l Buonappetito: la teoria delle code al supermercato

Prima, nei supermercati, ogni cassa aveva la sua coda e stop. Ora la fila è una sola per tutte le casse, e spesso si trasforma in un nido di serpi velenose

l Buonappetito: la teoria delle code al supermercato

Se qualcuno ha, come me, buttato alle ortiche una laurea in economia e commercio, avrà un ricordo vago delle lezioni di Teoria delle code.

Il mio è vaghissimo. E’ una roba, mi pare, di statistica e la tiro sempre in ballo in autostrada per provare a giustificare il fatto che un istante prima si sia tutti incolonnati, e un istante dopo si viaggi liberi e belli come fringuelli.

“E’ per la Teoria delle code” dico a mia moglie e quella mi guarda interdetta.

Non essendo agosto, la Teoria delle code non mi passerebbe in mente se il Carrefour sotto casa non mi ci avesse fatto pensare. Evidentemente da qualche mese un qualche matematico di talento deve aver generato una Nuova Teoria delle code. Lo dimostra il fatto che, come avrete notato tutti, è cambiato il modo di stare in fila alla cassa.

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Prima, seguendo la Vecchia Teoria delle code, ogni cassa aveva la sua coda e stop. Ora, con la Nuova Teoria delle code, la fila è una sola per tutte le casse che dunque non sono più in parallelo ma in linea.

C’è una voce meccanica tipo distributore di sigarette che scandisce E’-LIBERA-CASSA 2/E’-LIBERA-CASSA-4…

Non saprei dire se così sia più veloce, evidentemente sì se lo fa una catena globale come Carrefour (ho vista la medesima tattica anche da Decathlon). Ma mi permetto una considerazione: non è un metodo adatto a noi italiani.

Gli italiani non ammettono che uno li superi, anche se ne ha titolo: cosa che capita se tu stai pagando alla cassa due e uno è chiamato alla quattro che è più vicina all’uscita. Ho visto gente spintonare, vecchie far gli sgambetti.

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E gli italiani non confidano nella statistica: un metodo che produce una coda infinitamente più lunga – anche se più veloce – non è tollerabile. E’ una questione estetica.

Il risultato è che la coda non è più quel piacevole luogo di socializzazione – come diceva quel ministro – ma un nido di serpi velenose. Che magari escono dal negozio 30 secondi in anticipo, ma inca**ate nere.