Osteria Baccicin dü Carü, recensione: anima e tradizione sul Passo del Turchino

Baccicin dü Carü (Fado Basso, GE) è un’antica osteria a conduzione familiare con cucina ligure e piemontese resa speciale dall’accoglienza calorosa e dalla curata selezione di vini fuori dal coro. La nostra recensione.

Osteria Baccicin dü Carü, recensione: anima e tradizione sul Passo del Turchino

Partiamo dalla fine, o dalla sintesi se preferite, con buona pace di Hegel e del suo ordine dialettico. Come ci si sente, dopo una visita al Baccicin dü Carü di Mele? Bene. Molto bene. Ma di quello speciale benessere che promana più dal cuore che dalla mente; non dal calcolo, ma dall’istinto.

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Se il recensore rigorista, come un algido contabile, dovrebbe infatti riservare i suoi fervori valutativi solo a chi consegue i pieni voti in ogni categoria (ambiente, servizio, cucina e cantina), è pur vero che non di sole regole è fatta l’esistenza, e si possa invece cedere all’entusiasmo anche senza dogmatica perfezione. Come la ragione analizza i fattori, così il sentimento bada al risultato. E il risultato è che al Baccicin, che non è perfetto sotto ogni aspetto, ma, proprio per questo, è assai più simpatico di molti perfettini, resta, forte, il desiderio di tornare.

Adesso, però, proviamo a compiacere Hegel (che certamente ci legge) raccontandovi perché in questa osteria si stia tanto bene.

Ambiente e servizio

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Già la sua storia suscita una certa simpatia, così come le fattezze della casetta che la ospita, strizzata oggi tra un mastodontico cavalcavia autostradale e i tornanti del Passo del Turchino (non pensiate però a un’odissea di curve nauseabonde, bastano una dozzina di minuti dal casello di Genova-Prà).
Inaugurata nel 1890 da Giobatta “Baccicin” Bruzzone come ristoro con cambio cavalli per carrettieri (da qui dü carü), nel tempo abbandona equini e barrocci ma non vino, cucina casalinga e gestione familiare, giunta oggi alla terza generazione con Rosella, in cucina, e Gianni, tra tavoli e cantina.

Nelle due salette interne, animate ma non chiassose, il predominio del cuore sulla ragione dispiega un primo effetto: se, infatti, i muri spugnati, le tendine di pizzo e le appliques anni ’90 sono elementi che, singolarmente considerati, non infiammerebbero i nostri entusiasmi estetici, nel complesso, invece, funzionano benissimo. L’ambiente è, infatti, gradevole e accogliente, presagio dell’ospitalità calorosa (assai rara da queste parti, ahinoi) e del servizio gentilissimo, preparato e tempestivo che ci avvolgeranno.

Cantina, cucina e conto

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Finalmente, poi, un’osteria con un vero oste! Gianni, che è anche enologo ed enotecaro (il negozio è alla porta accanto), condivide le sue scoperte tra piccoli produttori liguri e piemontesi non mainstream (poche Langhe, molti Colli Saluzzesi, eporediese e ovadese) con l’entusiasmo di un bambino generoso che spalanca la sua stanza dei giochi – e che giochi: c’è di che divertirsi. L’assenza di una carta è temperata da prezzi contenuti e ricarichi onestissimi.

La proposta gastronomica, sebbene saldamente genovese con gli immancabili brandacujun (stoccafisso mantecato con patate), galantina di vitello (fatta in casa), ravioli al tocco e trippe accomodate, è movimentata da incursioni piemontesi (lingua in salsa verde, brasato di Fassone al Nebbiolo…) e familiari: succosa, tenera e bilanciata la faraona all’arancia e notevole la cottura delle lumache vignaiole, ancora morbidissime dopo la lessatura. Peccato solo per la consistenza della salsa, troppo liquida e slegata.

 

Grande attenzione è riservata ai prodotti locali come il cavolo navone (miccio, da queste parti, cugino del cavolo rapa, utilizzato in un ottimo flan con crema al Castelmagno) e le patate quarantine genovesi declinate in gnocchi semplicemente perfetti. Il pesto che li avvolge è ben lungi dalla cremina garbata, appannaggio delle signorine di pianura, che costituisce l’archetipo dei giorni nostri (pure “senz’aglio”, la fanno: o tempora! O mores!). Quello del Baccicin è infatti maleducato, da veri duri, per carrettieri del Turchino: rigorosamente a mortaio, non lesina affatto sull’aglio (forse un po’ sul formaggio), né sull’olio, e invero qui ce ne sarebbe andato meno, ché l’eccesso ha scisso l’insieme e spezzato l’incantesimo, peccòu.

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Tra i dolci, una panna cotta (con crème di Normandia) dalla consistenza perfetta sorregge uno zabaione caldo in mirabile equilibrio tra schiaffi di note alcoliche e pastose carezze d’uovo: sublime.

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La cucina, sebbene nel complesso molto buona, non è esente da qualche inciampo; ma, come si diceva in principio, ciò che davvero importa è che dal Baccicin si va, si sta e si torn(er)à davvero volentieri, sì che il recensore-anti-computista non può esimersi dal raccomandarlo.

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Il conto, sui 35 euro (bevande escluse), è un po’ sopra la media della zona, ma giustificato dalla qualità delle materie prime, dall’eccellente servizio e dalla cantina di valore.

Opinione

ristoranti

Un luogo del cuore, autentico e genuino, che fa dell’accoglienza il suo punto di forza. Cantina interessante e non scontata, materie prime di alta qualità e cucina della tradizione nel complesso ben eseguita.

PRO

  • Servizio e attenzione al cliente ineccepibili
  • Menu tradizionale, ma con tocchi di originalità
  • Parco giochi per bevitori in cerca di etichette di nicchia (acquistabili anche nell’enoteca attigua)

CONTRO

  • Alcuni piatti andrebbero perfezionati
  • Arredamento un po’ troppo “casa della nonna”
  • Assenza di posteggio
VOTO DISSAPORE: 8 / 10
Voto utenti
Baccicin dü Carü
Baccicin dü Carü
Via Fado, 115, Fado Basso, GE, Italia