Masterchef Italia: Giorgio Locatelli s’è preso la scena prima ancora dell’inizio

Nella conferenza stampa di presentazione della nuova edizione di Masterchef Italia, Giorgio Locatelli ha dimostrato che la televisione è ormai il suo mondo.

Masterchef Italia: Giorgio Locatelli s’è preso la scena prima ancora dell’inizio

Siamo già in quel periodo dell’anno, quello in cui dopo aver fatto l’albero è tempo di mettersi sul divano davanti alla televisione e guardare Masterchef Italia. Se eravate settati sull’arrivo delle puntate finali di Stranger Things, sappiate che prima di sapere di che morte morirà Will c’è il tempo di appassionarsi alla nuova edizione del cooking show più di successo della televisione italiana, che torna dall’11 dicembre in esclusiva su Sky e in streaming su NOW. Inutile far finta che non ci interessi: tradizione e innovazione a parte, la verità è che pure noi non vediamo l’ora.

“Sarà una stagione piena di sorprese”, preannuncia Giorgio Locatelli in conferenza stampa. “Avremo ospiti sempre più selezionati e di qualità”, gli fa eco Antonino Cannavacciuolo, “con una grande ricerca di prodotti e produttori in giro per il mondo”, conclude Bruno Barbieri. Che poi non è che abbiano parlato esattamente così, sia chiaro, finendo l’uno le frasi dell’altro come Qui Quo Qua. Il fatto è che la triade attuale di giudici di Masterchef Italia, abbiamo già avuto modo di dirlo, sembra essere particolarmente affiatata, ed è certamente uno dei segreti del mantenimento del successo di un programma che ha ormai qualche anno sulle spalle.

C’è un bel po’ di Masterchef negli ingressi di ottobre in Guida Michelin C’è un bel po’ di Masterchef negli ingressi di ottobre in Guida Michelin

Il buono, lo spiritoso e il cattivo, potremmo chiamarli, i tre giudici di Masterchef, ognuno con il suo ruolo ben definito. Il “cattivo”, Bruno Barbieri, che è lì da sempre, inventore di tormentoni memorabili e ormai maestro della tv. Lo spiritoso, Antonino Cannavacciuolo, sempre con la battuta pronta e una dose generosa di frizzantezza partenopea. E poi c’è lui, Giorgio Locatelli, il buono, il gentile, il galante. L’ultimo arrivato, ma pure – a ben guardare – quello che si sta prendendo la scena.

Giorgio Locatelli: one man show

MasterChef Italia 13, Barbieri, Cannavacciuolo, Locatelli

Ci odierà per averlo detto, e anche solo pensato, lui che della sua eleganza silenziosa ha fatto una bandiera personale. Eppure la verità è che nonostante le due personalità importanti con cui condivide il palco di Masterchef, Giorgio Locatelli è ormai la star del programma. Anche se, ammette, il successo di Masterchef Italia, dopo tanti anni, è in mano al team. “Agli autori, a una squadra che è fatta quasi di 150 persone”, dice. “Ovviamente noi diamo il nostro apporto, ma loro fanno una grande ricerca, tutti si impegnano molto: alla fine della giornata abbiamo gente che sta già lavorando alla nuova stagione. Ed è una grande famiglia: ho lavorato anche in BBC, ma qui ho trovato davvero qualcosa di speciale: c’è qualcosa che funziona non solo tra noi tre, ma tra tutti noi”. Lavoro di squadra, quindi, dove però sembra esserci un capitano alla guida, almeno al momento.

Lo dimostra in conferenza stampa, prendendo spesso la parola, e ancor più spesso dicendo la cosa giusta, o comunque più interessante. D’altra parte, Locatelli è sempre stato uno generoso di contenuti, anche quando gli altri non avevano voglia di parlare, magari su argomenti non semplicissimi. Uno che ti dice che a qualche ministro italiano fa fatica a stringere la mano, per dire.

E allora eccolo lì, che parla a ruota libera, con Bruno Barbieri che di tanto in tanto commenta e un Antonino Cannavacciuolo che appare un po’ più spento del solito, fatta salva qualche immancabile battuta e un intervento sui dazi in cui dimostra che, insomma, anche lui può dire la sua, ricordando a Locatelli che sì, l’Italia è stata colpita, ma non solo lei, visto che la Francia esporta il suo vino in tutto il mondo.

Giorgio Locatelli e l’imbastardimento della cucina italiana

Locatelli DJ Masterchef

Per il resto Giorgio s’è preso la scena, almeno in conferenza stampa, e vedremo se succederà anche nelle puntate di Masterchef Italia, o se invece gli equilibri verranno rispettati. Le sue teorie non sono mai banali, e sicuramente non allineate con l’opinione di massa. E, al solito, non si fa problemi ad esprimerle.

Quando si parla della cucina italiana, che (auspicabilmente) sta per diventare Patrimonio Unesco, Locatelli spiega: “Siamo in un momento importantissimo per l’immagine della cucina italiana all’estero. Oggi se apri un hotel di lusso nel mondo ci metti dentro un ristorante italiano, ed è anche per questo che questa candidatura è davvero importante. Non è qualcosa di proiettato verso il passato, ma verso il futuro: ci fa diventare una cucina internazionale, più compresa all’estero. Non è una cucina che va difesa, ma una cucina che va portata in giro per il mondo: in questo momento storico abbiamo una squadra di chef giovani molto preparati, molto di più quanto non lo fossimo noi alla loro età”.

E se qualcuno, da qualche parte, si lamenta dell’Italian Sounding, il suo punto di vista è che “non è un grande problema. Se fai una cosa buona è normale che ti copino. Se fai una cosa terribile non ti copia nessuno. Questo imbastardimento della cucina, alla fine, è esattamente quello che vogliamo”. Ovvero, una cucina italiana che si lascia un po’ alle spalle una tradizione un tantino polverosa e guarda al futuro, all’internazionalità, alle contaminazioni. “L’anno scorso, con la vittoria di Anna, abbiamo fatto proprio una piccola dichiarazione su questo tema. Quello che volevamo dire era che è possibile che la cucina italiana si esprima al massimo livello con una persona che non è italiana d’origine, che porta la sua cultura e la usa per arricchire la nostra”.

Perché mai i giudici di Masterchef dovrebbero chiamare i vincitori dopo il programma? Perché mai i giudici di Masterchef dovrebbero chiamare i vincitori dopo il programma?

Ed è qui che arriva l’argomento dazi, che renderanno difficile l’export della cucina italiana (e di quella francese, commenta Cannavacciuiolo). “Il pensiero però non ha dazi”, dice Locatelli. “La cultura non ha dazi. Per questo la chiave è entrare in un’altra cultura con la nostra idea di mangiare: possiamo parlare di cucina senza pagare i dazi. Dobbiamo portarla in giro come una rappresentazione della nostra cultura, esattamente come hanno fatto i Francesi due secoli fa, mentre noi della nostra cucina ci siamo sempre un po’ vergognati”.