latte fresco vero. Volete il miracolo a 6 euro? Andate a Lourdes. Qui vince il Balocco per sfinimento degli avversari. È come quel partner mediocre che però risponde sempre al telefono: non vi farà battere il cuore, ma almeno c’è quando serve.



