A coæ de Zêna – la Voglia di Genova, recensione: l’essenziale è distillato qui

La nostra recensione de A coæ de Zêna - la Voglia di Genova -, ristorante di cucina tipica genovese. Il menu, i prezzi, i pro e i contro.

A coæ de Zêna – la Voglia di Genova, recensione: l’essenziale è distillato qui

Se coæ (si pronuncia cuè), in genovese, indica la voglia, la brama, il desiderio ardente, battezzare una trattoria A coæ de Zêna – dunque “la voglia di Genova” – evoca, già nel nome, un ambizioso intento: distillare nel piatto l’essenza di una città. Eccoci, quindi, in questo locale di apertura piuttosto recente (2021) pronti a verificare se, alle parole, corrispondano i fatti.

L’ambiente

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A ospitare la trentina di coperti interni il “solito” palazzo medievale del centro storico (lo diciamo con finta assuefazione, ché invece ci meravigliamo sempre di come, da queste parti, il passato remotissimo sbuchi da ogni dove): sotto volte di mattoni e colonne secolari, arredi contemporanei stemperano con gusto e leggerezza la solennità incombente della storia.
Ma il vero plus, in una zona, quella dei caruggi, “dove il sole del buon Dio non dà i suoi raggi” (cantava giustamente De André di questo nostro ombroso dedalo medievale) è il dehors nell’adiacente piazzetta Coccagna.
Intorno a un buffo ulivo ricurvo, i tavolini colorati e le luci fioche delle lanterne restituiscono un’atmosfera così allegra e rilassata che, nelle tiepide sere d’estate, viene proprio a coæ di fermarsi.
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Il servizio e la cantina

L’accoglienza è gentilissima. Il servizio veloce, preparato e poliglotta: in una città non (ancora?) completamente votata al turismo, udire l’inglese fluente della cameriera descrivere a clienti stranieri le peculiarità dei vini naturali è, infatti, una piacevole sorpresa.
La cantina, infatti, oltre a qualche buona proposta sfusa, seleziona una trentina di etichette tricolore per tutti i gusti – dai toscani più convenzionali ai naturali meno ortodossi – e per (quasi) tutte le tasche (si parte, infatti, dai venti euro).
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Il menu

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Il menu annovera ovviamente gli immancabili “classiconi della tradizione” che indoviniamo ancora prima di aprire la carta (brandacujun-trenettealpesto-ravioliautuccu-pansotiinsalsadinoci-coniglioallaligure), ma viene sbanalizzato da proposte meno mainstream e da alcune caute, ma efficaci, rivisitazioni: eccellente, infatti, la caponadda, un’insalata fredda di pomodori, cipolle e gallette del marinaio cui al tonno conservato viene qui sostituto quello fresco; piacevoli i taglierini al tuccu (ragù) di polpo su crema di pane e la panna cotta al basilico con salsa di lamponi.

Ogni giorno si aggiungono, inoltre, proposte fuori carta illustrate a voce dell’oste che ne riporta anche il prezzo: trasparenza tanto auspicabile quanto, purtroppo, infrequente.
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La presenza, previa prenotazione, di opzioni vegane e gluten-free restituisce un’idea di ospitalità che non si arresta ai sorrisi gentili, ma si spinge sino a picconare la rigida muraglia della tradizione (che almeno un po’ di parmigiano lo impone quasi ovunque) pur di soddisfare le esigenze dei clienti.

La cucina e il conto

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L’esecuzione dei piatti è complessivamente di buon livello, frutto del felice matrimonio tra un’ottima mano in cucina e materie prime di qualità: così, i calamari ripieni sono tenerissimi (dimenticatevi l’odioso, e purtroppo non raro, l’effetto chewing-gum), con una farcia cremosa dominata dalla maggiorana, regina aromatica della cucina ligure. Superano a pieni voti il banco di prova della genovesità anche il delicato brandacujun e i ravioli a un tocco di carne saporito che si scioglie in bocca.

Anche la presentazione, curata sebbene non sempre felicissima (ma a dei calamari così buoni si perdona tutto), si discosta dalla rustica semplicità della trattoria, tanto da far aleggiare lo spettro di una crisi identitaria: se, infatti, della trattoria – come si autodefinisce – la Voglia conserva il menu tradizionalista e la spartana mise en place (con tovagliette e tovaglioli di carta), da un modello di ristorazione più sofisticato mutua invece non solo una certa (volontà di) ricercatezza negli impiattamenti, ma anche i prezzi non proprio popolari, con un conto che, escluse le bevande, supera facilmente i quaranta euro.
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Una spesa che rende A coæ de Zêna meno competitiva di altre trattorie in zona, dove è possibile mangiare altrettanto bene spendendo una decina di euro in meno, e costituisce l’unico neo di un’esperienza più che soddisfacente.

A patto, però, di non riconoscere, nel maggior esborso, il giusto prezzo da pagare per la possibilità, che la concorrenza non offre, di cenare sotto le stelle, tra un romantico ulivo ritorto e le morbide rifrazioni delle candele.
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Opinione

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A coæ de Zêna riesce nel suo intento di offrire nei propri piatti l’essenza della città, grazie un menu tradizionale, movimentato però da alcune interessanti variazioni. I prezzi, più da ristorante che da trattoria, la rendono meno competitiva di altre proposte in zona che offrono una cucina altrettanto buona con un conto più contenuto, ma il delizioso dehors nella piazzetta adiacente – assai raro nel centro storico – può valere la spesa aggiuntiva.

PRO

  • Ottima cucina genovese
  • Dehors davvero piacevole
  • Servizio gentile e veloce

CONTRO

  • Prezzi più in linea con un ristorante che con una trattoria
VOTO DISSAPORE: 7.5 / 10
Voto utenti
La voglia di Genova - A Coae de Zena
La voglia di Genova - A Coae de Zena
La Voglia di Genova - A Coae de Zena, Salita di Coccagna, Genova, GE, Italia