Nonostante le polemiche, al di là delle effimere certezze, io continuo a fare la spesa al mercato contadino con una certa soddisfazione. Non sono una talebana del chilometro 0, vado allegramente anche al super, ma la spesa al mercato contadino del micropaese in cui vivo è diventata irrinunciabile. Perché? Senza sottovalutare gli innegabili vantaggi della GDO, malgrado Monti e la UE ci abbiano messo del loro dichiarando fuori legge l’agricoltura a Km zero, credo di avere dei validi motivi.
1. Inforco la bici e in 6 minuti sono sul posto. Già mi sento green solo per questo. Ogni volta la mia testa elabora il proposito di rifornire la dispensa di soli prodotti local, salvo poi mandare in vacca anche il miglior proposito per quell’irresistibile voglia di cioccolato venezuelano o la crisi di astinenza dal caffé del Nicaragua.
2. La verdura è sempre freschissima. Non occorre che il contadino giuri e spergiuri sulla testa della verza, basta guardare il taglio per convincermi che quegli ortaggi non sono nemmeno transitati per un figorifero. I nutrizionisti assicurano che le verdure mangiate il più vicino possibile al momento della raccolta hanno più vitamine e tutto ciò è sufficiente per farmi sentire subito più pimpante. Sarà solo autosuggestione?
3. Il concetto di varietà al mercato contadino è stagionale, non giornaliero. Non si trovano mai tante verdure diverse nei banchi nello stesso momento, ma ogni mese regala delle novità. L’offerta di settembre è completamente diversa da quello di marzo e ci sono periodi in cui, a parte cavoli, patate e cipolle, trovi solo cavoli, patate e cipolle. Il bello è che questo, anziché deprimermi perché non posso avere le melanzane grigliate o i pomodori ripieni a gennaio, stimola la mia fervida immaginazione a cercare preparazioni alternative e così magari mi ritrovo a grigliare i porri e a farcire cipolle. Con gran soddisfazione del mio ego di cuoca (in erba).
4. Risparmio. Per essere obiettivi, la GDO rimane sempre la scelta più economica, sempre che si sia in grado di rigare dritti e di non lasciarsi tentare da personali e istintive aggiunte alla lista della spesa. Io ne sono in grado? No. Quindi al mercato risparmio perchè è più facile seguire la retta via. A onor del vero va pure detto che trovo il formaggio ad un prezzo migliore e la bio-verdura costa molto meno che al bio-negozio, semplicemente perché salta un passaggio, essendo lo stesso agricoltore (Giuseppe) che vende a me e che rimpingua la bottega.
5. Rarità. Per la serie “nuove frontiere del food”, neanche al local-market si può abbassare la guardia. Pomodoro giallo, broccolo fiolaro, il famoso biso de Borso (ma davvero è famoso?) sono solo alcune delle peculiarità che ho scoperto di recente. Tutto ciò mi fa sentire troppo food-forward. Vogliamo parlare dei formaggi? Ormai sono stata eletta assaggiatrice ufficiale degli esperimenti del casaro Mauro che ogni settimana se ne esce con qualche nuova invenzione tipo il Morlacco erborinato o il Bastardo ubriaco di Torcolato. Non che poi il mio parere sia determinante nelle scelte di produzione, ma lasciatemi crogiolare nel piacere di questa illusione.
6. La garanzia del contadino. Il vantaggio di un piccolo mercato è che ci si conosce tutti per nome e se Gino, il pensionato che viene a vendere gli esuberi (esuberanti) del suo orto mi assicura che i cavoli sono appena colti o che nei pomodori non ci sono finiti pesticidi, io ci credo. Anche perché sa argomentare in modo indiscutibile (cito in lingua-madre): «no ghe meto gnente parchè me i go da magnar anca mi». Ammette replica?
7. Le uova delle galline di montagna costituiscono da sole un valido motivo per andare al mercato. Queste galline non sono una specie indigena, trattasi altresì di normalissime galline che in estate vanno in trasferta ai pascoli con la famiglia di appartenenza. Sarà perché “in montagna il gusto ci guadagna”, sarà per l’aria migliore o per il becchime più buono, non lo so, ma queste uova sono esclamative, sorbirle à la coque per colazione mi genera in bocca un carnevale di Rio di papille sculettanti. A questo punto avrei quasi voglia di provare un uovo griffato Parisi (confesso, mi manca), chissà chi vincerebbe la prova assaggio? Ah, costano 35 centesimi cadauna.
8. Mettiamoci anche i contatti umani, le chiacchiere con gli altri avventori, i consigli delle massaie… tutte queste ragioni sono la molla che mi spinge a fare la spesa al mercato e ogni volta torno a casa con un carico di viveri e di esperienze impagabili.
Avete anche voi questa fortuna? Mi raccontate il vostro mercato?
[Crediti | Link: Dissapore, EcPlanet, MarcaDoc, Veneto Formaggi, Prodotto Tipico. Immagini: Happyolks, Rossella Bragagnolo]